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Emergence: The Connected Lives of Ants, Brains, Cities, and Software

19 Novembre 2001

Emergence: The Connected Lives of Ants, Brains, Cities, and Software

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In questo libro Steven Johnson descrive una serie di sistemi la cui architettura non è pianificata dall'alto, ma si sviluppa dal basso, in modo sorprendentemente efficiente, spontaneo e, soprattutto, rapido

Il trentaduenne Steven Johnson è una delle personalità più interessanti tra i cosiddetti digerati, critici culturali esperti in nuove tecnologie della comunicazione. Per Newsweek è una delle “50 personalità più influenti dell’era di Internet”. Principale animatore e co-fondatore della defunta rivista online Feed e del neo-forum globale Plastic.com, Johnson collabora regolarmente con pubblicazioni come The New York Times , The Wall Street Journal , Lingua Franca , Harper’s, Brill’s Content , e The Guardian . Dopo il brillante Interface Culture: How New Technology Transforms the Way We Create and Communicate (1997), uno dei migliori lavori mai pubblicati sull’impatto socio-culturale dei media digitali, Johnson investiga il fenomeno dell'”emergence ,” o “emergenza”, che si verifica quando un sistema organico di elementi relativamente semplici si auto-organizza in modo da creare un sistema più sofisticato e complesso.

In Emergence: The Connected Lives of Ants, Brains, Cities, and Software , Johnson descrive una serie di sistemi la cui architettura non è pianificata dall'”alto”, bensì si sviluppa dal “basso”, in modo sorprendentemente efficiente, spontaneo, e, soprattutto, rapido. L’autore discute della struttura dinamica dei formicai, delle città, delle cellule neuronali, dei sistemi immunitari dimostrando che ciò che accomuna questi sistemi – all’apparenza eterogenei – è un unico principio strutturante, che è quello dell'”emergence “, presentato in questi termini:

“What features do all these systems share? In the simplest terms, they solve problems by drawing on masses of relatively stupid elements, rather than a single, intelligent “executive branch.” They are bottom-up systems, not top-down. They get their smarts from below. In a more technical language, they are complex adaptive systems that display emergent behavior. In these systems, agents residing on one scale start producing behavior that lies one scale above them: ants create colonies; urbanites create neighborhoods; simple pattern-recognition software learns how to recommend new books. The movement from low-level rules to higher-level sophistication is what we call emergence”.

Detto altrimenti, si tratta di sistemi che presentano un dinamismo e una adattabilità straordinarie che consente loro di rispondere in modo efficace a stimolazioni interne ed esterne. Sistemi che dispiegano un’intelligenza che trascende quella risultante dalla somma dei singoli elementi che li compongono. Sistemi decentralizzati, ma non per questo centrifughi, fragili o vulnerabili. L’aggregazione spontanea, priva di centro, dà luogo non all’anarchia, bensì a sistemi complessi ed autoregolanti, che si evolvono in modo sistematico. Feedback immediato, evoluzione continua ed equilibrio dinamico sono solo alcune delle marche di riconoscimento di questi sistemi.

Il saggio si apre con la discussione delle teorie dell’entomologo Deborah Gordon (autore del best-seller Ants at Work del 1999). Gordon ha investigato il meta-comportamento degli insetti di un formicaio in Arizona, illustrando le complesse regole che ne regolano il funzionamento. Le formiche, pur senza leggi codificate, architetti o leader, si organizzano in modo incredibilmente sofisticato, creano colonie e formicai dalla struttura stratificata, ridefiniscono in modo profondo l’ambiente naturale di partenza. Le formiche, in altre parole, manifestano una forma di intelligenza collettiva che non è troppo dissimile da quella invocata da Pierre Levy come elemento chiave dell’era digitale. Secondo Johnson, dimostra come possano servirci per capire la nascita e lo sviluppo della Rete.

