Ricordo che durante i primi anni di Economia & Commercio diventare grandi significava capire e spiegare agli altri gli articoli del Sole 24 Ore. Soprattutto quelli che trattavano di banche e finanza. Era un passaggio obbligato, una prova di iniziazione per entrare nel mondo adulto, il patinato mondo fatto di affari, donne e successo che film come Wall Street o Yuppies ci propinavano.
Avevo un amico allora che, quando parlavamo di finanza, citava sempre le isole Cayman e un tale di nome George Soros che accumulava fortune all’ombra dei palmizi.
Oggi mi trovo a occuparmi di Internet Banking e a volte mi tornano in mente con piacere quelle serate a fantasticare di poter vendere e comprare titoli e azioni su mercati esteri compiendo le più spericolate operazioni finanziarie. Pur non essendo passato molto tempo da allora
Orso o toro? Grazie, io sono uno squalo 😉
Un giorno, un broker con cui ero in contatto, mi raccontò un aneddoto su una situazione che gli era capitata con un collega americano. Invitato da questi a investire alla svelta su un titolo in forte ascesa, e preso alla sprovvista, gli chiese: “che faccio, orso o toro?” riferendosi ad un noto modo di dire nel mondo borsistico. Ridendo l’amico gli rispose: “fai lo squalo, naviga su Internet, arriva a questo sito, e segui l’evoluzione del titolo, poi chiamami“. Seguito il consiglio in modo puntiglioso rimase a dir poco stupefatto. L’altro professionista, invece, no: lavorava e viveva ormai da tre anni in America.
All’estero Internet fa passi da gigante anche nel campo della finanza online. Nel primo trimestre 1998 Charles Schwab, ( http://www.schwab.com) uno tra i maggiori broker finanziari statunitensi, ha messo a segno un 48% di transazioni azionarie su clienti effettuate tramite Internet. La crescita, rispetto al 1997, è stata del 50%, con 1,6 milioni di conti telematici aperti e 112 miliardi di dollari movimentati.
Il broker americano ha avuto una crescita di fatturato pari a +25% con l’ulteriore vantaggio di crescere praticando commissioni estremamente basse via Internet. Infatti, caratteristica comune della nuova finanza online, non è solo quella di praticare in tempo reale compravendite di azioni e titoli in genere, ma anche di movimentare i portafogli clienti con commissioni a forfait per operazione, piuttosto che in percentuale sull’intermediato.
Gli squali della Rete
Siti che consentono la negoziazione diretta di valori azionari e relativi costi.
Società |
www |
Costi |
Ameritrade |
da 8$ per operazione |
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Charles Schwab |
29.95$ |
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Citibank |
19.95$ per operazione |
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Datek on line |
da 9.99$ per operazione |
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Directa Sim |
3.5 per mille |
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Dij Direct |
20$ per operazione |
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Quicken |
impossibili negoziazioni dirette dal sito ma rimando ad altri siti |
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Suretrade |
da 7.95$ per operazione |
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Fonte: Il Sole 24 Ore inserto Risparmio & Famiglia |
La situazione in Italia è ben diversa
Tu vo fà l’Americano, ma sei nato in Italy
Dalle rilevazioni che all’interno di Area NetBanking conduciamo periodicamente (http://www.wmtools.com/nb/) emerge come il panorama italiano sia, almeno per ora, nel complesso povero di queste opportunità.
Tra le oltre 200 banche in rete da noi studiate per la realizzazione della prima Guida italiana all’Home Banking sicuro, una percentuale ancora troppo modesta offre servizi di Internet Banking di natura dispositiva (solo il 5% circa delle banche online ha una demo ben realizzata sul sito del proprio servizio di home banking).
In media il modello che gli istituti bancari italiani abbracciano (non considerando per un attimo i 10 casi “virtuosi” da noi analizzati) si concentra intorno a pochi servizi, come l’interrogazione del saldo e il pagamento di utenze, bonifici e giroconti (per una precedente analisi si veda anche lo studio disponibile su Internet all’indirizzo http://www.nbctkb.it/open/tl970901.htm). La prima guida all’home banking sicuro edita da Web Marketing Tools ci dice però che qualcosa sta cambiando anche grazie ad alcuni istituti “apripista”.
La novità è tra l’altro rappresentata dal “Nuovo Regolamento Consob di attivazione del Testo Unico dei mercati finanziari”. Esso preannuncia di regolamentare il settore della vendita di prodotti finanziari a distanza. Per ora vale l’impostazione finora adottata. Il nuovo regolamento pesca nel decreto legislativo 415/96, meglio noto come “Eurosim” che ha di recente recepito la direttiva comunitaria sui servizi di investimento, postulando la libera circolazione di denaro nei mercati telematici. Lo stesso decreto prevede, all’art.24, che la Consob disciplini per via regolamentare la promozione e il collocamento di strumenti finanziari e di servizi di investimento mediante “tecniche di comunicazione a distanza”, nel cui ambito rientra anche l’utilizzo di Internet.
Già nei mesi scorsi la Consob ha consentito l’uso di Internet per la promozione di operazioni di sollecitazione del pubblico risparmio, subordinando tuttavia l’autorizzazione al ricorso ad un accorgimento tecnico che prevede l’apparizione automatica dell’avvertenza che, prima di aderire, il potenziale investitore deve leggere il prospetto informativo. A questo proposito la Consob ha messo a punto il servizio “ConsobTel”, una banca dati contenente informazioni generali sul mercato mobiliare e sull’attività della commissione.
