Sulle deduzioni del giudice Thomas Jackson ci sono pochi commenti da fare: secondo il suo dossier Microsoft ha abusato della sua posizione di monopolio nel mercato client del software per ostacolare le strategie commerciali dei suoi possibili concorrenti. Ma dopo le deduzioni dovrà arrivare una sentenza, e qui le cose sono decisamente più complesse ed intricate: per il Dipartimento della Giustizia, per Microsoft, per gli utilizzatori di PC.
Venerdì, quando gli operatori dei mercati borsistici si erano già tolti la cravatta per lanciarsi verso un normale week-end, da Washington è arrivato il tanto atteso documento dal giudice Thomas Penfield Jackson riguardante la causa del Governo degli Stati Uniti nei confronti di Microsoft per diverse violazioni dello Sherman Act, la legislazione antitrust americana. L’attesa degli osservatori è stata appagata dal corpulento rapporto di 207 pagine.
Finding the facts
Il dossier predisposto da Jackson, reso disponibile in rete in formato Acrobat e Word Perfect (meglio non usare prodotti dell’azienda citata in giudizio), è una piacevole lettura che vi consiglio vivamente. Il giudice americano descrive per filo e per segno la storia dell’informatica degli ultimi anni, la situazione del mercato dell’hardware e del software, fino ad addentrarsi nella presentazione della posizione di Microsoft e in una ricostruzione dettagliata delle varie pratiche commercialmente non ortodosse messe in atto dall’azienda di Bill Gates.
I fatti erano stati tutti provati per cui c’era poco da discutere. Quelle che un giudice italiano direbbe le deduzioni sul caso non sono però ancora una sentenza, che probabilmente arriverà agli inizi del 2000. Con le sue deduzioni Jackson riassume quanto è stato provato nelle udienze e ovviamente dimostra chiaramente che Microsoft si è comportata in maniera non conforme alle leggi americane. Il problema ora è diverso: capire quando – e cosa – succederà dopo il Finding the Fact
Le reazioni
Bill Gates e Microsoft in generale non hanno certamente abbassato la guardia. In Italia gli accusati avrebbero probabilmente accusato il giudice di parzialità, negli USA i paperoni di Redmond hanno dichiarato di voler continuare a far valere le loro ragioni. Gates e soci puntano a dimostrare che il loro operato non ha danneggiato in nessuna maniera i consumatori. E in nessuna maniera accennano alle manovre scorrette messe in opera per distruggere i rivali.
Di Bill Gates si può dire tutto e il contrario di tutto, ma non si può negare che sia un uomo intelligente, pragmatico e con un pazzesco fiuto per il business. E con l’obiettivo di sistemare le cose in fretta e bene (Gates dice letteralmente in maniera equa e responsabile) ha già dato tutte le rassicurazioni possibili circa la disponibilità a trattare per trovare un accordo negoziato extragiudiziale che permetta di chiudere la vicenda. Questo vorrebbe dire, praticamente, una maxi multa alla Microsoft. La cosa non creerebbe neanche eccessivi problemi dato che una risorsa che non manca all’azienda è la liquidità.
Il pericolo spartizione e la reazione in borsa
Il timore in casa Microsoft si chiama invece squartamento, ovvero la possibilità che la sentenza decida che la condizione monopolistica di Microsoft non sia accettabile e che per ovviare a questa si debba suddividere l’azienda di Redmond in tante Baby Bills. È una pratica che in casi storici analoghi è già stata messa in opera per analoghe violazioni dello Sherman Act.
Famose sono state le frantumazioni della Standard Oil di John Rockfeller, che nel 1911 fu accusata di condizionare il mercato e della AT&T che nel 1982 fu costretta a gemmare 7 Baby Bells dalla sua scissione. Nel caso di Microsoft si potrebbe pensare della sua spartizione in diverse aziende che potrebbero avere in carico le divisioni che si occupano di sistemi operativi, tool di sviluppo, applicativi di produttività, giochi, servizi di rete, ecc.
I media hanno reagito in maniera diversa di fronte al Finding of Fact di Jackson. Le grosse testate si sono rivelate un po’ stupite: probabilmente adocchiavano con fare distratto gli eventi in corso senza capirne bene il significato. Gli esperti del settore quasi se lo aspettavano e mediamente hanno gioito alla speranza di nuovo ossigeno di libertà nel mercato.
