Appena il tempo di commentare l’abbandono da parte del browser Opera del proprio motore di resa grafica Presto a favore del WebKit coltivato principalmente da Apple e Google, che la seconda parte dell’affermazione diventa solo parzialmente vera; Google ha infatti annunciato un forking, un nuovo ramo indipendente del codice WebKit, chiamato Blink e previsto da qui all’inizio dell’estate.
Due fatti interessanti sono, primo, che Opera ha optato per Blink e, secondo, che la notizia ha raggiunto la comunità degli sviluppatori all’improvviso anche se per gli addetti ai lavori era nell’aria. Ne è dimostrazione questa affermazione su Hacker News di Macej Stachowiak, sviluppatore di WebKit e Safari, il browser di Apple:
La ragione principale per la quale abbiamo costruito una nuova architettura multiprocesso è che il lavoro relativo compiuto su Chromium [il codice aperto da cui discende il browser Chrome di Google] non è mai stato messo a disposizione del progetto WebKit. Si è sempre trovato nel ramo separato di Chromium, cosa che ha reso arduo usarlo per scopi non inerenti a Chrome. Prima di scrivere una singola riga di ciò che sarebbe diventato WebKit 2 abbiamo chiesto al team di Google se volessero portare su WebKit il loro supporto del multiprocesso. Hanno risposto no.
Che cosa accadrà ora esattamente è difficile da dire ed è anzi probabile che, in termini di pura fruizione del web, tutto rimanga com’è anche per mesi. Tuttavia lo sviluppo parallelo di Blink rispetto a WebKit complicherà la compatibilità generale; su WebKit lavorano numerose aziende tra le quali Oracle, Samsung, Nokia, magari con differenti approcci a JavaScript o altre componenti di un browser moderno. Peter Bright ha riassunto efficacemente su Ars Technica le principali problematiche che potrebbero nascere dalle prossime mosse di Apple o Google.
Quest’ultima ha pubblicato una pagina di domande e risposte e un filmato di mezz’ora riguardo i propri piani di sviluppo di Blink. Quanti hanno criticato in nome della biodiversità la decisione di Opera di abbandonare il proprio motore, ora dovrebbero sentirsi un poco sollevati. L’ecosistema precedente che ospitava tre motori open (il terzo è Gecko, quello di Firefox), di fatto ha riempito quasi in modo naturale il vuoto che si era creato.
Se sia uno stimolo alla competizione e al miglioramento reciproco oppure un ostacolo alla standardizzazione e al progresso generale del web, lo decideranno, lentamente, troppe teste e troppe tastiere per poter azzardare oggi previsioni certe. Di certo WebKit, già prima tutt’altro che monolitico, si allontana da qualsiasi idea di monopolio.