30 ebook a un prezzo mai visto!

Risparmia sui tuoi libri preferiti, mentre supporti la community Python Italia

➡️ Scopri gli ebook bundle
Home
Finita la lunga battaglia giudiziaria: sex.com ha un solo padrone

18 Giugno 2003

Finita la lunga battaglia giudiziaria: sex.com ha un solo padrone

di

Si è conclusa negli Stati Uniti una lunga battaglia giudiziaria per la titolarità di uno dei nomi di dominio più redditizi del Web. Un nome che, ovviamente, appartiene al campo …

Si è conclusa negli Stati Uniti una lunga battaglia giudiziaria per la titolarità di uno dei nomi di dominio più redditizi del Web. Un nome che, ovviamente, appartiene al campo del porno: sex.com.

La causa vedeva di fronte il creatore di questo indirizzo, Gary Kremen e l’usurpatore del titolo di proprietà. Ebbene, la Corte suprema americana ha respinto l’annullamento della condanna di Stephen Cohen, uomo d’affari, che era riuscito ad appropriarsi nel 1995 di questo nome di dominio, lasciato inutilizzato dal suo creatore, per creare un sito pornografico.

“Il rigetto da parte della Corte suprema della richiesta di mister Cohen è significativo – ha commentato l’avvocato del legittimo titolare – perché chiude definitivamente il caso”.

Una corte d’appello di San Francisco aveva riconosciuto a Kremen un danno per 65 milioni di dollari nel settembre del 2002, riconoscendogli il diritto di proprietà su questo nome di dominio. Uno dei più lucrativi visto che, come riporta la stampa specializzata, frutta almeno 500 mila dollari al mese in spazi pubblicitari.

Cohen si era appropriato del dominio nel 1995, pagando mille dollari e con l’ausilio di una lettera falsificata indirizzata alla società privata che gestisce i nomi di dominio, VeriSign e che allora si chiamava Network Solutions. Così era riuscito a far trasferire a suo nome la proprietà dell’indirizzo sex.com, depositato nel 1994 da Gary Kremen.

Cohen si era giustificato spiegando che possedeva l’indirizzo sex.com da prima che Kremen lo depositasse. Rifugiato in Messico, Cohen aveva sistemato i suoi fondi in modo tale da non poter versare la somma prevista per i danni a cui era stato condannato.

Della sentenza finale gioisce anche un’organizzazione per la difesa della proprietà intellettuale. “Questo caso farà giurisprudenza – dice Robin Gross, direttore di IP Justice, in un comunicato – e forzerà le società di registrazione dei nomi di dominio a rendere conto delle cattive gestioni di una risorsa pubblica così essenziale come Internet”.

Parole che suonano di condanna contro VeriSign. La causa che vede la società di gestione dei nomi di dominio e sex.com, infatti, non è ancora definitivamente chiusa.

Iscriviti alla newsletter

Novità, promozioni e approfondimenti per imparare sempre qualcosa di nuovo

Immagine decorativa form newsletter
Gli argomenti che mi interessano:
Iscrivendomi dichiaro di aver preso visione dell’Informativa fornita ai sensi dell'art. 13 e 14 del Regolamento Europeo EU 679/2016.