Sarà l’età che avanza e che mi rende più acido, ma sono sempre più affascinato dalle varie soluzioni tecnologiche che permettono di perseguire la riduzione del rumore o quantomeno della sua percezione.
Tutto iniziò qualche anno fa quando un cliente (interessato ad una consulenza in materia di brevetti proprio sul controllo del rumore in ambito discografico) mi fece provare le famigerate cuffie a controllo attivo del suono della Bose: un’esperienza mistica che mi ha fatto provare il silenzio più assoluto, un isolamento così profondo, quasi inquietante, che ti permette di sentire solo il tuo respiro dall’interno.
Ho iniziato a documentarmi e ho compreso il principio fisico che vi sta alla base: è possibile annullare e quindi cancellare qualsiasi suono emettendo un suono in controfase, cioè con un onda di ampiezza identica ma con fase opposta. Ovviamente con tutti i problemi relativi alle distorsioni che gli ambienti in cui ci troviamo possono portare sulle onde sonore. Infatti, ad oggi, i risultati migliori si sono ottenuti proprio con cuffie o auricolari, i quali permettono di gestire il suono direttamente all’altezza dell’orecchio.
Quando un vero e proprio annullamento non è possibile, si cerca comunque un annullamento parziale o comunque l’emissione di un rumore neutro (o bianco) che possa sovrapporsi a quello indesiderato e quindi ne riduca almeno la percezione.
Se fate un giro sui vari siti di crowdfunding, vi accorgerete che sono molte le soluzioni tecnologiche proposte in quest’ambito.
Si parte dalle auricolari tipo Bose ma più economiche, come le QuietOn lanciate su IndieGoGo; si passa per l’emettitore di fruscio Snooz lanciato su Kickstarter; si torna a IndieGoGo per i tappi per orecchi in metallo solido Flare Audio e si arriva alla soluzione più affascinante e ambiziosa (ma anche quella che mi suscita maggiori interrogativi): il creatore di zone sonore protette Muzo, anch’esso su Kickstarter.
Ognuno ha logiche di funzionamento diverse. Tutti però hanno una cosa in comune: hanno raccolto somme molto più elevate (anche otto volte superiori) di quelle indicate come obbiettivo della campagna di crowdfunding. Ciò dimostra che in effetti questi aggeggi rispondono ad un’esigenza indubbiamente molto sentita: la gente vuole il silenzio, ed è disposta a pagare anche dei bei soldini per apparecchiature in grado di ricrearlo. I Depeche Mode direbbero Enjoy the new silence.
Se proprio queste soluzioni non vi bastano, potete sempre andare nella stanza del silenzio; quella in cui pare non si riesca a resistere più di qualche minuto.
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