Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul fatto che la posta elettronica è la vera killer application del Web farebbe bene a dare un’occhiata alle notizie contenute nel “Year-End 2000 MailBox Report”. Si tratta di un approfondito rapporto, pubblicato recentemente dalla società americana United Messaging, sulla diffusione internazionale dell’e-mail e sul suo mercato.
I dati risalgono alla fine dello scorso anno e indicano un impressionante aumento del numero degli account di posta elettronica nel mondo. Il maggior tasso di crescita viene registrato fuori dagli Stati Uniti e per la prima volta la quantità di caselle e-mail esistenti nel resto del mondo supera quelle presenti in Usa.
Le novità più interessanti arrivano, però, dal Giappone dove l’utilizzo della posta elettronica si sta diffondendo in modo particolare in ambiente wireless.
Ma veniamo alle cifre. La ricerca della United Messaging fissa a 891 milioni e 100 mila il numero degli account registrati in tutto il globo alla fine del 2000. L’aumento rispetto all’anno precedente è straordinario: il 67%. Ancor più sorprendente, almeno secondo gli americani, è il fatto che il 51% delle caselle e-mail si trovi oggi fuori dai confini degli Stati Uniti, mentre sino al dicembre del ’99 gli account “made in Usa” erano il 53% del totale.
Il sorpasso, sostengono gli autori della ricerca, è stato reso possibile dal fortissimo incremento che lo scorso anno hanno avuto in Giappone i servizi di posta elettronica tramite telefono cellulare. Se in Europa il Wap resta al palo e negli Usa realtà come il Motorola T900 o il BlackBerry sono ancora agli esordi, nel paese del Sol Levante, sistemi quali l’I-Mode o il J-Phone sono un fenomeno di massa e i provider che forniscono servizi a questo tipo di utenti hanno registrato milioni di account.
Tant’è che, nel mondo, il Wireless Messaging è passato dai 3 milioni e 700 mila account del 1999 ai 34 milioni del 2000, in larghissima maggioranza situati in Giappone. Di più, il Wireless Messaging, che la ricerca distingue dai servizi SMS, è il settore che lo scorso anno ha fatto registrare il più alto tasso di crescita.
Tornando a una visione più generale, secondo il rapporto, all’incirca più di un terzo degli account di posta elettronica attualmente sottoscritti (per la precisione 345 milioni) sono da riferire alle caselle e-mail fornite dalle aziende ai loro dipendenti.
Non ci sono dati per gli altri continenti, ma gli Stati Uniti, in questo ambito, sono ancora decisamente il leader: impiegano il 5% della forza-lavoro mondiale e posseggono la metà di tutti gli account aziendali registrati. Le società americane sembrano essere particolarmente generose dal momento che -secondo United Messaging- il 75% dei lavoratori statunitensi ha la sua casella fornita dalla ditta.
Per quanto riguarda le famiglie, il 40% possiede un indirizzo di posta elettronica. La grande diffusione dell’e-mail e la sua pervasività fanno sì che negli Stati Uniti l’attività del legislatore si stia concentrando anche sulle problematiche legate a questo eccezionale sviluppo. Ciò significa grande attenzione per i problemi legati alla privacy e allo spam.
Nelle prossime settimane sarà ripresentato al Congresso il “Notice of Electronic Monitoring Act”, un progetto di legge che segna i confini entro i quali le aziende possono controllare la posta elettronica dei propri dipendenti, vietando in particolare forme di controllo non dichiarato.
Ma la pressione delle società americane è molto forte. Punta a rafforzare la considerazione che un messaggio inviato da un account fornito da un’azienda abbia lo stesso valore di una lettera scritta su carta intestata della società in questione. Una posizione che non mancherà di far sentire il suo peso nella valutazione e nella sanzione di eventuali abusi commessi da un dipendente.