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Ebay.com: la vita appesa a un filo

06 Settembre 1999

Ebay.com: la vita appesa a un filo

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Black-out nelle vendite online e conseguente calo del valore delle azioni. L'importanza che un Website può avere per la sopravvivenza di una impresa, quando tutto il suo business si svolge online, è assoluta. Andiamo dietro le quinte della più famosa casa di aste cibernetiche e analizziamone le dinamiche.

Fidarsi oppure no?

Seduto al mio computer, tra un fotoritocco e un articolo per Apogeonline, spesso mi ritrovo a vedere se, per caso, c’è un qualche gadget usato che soddisfaccia le mie insane voglie musicali (o fotografiche; insane, comunque) da comprare su Internet.
Non sono pochi quelli che, come me, si collegano quotidianamente (e più volte il giorno) ai Website dove, per pochi dollari, è possibile comprare di tutto, ma nel vero senso della parola. Io ci ho già comprato un sassofono e una batteria elettronica, e devo riconoscere che le aste online sono più soddisfacenti del mercatino dell’usato. Ci trovi di tutto e il traffico è regolato con la massima attenzione. Mi sembrano affidabili.

Un business tutto cibernetico

Ebay.com è la più grossa e più conosciuta delle strutture che fanno aste online. Stanziata a San Francisco (Ebay richiama l’idea della baia di SF), abbraccia concetti (“comunità” “aiutarsi” “comunicazione” “sharing”), tipicamente californiani. Le aste dell’usato sono forse il motore trainante dal punto di vista economico, ma di per sé la struttura è fondata su vari concetti base. Fateci un salto: http://www.ebay.com.

Ebay.com potrebbe benissimo essere gestito in uno scantinato, più o meno come amazon.com, quello dei libri. Ma come contropartita a questa non-necessità di infrastruttura, eBay.com è schiavo, letteralmente, dei protoni che vanno e vengono sul cavo telefonico.

Si incontra online una tipologia di personaggi molto varia. Oltre agli ovvi rivenditori (in piccola serie), la tribù è composta in maggior parte di privati, appassionati, collezionisti, fannulloni come me, che invece di scrivere i pezzi per Apogeonline vado in giro per la Rete, ciberneticamente parlando, a comprare sassofoni.
(A proposito, ho visto uno splendido sax tenore Selmer Mark VI a $2500.00 ieri (prima che si inchiodasse tutto), se a qualcuno può mai interessare, fatemi sapere, forse il prezzo non sale più di tanto in questi giorni…)

Cifre: solamente tramite il Website in questo momento vengono negoziati 2.585.538 oggetti, in 1.627 categorie, che vanno da un piatto/souvenir di Kansas City che viene offerto a $5.00:
http://cgi.ebay.com/aw-cgi/eBayISAPI.dll?ViewItem&item=143001903
a quadri di artisti famosi (uno di William Robinson Leigh che dopo 23 offerte già è arrivato a $30.000: sì trentamila):
http://cgi.ebay.com/aw-cgi/eBayISAPI.dll?ViewItem&item=141617066

Un business non da poco. La Ebay.com, in tutto questo, ci lucra con delle percentuali bassissime sul prezzo finale di vendita, ma che, sui grandi numeri, fa impressione. Una media di percentuali dell’1.25-2.5%, a seconda del valore dell’oggetto venduto, oppure un ammontare fisso di $25 (auto) e $50 (case) più delle tasse per poter inserire il proprio prodotto nell’asta (2-3 dollari qui o lì).

Miserie, se andiamo a ben guardare, ma proviamo a fare qualche moltiplicazione.

Basta un nulla e le cose si complicano. Cosa è successo?

Nulla di catastrofico è successo, ma intanto Ebay ha già registrato il terzo black-out dall’inizio dell’anno.
Dopo un normale spegnimento del sito per manutenzione tra la mezzanotte e le quattro del mattino del 6 agosto, alle 4:30 A.M. sono cominciati i problemi. Il sito è stato ripristinato solo 10 ore e ½; dopo, e dopo altre 10 zoppica ancora vistosamente. Fino al mattino del giorno dopo non è stato rimesso in funzione il “search”, che è un po’ la vita di tutto.

Ed anche questa volta non è stata ben chiara la dinamica dei fatti. A giugno pareva fosse un problema di gestione del database (che come potete immaginare non è certo cosa da poco), e poi si era proceduto a rimettere tutto a posto per benino e rifare il sistema gestionale ed infatti è decisamente aumentata la velocità di accesso.
Ora si parla di un banale problema hardware (sarà il solito hard disk che si inchioda? o forse una RAM che ha smesso di vivere). Il pubblico di compratori/venditori, la comunità tutta, si è ritrovata con la finestra di “not found” sullo schermo del browser.
Come se uno andasse a fare la spesa in quel supermercato che solo ieri ci siamo passati davanti, e si trova una piazza al suo posto. O un giardino.

Quest’ultimo problema ha portato ad un calo del valore delle azioni del 10% già il giorno dopo, per un totale del 66% negli ultimi 10 mesi. Il solo black-out di giugno (per poco più di 24 ore di off-line) sembra sia costato alla ditta circa 5 milioni di dollari.
Il Chief Executive di Ebay.com, Meg Whitman, ha dichiarato alla Associated Press: “È certamente un grosso disservizio per la comunità”. Parabola di come si va su e si va giù qui in Silicon Valley. Per approfondire la questione, ecco un articolo della Cbs: http://cbs.marketwatch.com/archive/19990806/news/current/ebay.htx?source=htx/http2_mwContent-Type

Ecco quello che dice la Ebay.com ai suoi utilizzatori tramite il Bullettin Board:
http://www2.ebay.com/aw/announce.shtml

Morale della storia

Le concezioni di commercio si stanno ribaltando e con loro, le problematiche. La vita di molte aziende è a volte appesa ad un filo, letteralmente: quello del telefono. E qui non stiamo parlando di aziendine, ma di colossi, di quelli che fanno impallidire tante grandi aziende nostrane, quando poi si vanno ad analizzare i loro utili.

Il loro rapporto con la realtà (denaro, successo) viene mediato da cose intangibili (cosa è più intangibile della magnetizzazione di un disco nell’hard disk, oppure di un codice di software, un algoritmo, una routine in Assembler?) che da giudici implacabili possono determinare successo oppure crisi per un’azienda (e tutto il suo staff).
Ha dell’incredibile. Ci stiamo forse preparando per il terzo millennio? Ve la immaginate la Fiat che va a gambe all’aria perché l’Avvocato si rompe una gamba per un fischio di un merlo sui campi di neve di Cervinia? E come facciamo poi a giustificare la Cassa Integrazione?

Boh! Cose di Silicon Valley. Ciao a tutti.

L'autore

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