Oggi questo articolo è una scusa per farvi ascoltare un podcast di Umberto Galimberti, registrato per Radio Feltrinelli e gentilmente concesso dall’editore. Galimberti ha usato spesso la metafora del viandante per illustrare la condizione dell’uomo moderno e soprattutto l’atteggiamento che dovremmo tenere (l’etica del viandante) per quel che riguarda il nostro comportamento in un mondo che si è fatto per molti versi troppo complicato per poter essere affrontato con strumenti tradizionali (l’etica delle intenzioni, l’etica della responsabilità…). Strumenti che, a confronto con le sfide che ci presenta la realtà – solo in piccola parte naturale, in prevalenza ormai “costruita” dall’uomo – mostrano limiti forti e carenze disorientanti.
Sappiamo anche che molte delle difficoltà che incontriamo sono generate dal cambiamento prodotto da scienza e tecnica; e a giudicare da quel che vediamo, i cambiamenti si faranno ancora più grandi con una espansione tecnico-scientifica in continua accelerazione. I supercomputer hanno raggiunto in questi ultimi mesi le capacità di calcolo che molti stimano sufficienti a una simulazione funzionale completa del cervello… Si può essere scettici sul raggiungimento del traguardo, ma già le tappe intermedie ci creeranno abbastanza problemi nuovi!
«Gli anni che stiamo vivendo – ha scritto Galimberti nella prefazione al suo Parole nomadi – hanno visto lo sfaldarsi di un dominio, e insieme hanno accennato quel processo migratorio che confonderà i confini dei territori su cui si orientava la nostra geografia. Usi e costumi si contaminano e, se “morale” o “etica” vuol dire costume, è possibile ipotizzare la fine delle nostre etiche fondate sulle nozioni di proprietà, territorio e confine a favore di un’etica che, dissolvendo recinti e certezze, va configurandosi come etica del viandante che non si appella al diritto, ma all’esperienza, perché, a differenza dell’uomo del territorio che ha la sua certezza nella proprietà, nel confine e nella legge, il viandante non può vivere senza elaborare la diversità dell’esperienza […] Senza meta e senza punti di partenza e di arrivo, che non siano punti occasionali, il viandante, con la sua etica, può essere il punto di riferimento dell’umanità a venire, se appena la storia accelera i processi di recente avviati che sono nel segno della deterritorializzazione».
E se viandante deve essere l’uomo moderno, nomadi sono le parole che «cancellando ogni meta e quindi ogni visualizzazione del mondo a partire da un senso ultimo, non stanno al gioco della stabilità o delle definitività, e perciò liberano il mondo come assoluta e continua novità, perché non c’è evento già iscritto in una trama di sensatezza che ne pregiudica l’immotivato accadere». L’analogia è probabilmente più che un gioco di parole o un motto di spirito: il viandante moderno come porterà con sé nel suo viaggio le sue parole nomadi… se non con un lettore mp3? L’idea del podcasting sembra proprio un’immagine tecnologica del nomadismo: suoni che si distribuiscono attraverso la Rete e viaggiano con noi, ci possono raggiungere ovunque siamo o possono accompagnarci nel nostro vagabondare – nel senso fisico del termine come in quello più ideale dell’esplorazione intellettuale o della riflessione filosofica.
Vi stupisce che in Apogeonline vi siano podcast di filosofi o altri studiosi che, di primo acchito, sembra non abbiano nulla a che fare con la tecnologia? Non dovreste. E per almeno due buoni motivi, ormai. Innanzitutto perché la realtà editoriale di Apogeo da tempo copre un territorio più vasto dell’informazione e della manualistica tecnica: prima timidamente, poi con convinzione crescente ci siamo spinti verso la saggistica, scientifica e filosofica (e la collana Pratiche filosofiche diretta da Umberto Galimberti è uno degli esempi più chiari: ha superato ormai la ventina di titoli). In secondo luogo, proprio perché molti degli interrogativi che ci poniamo oggi non saranno “tecnologici”, ma alla tecnologia sono fortemente legati – e bastino per tutti un paio di esempi, come l’ingegneria genetica (e dove finirebbe senza bioinformatica?) o le nanotecnologie.
Siamo sicuri che anche a voi, come a noi in redazione, non interessa solo l’ultimo kernel di Linux o la lista dei parametri di una qualche astuta funzione di Java. Perciò: buon viaggio con queste parole che la tecnologia ci permette di diffondere agevolmente a tutti. E ci sembra giusto cominciare proprio con Umberto Galimberti, il cui libro per i tipi di Apogeo (Il segreto della domanda) è in libreria proprio in questi giorni. Speriamo di reincontrarvi qui. E che vorrete farci sapere che cosa ne pensate.