Fine di Napster, fine di un mito. Un tribunale fallimentare americano ha bloccato la vendita del sito di scambi musicali a Bertelsmann.
Così fallisce il progetto di trasformare il primo fenomeno del libero scambio di musica su Internet in un servizio legale.
È stato un giudice del tribunale di Wilmington, nello stato del Delaware, a sentenziare il blocco della vendita. Secondo il giudice, il fatto che l’attuale Presidente di Napster fosse un vecchio dirigente del gruppo tedesco è suscettibile di influenzare i negoziati tra le due società.
Konrad Hilbers, a capo di Napster ha dichiarato che questa decisione potrebbe portare alla liquidazione dell’azienda, indicando l’industria discografica come maggior responsabile di questa situazione.
In effetti, le major discografiche hanno messo molta energia ed avvocati per bloccare, attraverso cause in tribunale, il sito pioniere del “p2p” (peer-to-peer) che permetteva agli internauti di scambiarsi gratuitamente brani musicali.
Sono loro che sono intervenute presso il tribunale per tentare di impedire l’acquisizione del sito da parte di Bertelsmann. Un risultato che sembra raggiunto e che costerà caro all’azienda tedesca che aveva già sborsato 85 milioni di dollari e progettava di investirne altri otto.
Finisce così un’era di vera e propria frenesia su Internet, con milioni di utenti che si scambiavano musica (e non solo), sollevando le ire del settore discografico e del suo braccio armato in America, la RIAA per il mancato pagamento dei diritti d’autore.
Napster veniva così chiuso dal 2001, ma nascevano già i suoi eredi. Così, Morpheus, Kazaa e Gnutella raccoglievano il testimone di un’eredità contestata che attira milioni di utenti ancora oggi.