Servendosi quindi delle osservazioni di Jane Jacobs su New York nel seminale The Death and Life of Great American Cities (1961) e quelle di Engels su Manchester, Johnson collega lo sviluppo e l’organizzazione delle città agli spazi virtuali di SimCity di Will Wright. In tutti i casi abbiamo a che fare con sistemi che si sviluppano in parallelo, in modo cooperativo e cumulativo, dando luogo a forme di comportamento riconoscibili, (“meta-comportamento” o “macro-comportamento”). Il paradosso è che pur non essendo consapevoli del modus operandi , gli elementi che compongono il sistema lo apprendono in maniera automatica ed efficiente. La risultante è un’ottimizzazione dell’efficienza del sistema stesso.

L’autore sostiene che il modello dell'”emergence ” rappresenta la chiave di volta dell’era digitale. Capire Internet, le sue origini, la sua storia ed il suo futuro significa fare comprendere le implicazioni di questo fenomeno. Johnson investiga le potenzialità di crescita del World Wide Web concludendo che la rete si evolverà in un organismo senziente, capace di apprendere e di evolversi in modo tempestivo grazie ai contributi di tutti i navigatori. Secondo Johnson ci troviamo in una fase storica cruciale: stiamo infatti assistendo al passaggio da una fase di studio del fenomeno dell'”emergence ” alla sua consapevole applicazione. Emergence , in fondo, non è altro che la storia di un nuova strategia epistemologica, di un nuovo paradigma interpretativo. Un nuovo paradigma che ha tuttavia origini antiche. Johnson contestualizza storicamente un fenomeno culturale prima ancora che operativo, accomunando il commercio della seta nella Firenze medioevale alla nascita dell’industria del software, un processo che culmina con la creazione di applicazioni intelligenti da parte di altre applicazioni intelligenti. Tra i padri spirituali del concetto di auto-organizzazione, Johnson cita Darwin, Turing, Engels e Smith.

Emergence: The Connected Lives of Ants, Brains, Cities, and Software è suddiviso in tre parti alle quali corrispondono altrettante fasi storico-evolutive: a The Myth of the Ant Queen (letteralmente, “Il mito della Regina delle Formiche”, nel quale Johnson discute le dinamiche comportamentali delle formiche e delle termiti), succedono i quattro capitoli della seconda sezione: Street Level, The Pattern Match, Listening to Feedback e Control Artist che parte dalla struttura urbana di Manchester per arrivare alle strategie sottese al design del software. Tra i concetti esplorati in queste sezioni spiccano l’interazione sociale tra i cittadini, il riconoscimento di pattern che consente ai software di Amazon di suggerirci i libri, dischi e DVD che potrebbero piacerci con sorprendente accuratezza, l’importanza del feedback e il controllo indiretto. Il libro si conclude con due capitoli The Mind Readers e See What Happens , che discutono i temi dell’emergenza artificiale e di come fenomeni mediatici possano assumere consistenza ontologica.

Il saggio di Johnson è per certi versi complementare a quello di John H. Holland, Emergence: From Chaos to Order (1999), nel quale l’autore illustrava in modo meno accessibile e pittoresco la teoria dell’emergenza. Laddove Holland prendeva in esame, tra le altre cose, le simulazioni elettroniche di dama e i sintetizzatori di cibo di Star Trek , Johnson cita come esempio di “emergence ” i video giocatori, i quali sono capaci di processare una serie di regole di funzionamento in modo sincretico ed efficiente. I videogiocatori, secondo Johnson, sono paragonabili a dei trader-online che passano il loro tempo a pianificare le loro mosse all’interno della simulazione anziché preoccuparsi di fattori contingenti quali il pranzo o il sonno. Anche per questo motivo, Emergence è consigliato senza riserve a tutti gli estimatori di video games come SimAnts o Empire of the Ants .

