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È morto un bischero

12 Gennaio 2016

È morto un bischero

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Non bisognerebbe parlar male degli estinti, ma faremo una eccezione alla regola spiegando perché in questo caso è un bene.

Nel sentire che Microsoft toglie dalla data odierna ogni forma di supporto ad Internet Explorer versioni sino a 10 inclusa, mi corre in testa quella vecchia canzonaccia toscana: È morto un bischero, tapin, tapun, all’ospedale, tapin, tapun, senza le bale, tapin, tapun, senza i maron, tapin, tapun.

I PC oggi sono solo la minoranza dei dispositivi usati per accedere al web, ma all’interno di quella minoranza l’uso di Explorer si attesta ancora sul 50 percento circa. Di questi, una metà è passata alla definitiva versione di Explorer o a Edge (già Spartan), ma l’altra metà è rimasta con le versioni obsolete alle quali Microsoft oggi spara un pietoso colpo alla tempia. Con gran soddisfazione di noi professionisti del web, costretti per anni a trovare ogni genere di escamotage per girare attorno alle limitazioni di quel browser vecchio, lento e incompatibile.

Se qualche nostro lettore ancora fa uso di un vecchio Explorer, sappia che da oggi Microsoft non può e non vuole più garantirne in alcun modo la sicurezza. La visita a qualsiasi sito compromesso da uno hacker può portare con sé l’infezione di un virus e la penetrazione dei propri dati, a cominciare dalle password salvate dentro al browser: home banking, commercio elettronico e mail private sono dunque a rischio, un rischio da non sottovalutare. E non crediate che antivirus di terze parti e filtri aziendali possano fare molto quando Microsoft stessa getta la spugna.

Proprio nelle aziende le vecchie versioni dei software ristagnano più spesso per anni e ancora oggi Explorer la fa da padrone. Colpa dei budget informatici spesso risicati che costringono gli informatici dell’impresa a blindare i PC impedendo ogni aggiornamento, ogni cambiamento, per paura che ciò che ha sempre funzionato smetta di farlo.

Microsoft, il cui software nelle aziende domina, tiene bordone per quanto possibile. Per un paragone, considerate che Explorer 8 è stato rilasciato nel marzo 2009 e quindi è stato supportato da Microsoft per quasi sette anni. Safari 8, browser di casa Apple, è stato rilasciato nell’ottobre del 2014 e il suo supporto è stato terminato nell’agosto scorso, a meno di un anno di distanza.

Arriva il momento in cui bisogna dire basta e quel momento è arrivato. Chi usa un vecchio Explorer su PC può restare sotto l’ombrello Microsoft e passare a Explorer 11 (su Windows 7 o superiore) o Microsoft Edge (in Windows 10), oppure rivolgersi — come fa la maggioranza — a Google Chrome: gratuito e ben più veloce e moderno, seppur più impegnativo per memoria e processore di bordo.

Se non vi sono concessi i privilegi di aggiornare il software sul PC in ufficio dovete sollevare la questione con i responsabili in azienda. Che hanno la nostra simpatia, ma non possono più trincerarsi dietro a capziose scuse di instabilità e incompatibilità per i browser più recenti.

Ricordate, la Bibbia è coperta dal Diritto di Creatore, e Dio ne vieta ogni modifica [Rivelazione, 22, 18].

La prima picconata ad Explorer fu di Firefox. Nonostante gli sforzi dei PR Microsoft, non si videro correlazioni tra l’avanzata dei browser alternativi e la stregoneria.

Il peggio che può succedere è che vada fatta una revisioncella per un qualche sito interno dell’impresa scritto nel decennio scorso, mai toccato ed esteticamente difettoso quando guardato con un browser contemporaneo. allora avanti, ché di tempo non ce n’è più.

L'autore

  • Luca Accomazzi
    Luca Accomazzi (@misterakko) lavora con i personal Apple dal 1980. Autore di oltre venti libri, innumerevoli articoli di divulgazione, decine di siti web e due pacchetti software, Accomazzi vanta (in ordine sparso) una laurea in informatica, una moglie, una figlia, una società che sviluppa tecnologie per siti Internet

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