La Corte di Washington ha dato torto all’editore Zango – specializzato nella fornitura gratuita di software in cambio del consenso degli utenti a ricevere pubblicità (adware) – nella causa da questi instaurata contro Kaspersky Lab, azienda specializzata nei software per la sicurezza. Alla luce di questa sconfitta, e avendo già dovuto versare l’anno scorso tre milioni di dollari per evitare che la Federal Communications Commission (FCC) avviasse un giudizio nei suoi confronti, Zango ha anche deciso di rinunciare alle analoghe richieste avanzate nei confronti di PC Tools.
Nel processo contro Kaspersky Lab, così come nella causa avviata contro Zone Labs nel 2006, Zango pretendeva che gli editori di firewall riclassificassero i suoi prodotti da programmi «potenzialmente a rischio» a «sicuri». Infatti, considerato che i software in questione – Zango Easy Messenger, HotBar e Seekmo – hanno tutti la particolarità di lanciare banner e pop up senza alcun avviso, installandosi automaticamente nel computer dell’utente, i programmi messi in commercio da Kaspersky Lab e PC Tools ne bloccano l’istallazione e chiedono l’autorizzazione all’utente, prima di procedere. Secondo Zango, così facendo, questi produttori minaccerebbero la sua libertà commerciale.
I giudici americani hanno ritenuto che «nessun fornitore o utilizzatore di servizi informatici interattivi può essere ritenuto responsabile per qualsiasi tipo di azione compiuta per limitare l’accesso a delle informazioni, nel caso in cui questa azione sia motivata dalla buona fede».
Un portavoce di Kaspersky Lab ha commentato la sentenzaprecisando che la sua società non giudica la natura dei software prima di bloccarli o meno, ma deve informare gli utenti dei possibili rischi; sono poi gli stessi internauti a decidere se tenere in considerazione o meno l’avvertimento.