Il giudizio più atteso era però quello degli gnomi della borsa, che si temeva avrebbero potuto lanciare in caduta libera il titolo MS. Lunedì all’apertura delle borse questo non è accaduto. Gli operatori sono persone con i nervi saldi e sanno che anche in passato dopo i casi, ad esempio, di Standard Oil e AT&T, il titolo aveva perso un po’ per poi risalire e rimettersi in marcia. Alla fine delle quotazioni il titolo Microsoft ha perso a Wall Street il 3,8%: un calo, non un crollo verticale.
Il fatto che questo 3,8% equivalga ad una capitalizzazione di circa 20 miliardi di dollari pari ai salari annuali di milioni di uomini viventi nei Paesi in via di sviluppo è poi un altro problema. Lo scivolone di Microsoft non ha ovviamente coinvolto le azioni delle rivali commerciali che ragionevolmente sono salite portando in crescita a fine seduta l’indice NASDAQ.
La sfera di cristallo a lettura intrecciata
Non è sicuramente facile prevedere che cosa potrà succedere adesso. Molti osservatori sostengono che dopo il Finding of Fact di Jackson il mondo dell’informatica non sarà sicuramente più quello di prima e probabilmente hanno ragione.
È facile pensare che Microsoft dovrà disgiungere nel presente (Windows 98 e NT) e nel futuro (Windows 2000) la componente browser dal suo sistema operativo. Questo darà nuovo ossigeno a Netscape di cui si aspetta la versione 5.0 del browser. Resta il fatto che nella battaglia commerciale Netscape è uscita con le ossa rotte, ha visto le sue quote di mercato erodersi e ora fa parte della scuderia di America Online. Chi la rimborserà dei danni subiti? E, come lei, come verranno supportati legalmente i soprusi subiti dalle altre aziende tiranneggiate dal monopolio di Microsoft?
Il problema diventa realisticamente molto più intricato se passerà la procedura di spartizione di Microsoft. Il mondo della Standard Oil e di AT&T era molto diverso dall’attuale, molto meno intricato, molto meno competitivo e molto meno interconnesso. E di buona parte di questa interconnessione è parte proprio quello che Bill Gates chiamerebbe il sistema nervoso digitale prodotto dalla sua azienda.
Cerchiamo di essere chiari: non stiamo dicendo che la spartizione non sia possibile, è solo maledettamente complessa dal punto di vista organizzativo. In alternativa l’idea di un Windows open source alla stregua di servizio pubblico sembra attualmente poco realistica.
Un secondo problema sono i tempi della vicenda. Fortunatamente la giustizia americana ha tempi molto più celeri di quella nostrana, ma dobbiamo ricordare che la procedura portata in atto è iniziata nel 1994. Per questo motivo da un lato ci vorrà ovviamente un po’ di tempo per la sentenza operativa, dall’altro lato ci saranno gli spazi per il successivo giudizio d’appello. Questo potrebbe in effetti generare un periodo di incertezza sul futuro dannoso per Microsoft e per il mercato, ma anche per i concorrenti dell’azienda di Bill Gates. E un periodo di stallo non è praticamente inaccettabile nel mondo furibondo e isterico di Internet, nel quale tutto ormai corre velocissimo verso futuri business.
Un terzo problema, che alcuni acuti osservatori americani hanno messo nel carnet dei rischi Microsoft, è legato alle possibili azioni legali che i consumatori potrebbero armare contro Bill & soci, dato che i Findings hanno sancito che la società di Gates ha danneggiato i consumatori. Si tratterebbe di azioni simili a quelle che sono state istruite contro la Philip Morris da persone o parenti di malati di tumori causati dal fumo. Si tratta di un rischio da non sottovalutare
Ecco perché Bill Gates vuole essere equo e ragionevole: per sistemare in fretta le cose e partire di corsa verso il futuro business, anche se la spartizione della Microsoft resta lo scenario più realistico.
Maggiori informazioni:
Findings of Fact, il documento completo emesso dal giudice Jackson
Il sito ufficiale del Governo americano dal quale è possibile prelevare il documento Findings of Fact in diversi formati