La migliore risposta sta probabilmente in un episodio della mattina in cui si è sciolto ESC. Stavo attraversando il pontile e ho incontrato Vecna (aka Claudio Agosti). Per ridere gli ho fatto con la mano il saluto vulcaniano e lui, in tutta risposta, non solo ha ripetuto il gesto ma ha pure proclamato Tai nasha no karosha con una perfetta pronuncia.
Se sei un nerd/geek/hacker, sai che nella maggior parte del tempo avrai a che fare con persone che sono lontane sia dalla tua cultura sia dal tuo modo di pensare (e che magari ti chiamano solo perché sei quello bravo con il computer). Certo non puoi pensare di trovare i tuoi simili solo all’interno di The Big Bang Theory o Mr. Robot. ESC è questo: una associazione di menti del tutto anomale, per la società attuale, che si possono incontrare e dar sfogo a tutto quello che hanno dovuto reprimere durante l’anno.
Che male c’è a usare un Rad1o per creare falsi segnali GPS, a riprodurre una spada di Word of Warcraft in stampa 3D, a cercare di far funzionare un Tesla Coil in modo che ronzi a ritmo di musica, a cercare di bypassare le protezioni di uno smartphone che avranno si e no in cinque al mondo, a costruirti e programmarti il tuo drone e mille altre attività sui generis? Nessuna, ma la differenza è che normalmente gli sguardi di amici e conoscenti sono quelli che si riservano al cugino non proprio ben riuscito che ti mostra uno scarabocchio su un pezzo di carta, mentre a ESC generano capannelli di entusiasti e curiosi. Quella sensazione che ti dice Sì, per quattro giorni sono a casa.
International Camp
Ma ESC non è solo aggregazione, sarebbe riduttivo. Quest’anno l’organizzazione si è data particolarmente da fare e quindi erano presenti due diversi spazi dove i talk sono proseguiti fino a tarda notte. Devo essere sincero. L’ultima volta che sono stato a ESC era due anni fa e avevo trovato il livello dei talk molto vicino all’imbarazzante (quasi a livello dell’ultimo CCC).
Quest’anno sono rimasto invece molto colpito. Non solo perché il livello delle talk è notevolmente cresciuto (anche se, diciamocelo, i diciotto minuti sono davvero troppo pochi), ma anche perché, con un certo sforzo, abbiamo avuto anche un rilevante numero di talk in inglese, anche ad opera di ospiti stranieri. Non che questo sia determinante, non vorrei cadere nel solito stereotipo che gli altri sono meglio di noi, ma ha dato un sapore di internazionalità che ha fatto molto bene.
Anche gli spazi sono stati meglio organizzati e la presenza di Ville a tema ha permesso di formarsi di demo autogestite che hanno fatto da contraltare ai talk ufficiali. Per esempio i due laboratori di Zanshin-Tech, le demo alla Ville Forensics (non eravamo al livello degli olandesi a OHM, ma possiamo dire che tutti gli ammennicoli portati dagli esperiti di informatica forense hanno attirato attenzione), compresa l’analisi improvvisata sul posto di uno Jolla Phone, ritenuto quasi imperiziabile ma che è stato ampiamente eviscerato.
La parte relativa ai maker e alla stampa 3D ha prodotto, in tre giorni, una marea di materiale, dalle spade fantasy alle protesi per le mani, ai droni, fino ai router autocostruiti e a una marea di altro materiale.
Sabato mattina ben tre auto elettriche erano parcheggiate (compresa una Tesla S portata da Mastro Gippo) nel piazzale di Forte Bazzera a dar bella mostra di sé e di come l’industria automotive stia cambiando.
Tra poco l’intero programma sarà pubblicato online, comprese le registrazioni video. Chi si è perso l’evento non potrà certo recuperare l’atmosfera che si è respirata in quel di Tessera, ma almeno potrà godersi dei contributi di notevole livello.
E adesso l’Europa
A questo punto possiamo fare un po’ di riflessioni. La prima è che Italian Grappa e l’organizzazione hanno saputo elevare un incontro tra i soliti noti, un po’ caciarone e poco 31337, a qualcosa che, nonostante le dimensioni minime, non ha nulla da invidiare ai raduni nordeuropei. E questo è certamente un plauso.
La seconda è che, ovviamente, non è tutto perfetto, nonostante gli ovvi miglioramenti. Certamente la durata dei talk è stata troppo breve. In un evento del genere, la parte camping non può essere lasciata senza connettività e corrente. La location, se pur suggestiva, probabilmente non è più adeguata. Forse bisogna iniziare a pensare che sarebbe il caso di usare un camping attrezzato così da migliorare i servizi di contorno.
Un’ultima considerazione che lancio a tutti, partecipanti e organizzazione. Se siamo riusciti a creare una cosa che funziona tanto bene, e questo è innegabile, non è che l’anno prossimo possiamo creare qualcosa a SHA, con Italian Embassy che possa rivaleggiare con marchi ben più blasonati stile La Quadrature du Net o Noisy^2, piuttosto che il solito ammasso di beduini noti solo per un party caciarone, la distribuzione di grappa e urla randomiche? ESC ha dimostrato che il potenziale c’è tutto e ha davvero reso, una volta per tutte, inaccettabile il vecchio format caciarone da volemose bene (e null’altro) che l’Italia porta ai grandi raduni europei.