Il saggio indaga le ragioni dietro al fascino dei ragazzini per i giochi di esplorazione e dei video games, la struttura delle cellule corporee, la funzione socio-culturale dei Velvet Underground, le dinamiche di feedback dei siti internet, le invenzioni del game designer Eric Zimmermann e la formula vincente della CNN, che assicura una notevole autonomia alle reti locali, sovvertendo la natura accentratrice dei network. Gli stessi fenomeni anti-global – da Seattle a Genova – manifestano le marche di riconoscimento tipiche dell'”emergence “. Secondo Johnson, questi sistemi che sono in circolazione da anni solo recentemente sono stati riconosciuti nella loro essenzialità, nella loro ricorrente struttura. Beninteso, non tutti questi sistemi sono positivi: anche i ghetti e i tornado sono contrassegnati dall'”emergence “.

Un secondo brillante contributo alla teoria dell’emergenza – disponibile in lingua italiana – è quello di Gianfranco Minati, autore di Esseri collettivi. Sistemica, fenomeni collettivi ed emergenza (2001). Minati discute il tema dell’emergenza, dei fenomeni collettivi e della loro importanza per la Sistemica, discutendo concetti cruciali come quello di comportamento collettivo e swarm intelligence. L’approdo di Minati è il concetto di “Essere collettivo” che si fonda sull’emergenza di sistemi differenti da medesimi agenti presupposti, dotati di modelli cognitivi. Nel saggio, Minati esemplificava l’idea di “Essere collettivo” con possibilità di modellizzazione basate sulle reti neurali e gli automi cellulari.

Ma non è indispensabile leggere Holland o Minati per apprezzare Emergence . La prosa di Johnson – che ha studiato semiotica e letteratura presso la Brown University e la Columbia University – è brillante. Johnson si produce in collegamenti audaci e connessioni ardite. Il libro è ricco di analogie e parallelismi tra i sistemi organici e quelli tecnologici. In alcuni casi, l’autore sfiora il lirismo – non a caso, The Village Voice ha definito Johnson come un “critico culturale dal cuore di poeta”. Il creatore di Feedmag non è un accademico, ma neppure un semplice divulgatore. È un bricoleur à la Mark Dery che si muove con sorprendente agilità nel mare magnum delle teorie e delle idee. Johnson espone concetti di massa critica, swarm intelligence , riconoscimento di pattern , incontri casuali, spiegando come tutti questi finiscano per dare luogo a fenomeni collettivi organizzati dal basso, senza gli ambigui vantaggi della gerarchia.

Johnson fa ricorso alle teorie evolutive, a quelle dei new media (video games in particolare), urbanistica e dell’informazione. Talvolta l’entusiasmo di Johnson per fenomeni quali il successo di eBay, Napster o Slahshdot, può apparire quantomeno eccessivo. Discorso analogo per quanto concerne i PVR (Personal Video Recorder ) come TiVo o Replay TV, che per il momento si sono rivelato un flop persino negli Stati Uniti. Siamo comunque lontani dagli eccessi tecno-deterministici di un Mark Pesce. Johnson ritiene la rete ha creato una serie di comunità di appassionati che stanno ridefinendo profondamente la struttura stessa dell’industria dell’intrattenimento e della cultura. In realtà, l’autore sembra dimenticare che è pur sempre un’élite ad usare la rete in modo creativo e che l’industria culturale tradizionale è ancora in piedi. E lo sarà ancora a lungo.

Alcuni concetti vengono trattati in modo un po’ frettoloso, ma nel complesso la lettura di Emergence resta appassionante e stimolante. La tesi centrale è esposta da molteplici angolazioni, ma il rischio della ripetitività è sempre in agguato. Si sente, talvolta, la mancanza di un approfondimento, ed è qui che Minati ed Holland possono entrare in gioco. Nell’era del post-moderno in cui proporre teorie assolutizzanti e meta-narrazioni può sembrare blasfemo, l’opera di Johnson rappresenta una boccata di aria fresca.

Titolo: “Emergence: The Connected Lives of Ants, Brains, Cities, and Software
Autore: Steven Johnson
Casa editrice: Scribner
Data di pubblicazione: Settembre 2001 (USA)
Pagine: 288
Prezzo: $ 17.50

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