Su queste colonne si è già toccato in diversi momenti (specialmente negli articoli di Massimo Carli, come per esempio in questa occasione) il tema di quali siano i costi di sviluppo di una app per tavolette e/o computer da tasca.
Intanto che si legge questo articolo (ma soprattutto prima di chiamare un misero commerciale di app developers!), consiglio di svolgere il seguente esercizio, che ha due obiettivi:
- Isolare (un’altra volta o una volta per tutte, per i sedicenti non neofiti) i primi fattori di costo da considerare. E non stiamo entrando nello specifico di cosa un’app debba fare…
- Farsi una prima idea dell’ordine di grandezza relativo.
Informarsi. Dopo, ma solo dopo, chiamarci! Così non ci si aspetterà che stimeremo duemila euro per un’app che, specifiche alla mano, sembra pesare dieci o quindici volte tanto. Quando il fattore moltiplicativo ha questo suono, significa proprio che stiamo parlando di universi diversi.
Non sto sparando numeri a caso. All’estremo opposto, realizzare un’app nemmeno costa come un elicottero. Diciamo che, con la media del pollo e tolti gli estremi della gaussiana, ricade nell’ordine delle decine di migliaia di euro, poche o tante.
Il problema è l’altro e cioè che nella imperfetta percezione diffusa, realizzare software per un telefonino dovrebbe costare solo qualche euro. Se può aiutare a capire, gli smartphone sono telefononi. Aiuta?
Chi ricorda quelli che ai semafori vendevano un videoregistratore a prezzo stracciato e la scatola conteneva mattoni? Sono gli stessi o i padri di coloro che promettono di sviluppare una app in quattro ore senza alcuna esperienza di programmazione.
La prima corsa all’oro
Il periodo dell’Eldorado Internet di inizio secolo è arrivato quando ormai i clienti dell’informatica aziendale erano assuefatti e ammaestrati a ricevere offerte con sei zeri, in euro.
Questo, a onor del vero, era il risultato di maltrattamenti, ipnotismi con cumulonembi di magiche buzzword, dissanguamenti con sorprendenti progetti mainframe, Enterprise Resource Planning, Y2K o dipartimentali per la piccola e media impresa. Abituati alle legnate economiche, insomma, ne hanno prese altre con i progetti con il prefisso e-.
Clienti che nulla sapevano di Internet ed e-progetti hanno cominciato a chiamarci per avere idee, concept, valutazioni, stime, rifacimenti, analisi costi-benefici, business case e via cantando. Abbiamo trascorso settimane chiusi in war room a lavorare.
La bravura e fortuna ha determinato il relativo successo di ciascuno ma un fatto certo è che la dimensione dei progetti era tale da giustificare investimenti in prevendita ed evangelizzazione. Si perché, diciamocela tutta, una bella fetta di prospect non aveva mai considerato quei progetti – ma non con me o con voi, proprio con nessuno – e organizzava questa finta caccia al biglietto fortunato per acculturarsi sul campo. Non li biasimo, sia chiaro.
Ma la musica è parzialmente cambiata. Sul versante peggiore, purtroppo.
- Il grado di incompetenza è simile: tutti vogliono capire di cosa si tratta, non avendo nella migliore delle ipotesi alcuna base di sostegno.
- È peggiorata l’immodestia. Tutti credono che siccome ho cominciato forse a capire qualcosa di web allora le app non hanno segreti. Tornate a leggere questo post di @Misterakko.
- L’antica blasfema ipotesi che, come nelle auto, le dimensioni contano, induce poi a sottostimare la complessità dei sistemi di cui stiamo parlando. Con Val Pin e Jack stiamo cercando di darne testimonianza.
- Gli interlocutori hanno visto che i costi di produzione del mondo web si sono sgonfiati nel tempo, per ragioni diverse che non tratteremo qui. Ora, in un’onda di revanche, ritengono che le app, secondo loro figliolette di quei siti web che tanto hanno preteso economicamente per poi sgonfiarsi, siano ora degne di pochissima considerazione (e uguale investimento).
- I progetti sono in realtà di uno, talvolta due (!), ordini di grandezza inferiori rispetto all’Eldorado. Il cash flow ulula la sua fame ogni giorno. Non c’è tempo da perdere (investire?) per evangelizzare.
C’è fame di sviluppatori ed evangelist, in tutti i sensi…