Accanto ai rischi esistono anche opportunità non trascurabili che Internet dischiude e che ne giustificano il crescente successo. I rischi non concernono i mercati regolamentati che, come tali, sono soggetti a regole precise e a definiti standard informativi: a titolo di esempio si può citare il caso della Svezia, dove Internet è utilizzata quale supporto telematico per il mercato secondario. Considerata come semplice supporto telematico, in altre parole, Internet è equiparabile ad un qualsiasi circuito di negoziazione o proprietary trading system.
Quanto alle negoziazioni Otc (over the counter), non regolamentate, ai mercati “spontanei” e a quelli che nel decreto Eurosim sono definiti gli “scambi organizzati”, va ricordato che il legislatore ha previsto la vigilanza della Consob che potrà richiedere agli organizzatori e ai partecipanti ai sistemi di negoziazione non regolamentati, notizie e documenti che consentano di monitorare l’attività. Viene inoltre attribuito all’organo di vigilanza il potere di vietare gli scambi quando dalle negoziazioni non regolamentate possa derivare “grave pregiudizio” agli investitori. Il pericolo reale per il risparmiatore può dunque venire soprattutto da iniziative non autorizzate di sollecitazione del pubblico risparmio; offerte allettanti quanto rischiose che a volte potrebbero assumere contorni di vere e proprie truffe.
Per questo il ricorso alle banche, come partner fiduciari delle compravendite on line è quantomeno necessario. Chi può farlo in Italia? Delle realtà analizzate emerge come le banche si stiano preparando per fornire anche questo servizio on line.
E all’estero?
All’estero la situazione è ben diversa. Negli Stati Uniti hanno capito che le microtransazioni sono un cavallo di battaglia su cui puntare e lo hanno capito così bene che applicano questo concetto anche al mondo finanziario. I costi per chi compra e vende titoli online sono ridottissimi con il vantaggio di un’interfaccia utente estremamente easy to play. Brown & Co. propone il “folle prezzo” di 5$ di commissione per movimentare uno stock da 500 azioni quotate in borsa per i propri clienti.
Risultato: i clienti sono così soddisfatti del servizio che corrono a frotte dal discount broker il quale in pochi mesi ha così vitalizzato, e di molto, il suo conto economico. Pochi soldi per ogni operazione, e quindi tanti “squali” e tanti ordini significano alla fine tanto denaro. Sembra questa l’equazione vincente della finanza a stelle e strisce.
E i broker tradizionali cosa dicono di tutto ciò? L’impressione è quella che colossi come Merill Lynch, Morgan Stanley Dean Witter, Prudential e Smith Barney siano un po’ spiazzati (disintermediati direbbe il mio amico consulente) dal mondo dei wired investors, proponendosi ancora con 240$ di commissioni richieste sulle stesse 500 azioni comprate per i propri clienti.
Rispetto dunque ai nuovi broker digitali, le case di brokeraggio tradizionali chiedono cifre da capogiro e in ciò sta parte del successo di Charles Schwab & Co. Naturalmente questi soggetti, attualmente “ipercontrollati” dalle autorità U.S.A., non sono in grado di fornire tutti i servizi del brokeraggio classico, ma gli “squali” non sembrano delusi a giudicare dal numero delle richieste di acquisto e vendita che pervengono alle società via Internet ogni giorno. Fanno eccezione Jack White e Waterhouse che arrivano ad offrire anche futures e commodities a prezzi di ingrosso (i famosi 8$). E i fondi comuni? Fantascienza? No, realtà ! Pensioni private e fondi comuni nazionali ed esteri, obbligazioni, reddito fisso e options sono tutti normali prodotti finanziari trattati dai discount broker della rete.
I clienti comprano e vendono da casa, si fidano dei loro partner e si sentono soddisfatti. Il 20% delle transazioni sono fatte da casa e dall’ufficio e il web marketing intorno a tutto ciò è molto ben organizzato. Tutto oro? certo che no, anche se Charles Schwab ricava il 54% degli utili online e si sta affermando come leader del commercio on line in borsa. Per questo sta pensando anche ad un’attività massiccia di education agli utenti per rendere i forti ricavi attuali, una performance aziendale di lungo periodo grazie alla fidelizzazione di clienti molto interessanti, tra l’altro, sotto il profilo finanziario e la propensione al rischio.
Il futuro? Guadagnare sempre di più dalle operazioni sul mercato secondario e reindirizzare ordini e commesse puntando sulla quantità e sulle microtransazioni agli operatori di questo mercato. Brown & Co., il discount broker più a buon mercato on line, lo ha ben capito portando le commissioni a 5$ e vedendo crescere il venduto da 8.900 a 12.000 ordinativi quotidiani.
America chiama Italia
Il futuro, per il nostro sistema bancario e finanziario, è certamente rappresentato dalle operazioni sui fondi comuni d’investimento. Per ora, se volete fare “gli squali”, è sempre possibile rivolgersi agli intermediari in Rete, che permettono di investire anche su azioni e fondi di natura estera. Per far ciò è però necessario aprire un conto corrente nel paese di appartenenza del broker, conto accessibile via Internet attraverso la richiesta del rilascio di una password e user-id.
In tempo reale assisterete alle evoluzioni del vostro investimento dovendo, per tutto questo, alla società di brokeraggio, delle commissioni piuttosto contenute. Diverso, e più deludente in un certo senso, il tasso della tassazione, che si conforma a quella del paese per mezzo del quale broker si è deciso di operare. Le implicazioni non sono sempre facili da valutare, ma se proprio non vi va di impazzire con i confronti di imposta, c’è sempre il mio amico dell’università, le isole Cayman e fortunatamente l’intramontabile film Yuppies.