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Elea 9000: la sfida di Adriano Olivetti

10 Luglio 2000

Elea 9000: la sfida di Adriano Olivetti

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All'inizio degli anni Cinquanta i computer erano rarissimi. Enrico Fermi li aveva utilizzati negli Stati Uniti e ne aveva compreso le enormi potenzialità, al punto che si associò con l'Olivetti...

All’inizio degli anni Cinquanta i computer erano infatti rarissimi, costosissimi e tutti realizzati negli Stati Uniti. Enrico Fermi li aveva utilizzati negli Stati Uniti e ne aveva compreso le enormi potenzialità, al punto che nel 1954, su sua proposta, venne avviata una attività di ricerca in questo campo presso l’Università di Pisa, cui si associò l’Olivetti.
Adriano Olivetti, “l’imprenditore-filosofo” di Ivrea, si era reso conto che un giorno i calcolatori elettronici avrebbero preso il sopravvento, e decise di sfidare gli statunitensi ai massimi livelli, costruendo un computer molto innovativo con il quale cercare di penetrare l’unico mercato in qualche modo già maturo: quello americano.

Il risultato fu L’Olivetti Elea 9003, del 1959, che non fu soltanto il primo calcolatore elettronico italiano, ma anche uno dei primissimi al mondo costruito interamente a transistor, cosa che consentiva prestazioni (velocità e affidabilità) assai maggiori e dimensioni molto più contenute rispetto ai precedenti sistemi a valvole.

Multiprogrammazione
Oltre alla completa transistorizzazione, l’Elea 9003 presentava soluzioni d’avanguardia anche dal punto di vista logico e funzionale, quali la possibilità di operare in multiprogrammazione (fino a 3 processi in parallelo), il concetto di “interrupt” (ossia la sospensione temporanea del processo in corso per dare altre priorità) e la capacità di gestire un’ampia gamma di unità periferiche.

L’Elea 9003 aveva un’unità centrale in grado di elaborare 100.000 informazioni al secondo, con una memoria a nuclei di ferrite espandibile da 20 a 160 KB. Una caratteristica particolare dell’Elea era la possibilità di gestire fino a 20 unità a nastro magnetico, per una capacità complessiva di oltre 500 MB.

Il design
Accanto al progetto logico ed elettronico, molta attenzione venne data al design, perché Adriano Olivetti soleva dire che “il design è l’anima di un prodotto”. Questo compito venne affidato ad un giovane architetto, Ettore Sottsass (destinato a diventare uno dei più grandi designer italiani) che riuscì a coniugare l’eleganza con la funzionalità; in particolare, nell’Elea, contrariamente agli altri computer dell’epoca, i cavi che collegavano le varie unità del sistema erano posti in alto, entro apposite canalette, evitando così onerose sottopavimentazioni. Un filo lungo quaranta anni sembra quindi unire le intuizioni di Olivetti all’attuale riscoperta della bellezza estetica come elemento fondamentale dei nuovi PC (vedi il caso iMac).

Fine di un sogno
In realtà l’Olivetti era troppo piccola per combattere ad armi pari con i giganti americani; e così nonostante il buon successo dell’ELEA 9000 l’Olivetti dovette rinunciare al sogno di sfondare sul mercato americano e dovette ripiegare su quello interno, molto meno promettente. All’interno della sezione informatica del Museo della Scienza è conservata l’elegante consolle di comando dell’ELEA 9000: tutto ciò che resta della generosa sfida di Adriano Olivetti.

Approfondimenti e interviste si possono trovare alla pagina http://www.smau.it/magellano/milano/partners/m_sc_c01.htm

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