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Fatturare così, per sport

13 Aprile 2015

Fatturare così, per sport

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L'ente pubblico, preso alla sprovvista dal progresso della legislazione, glissa e rimanda nell'irrispetto delle regole.

Il noto aforisma la legge è uguale per tutti nella sua semplicità e laconicità trasmette a tutti i cittadini, anche quelli che non hanno dimestichezza con il diritto, quale sia il fondamento di un ordinamento giuridico giusto.

Poi non serve avere i capelli bianchi per imparare che il mondo reale spesso si allontana da questo principio e che poi la legge è sottoposta all’interpretazione e spesso anche subordinata alle prassi applicative.

Disquisendo dell’innovazione e digitalizzazione degli apparati pubblici italiani, abbiamo più volte mostrato casi in cui norme pur ben scritte, chiare e inequivocabili, sono state bellamente ignorate e affogate nelle resistenze della cattiva burocrazia. Basta aprire il Codice dell’amministrazione digitale, chiudere gli occhi e puntare il dito a caso, per trovare un comma costantemente disapplicato.

Dov’è il trucco? Semplice: non sempre basta dire che qualcosa è obbligatorio o vietato, ma bisogna stabilire in modo chiaro e perentorio una sanzione a carico di chi non si adegua. E a volte anche quando le sanzioni ci sono, non sempre sono un sufficiente deterrente. È notizia dei giorni scorsi che molti comuni italiani sono stati sanzionati per non aver rispettato le norme sulla trasparenza e sull’open data.

Un’altra innovazione imposta per legge e giunta a compimento in queste settimane, è la fatturazione elettronica. Dal 31 marzo scorso le pubbliche amministrazioni di ogni ordine e grado non sono più autorizzate a ricevere fatture (e quindi a corrispondere i relativi pagamenti) se non secondo gli standard digitali imposti dalla legge 244 del 2007. Un chiaro obbligo di legge, che ha costretto molti titolari di partita IVA ad attivarsi per poter ricevere i compensi da parte della Pubblica Amministrazione.

Ma anche in questo caso qualcuno vuole ignorare la legge. Un primo esempio (scommetto che ne salteranno fuori altri) riguarda il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) che la scorsa settimana, quindi a ridosso della scadenza, ha recapitato una lettera (rigorosamente cartacea) ai fornitori dei suoi Comitati Regionali per spiegare che non sono ancora pronti a gestire il nuovo sistema e quindi le fatture dovranno ancora essere inviate in formato cartaceo. Ecco un estratto della lettera, circolata all’interno del gruppo Facebook Italian Digital Minions.

Per adeguarsi alle nuove disposizioni [sulla fatturazione elettronica], il CONI ha valutato la necessità di procedere contestualmente alla riorganizzazione dei processi acquisti e amministrativo-contabili a livello territoriale, con necessità di derogare di qualche mese l’applicazione delle disposizioni in esame, comunque non oltre il 1° gennaio 2016.

Verrebbe da dire con un po’ di sarcasmo: Eh certo, prendetevi ancora un po’ di tempo; non fate le cose di fretta che altrimenti poi vi stressate! Peccato però che il passaggio sia disciplinato da un legge di otto anni fa e la scadenza perentoria del 31 marzo sia nota da un bel po’ di mesi.

Fatture e CONI

La lettera a firma di Roberto Fabbricini (Segretario Generale del CONI).

Tra l’altro emerge una questione essenziale che probabilmente i miei studi giuridici non sono sufficienti a comprendere: con quale potere un ente ministeriale può decidere autonomamente (e impunemente) di derogare all’applicazione di una legge dello stato?

È più o meno ciò che stanno cercando di fare alcuni tribunali o addirittura alcuni singoli giudici con l’applicazione delle norme sul processo telematico. E questo non è un bel segno.

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L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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