Mi ritengo sostanzialmente immune ai virus informatici. In senso letterale, in quanto uso prevalentemente Apple. E in senso figurato, in termini dimancata adesione entusiastica e indiscriminata a tutta una serie di killer app, di 2.0, di social laqualunque. Twitterare non mi attira, non ho un account su Facebook (almeno non credo), trovo Second Life noiosissimo. Pur riconoscendone il valore e la straordinaria capacità di innovare i nostri modelli sociali, trovo che queste cose non facciano per me. Una questione generazionale, probabilmente.
Sostanzialmente immune non vuol dire totalmente. Ammetto di aver sofferto di un caso intenso di WOW, durato alcuni mesi a un livello deplorevole. Confesso di curare con piacere il mio blog professionale, uso Linkedin. Ma sopratutto ho un debole per Flickr, il sito di condivisione delle proprie fotografie. Un sito/servizio che mi ha riacceso la passione di fare fotografie pensate e studiate (e tendenzialmente, purtroppo, bruttarelle).
Una riflessione però va fatta sul successo di Flickr. In quanta parte è dovuto a un generoso impulso 2.0, di condivisione col network dei propri materiali? E in quanta parte il successo è dovuto a questioni di ego, al desiderio di far vedere al mondo quanto si è bravi (insomma…) con la macchina fotografica? La risposta dipende (anche) dal vostro grado di cinismo.
Pur amando molto Flickr l’ho sempre visto come un oggetto dalle scarse applicazioni pratiche. Certo, comodo per “appoggiarci” delle foto che vogliamo far vedere agli amici senza dover inviargliele per email. Ovvio, esistono applicazioni in campo pubblicitario, nella ricerca diimmagini possibilmente a basso costo. Per il resto, se devo andare in viaggio non amo troppo visionare in anticipo quello che vedrò, mi si rovina la sorpresa. E comunque, nel caso, ci sono ottimi siti turistici, efficaci e bene organizzati. Insomma, pensavo lo ammetto, che fosse solo un bellissimo giocattolo per adulti.
Fino a quando un articolo del New York Times mi ha fatto cambiare idea. E ho visto il potenziale del geotagging, ovvero dell’allegare informazioni geografiche alla foto (sostanzialmente dove è stata scattata) anche attraverso il posizionamento della foto su una mappa.
Specialmente per quello che riguarda il turismo e la scelta di un hotel o di un villaggio vacanze; a me non è mai venuto in mente di fotografare la stanza d’albergo dove ho passato una fugace notte in viaggio d’affari. Ma questa foto potrebbe aiutare un altro viaggiatore a decidere dove pernottare. Fotografare i dettagli del baby club di un villaggio vacanze mi sembra poco creativo, ma utilissimo per un’altra famiglia che debba scegliere un luogo dove i bambini si possano trovare bene.
Per chi è interessato a un turismo di dettaglio, a insegne di negozi un po’ curiose, alle fontane, a questi particolari che sfuggono per la loro specificità alle guide turistiche, il geotagging è una risorsa straordinaria, permettendo di pianificare con precisione un viaggio di esplorazione urbana. E questo tipo di applicazioni si integrano bene con le foto satellitari oggi disponibili sul web – foto su grande scala, dall’alto, a risoluzione (per usi personali) abbastanza scarsa, poco aggiornate.
Ad oggi geotaggare le foto è un pochino complesso e porta via un po’ di tempo posizionarle su una mappa. Ci vuole una certa dose di buona volontà, che non sempre ho. Mi limito a trascinare le mie foto sul centro della città, senza indicare il punto esatto dove le ho scattate – anche perchè spesso non me lo ricordo. Non a caso, però, stanno arrivando sul mercato macchine fotografiche(e cellulari fotografici) dotati di Gps e in futuro il processo sarà sicuramente automatico.
Se comunque il successo di queste applicazioni dipende dalla buona volontà della popolazione della Rete, è facile prevedere, un domani, l’arrivo di approcci più istituzionali dove, attraverso una rete di webcam, potremo ricercare in rete foto in tempo reale sull’affollamento di un parcheggio o sullo stato di avanzamento dei lavori stradali in una via sul nostro percorso.
Il tutto sempre più integrato col cellulare che, con fotocamera e GPS sarà uno degli strumenti principe per l’alimentazione del sistema e che grazie alla fruizione mobile di Internet sarà lo strumento di consultazione della realtà che ci circonda, in un sogno di onniscienza, di poter tutto vedere e tutto conoscere.