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E-Learning: ma quanto mi costi?

11 Aprile 2002

E-Learning: ma quanto mi costi?

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La questione del prezzo nell'e-learning offre il fianco a mistificazioni di ogni tipo

I tristi esiti delle fortune di casa Enron hanno convinto molti di noi, che continuavano a nutrire speranze anche dopo la disfatta del Nasdaq, a rinunciare a pensarsi ricchi sfondati. Sembra se ne siano resi conto anche i partner delle società di consulenza e perfino i produttori di piattaforme. Fa da contraltare a questa situazione la fine annunciata della cuccagna del “tutto-gratis per sempre”, a cui molti di noi, onnivori del nuovo-a-tutti-i-costi, sembrano non volersi rassegnare.

Fra questi estremi, a farne le spese sono le politiche d’acquisto: si stenta a capire che cosa valga la pena comprare, che cosa vale un piccolo sacrificio economico e cosa No. Insomma, il compratore sa che da qualche parte c’è una stangata in agguato, ma non può scommettere dove e spesso continua a fare come gli ispettori che dicono: “Beh, se questi hanno appena tirato su un grattacielo con tutti questi impiegati, non possono che essere solidi!” E finisce per comprare, non solo la soluzione dei “solidi”, ma anche la loro politica di prezzi, che spiega quello che ha valore e quello che non ne ha. Se poi anche gli esperti che si fanno pagare a peso d’oro per fare i consiglieri stanno dalla parte dei costruttori di grattacieli, siamo proprio nei guai.

Sta di fatto che dovunque ti giri c’è quello che candidamente chiede: “Ma quanto mi costa un non-importa-cosa?”, senza rendersi conto che proprio con quella domanda in genere inizia a scavarsi la fossa. Secondo te, che cosa ti può rispondere il gatto? In genere: “Tu che cos’hai in tasca adesso?” E la volpe?: “Giusto quello! Poi, col tempo…”
Anche al recente e-Learning forum di Milano c’è stato chi ha fatto quella domanda e ha ricevuto in cambio due risposte:

  • la prima era un ovvio “dipende…”
  • la seconda, “un terzo in meno”.

E se “dipende” sa di “storia infinita”, mi dovete spiegare “un terzo in meno” di quanto? La questione del prezzo offre il fianco a mistificazioni di ogni tipo. Un commerciale ad un corso di formazione, ammettendo che certi servizi che avrebbe potuto offrire erano certo interessanti e vantaggiosi, spiegava che non l’avrebbe proposto ai suoi clienti perché questi, prima ancora di farlo parlare, gli avrebbero chiesto: “Quanto costa?” E poi gli avrebbero detto che il prodotto di Rossi, anche se faceva cose diverse, costava di meno e dava molti pacchetti omaggio in più. Per questa ragione preferiva vendere tante scatole di ciarpame, dieci al prezzo di una, su cui guadagnava di più e non perdeva il cliente. Questo almeno oggi, perché tanto non sono tempi in cui valga la pena di pensare a domani. O almeno così si sente dire.

Nel mercato dell’e-Learning si comincia a sostenere che bisogna affidarsi a blended provider, che ti diano tutto, dalla piattaforma ai contenuti, knowledge management compreso, e persino la formazione on-stage e outdoor al prezzo di uno e mezzo.
A un altro seminario sostenevo che la telematica consente di potenziare la formazione, ma che i costi fra on-stage e on-line tendono ad equilibrarsi solo a fronte di grandi numeri: di fruitori e di corsi. Sono stato assalito da fornitori che mi hanno dimostrato quanto sbagliavo. Come al solito la questione era: “Che cosa intendiamo con la parola formazione? Che requisiti e che obiettivi si pone il committente? Quali verifiche vengono adottate per valutare l’impatto?”

Facciamo un esempio. Quanto costa l’affitto di una piattaforma per l’erogazione di formazione su Web, compresi i principali corsi sull’informatica di base (Windows, Office, Explorer) e avanzata (HTML, VisualBasic, Java), più un po’ di formazione per impiegati e manager sull’orientamento al cliente, la gestione del tempo e simili (qualche titolo in italiano e il resto in inglese)?

State sereni! Con qualche decina di milioni trovate un buon LSP (un affitta-corsi) e avete di che riempire la pancia dei vostri dipendenti per mesi e mesi. Se la vostra azienda è piccola e se avete un po’ di pazienza, magari mettendovi d’accordo con qualche ditta collegata, potreste sorprendervi per quanto quella cifra può scendere. Ci sono fornitori di corsi d’aula che l’e-Learning delle loro dispense ve lo danno gratis. E tutto ciò senza contare i fondi comunitari e la legge Tremonti, magari. Infatti, questo è l’e-Learning che ogni buon commercialista dovrebbe conoscere. Se ancora non ve l’ha consigliato forse è perché pensa solo ai soldi e – a torto o ragione – considera che con un modesto studio di amici suoi potete anche guadagnarci di più tutti quanti senza tante ricerche. Prendere una laurea onLine può poi essere assolutamente vantaggioso: pensate che in USA una madre intraprendente è riuscita a portare il proprio figlio fino all’Università! Che c’è di strano? A parte che aveva sette anni, il figlio, null’altro. Ah, sì, anche che ora è ricoverato in ospedale psichiatrico, ma questo non dovrebbe essere strano, almeno per noi.

Se vi dite scandalizzati di quest’impostazione dell’argomento, vi chiedo scusa e non urterò oltre la vostra sensibilità. Però, ad impostarlo nel modo giusto, difficilmente si riuscirebbe ad essere rapidi come chiede ogni buon affarista del “quanto mi costa non-importa-cosa”. Dovremmo parlare di sostenibilità dei progetti di apprendimento e condivisione delle conoscenze in funzione di obiettivi locali, che siano individuali, aziendali, istituzionali, eccetera. Sostenibilità vuol dire che se dovete scegliere fra un “tutto-compreso” miliardario – anche se ammortizzabile lungo tutti i tempi eterni di implementazione – e l’ideazione di una strategia che preveda fasi iniziali semplici e strettamente finalizzate alle emergenze, che possa proseguire poi per successivi reindirizzi in funzione del modo in cui la vostra realtà avrà fatto propria la sua evoluzione di bisogni e di capacità… beh, scegliendo bene, magari sarete meno alla moda, ma avrete speso poco, buttato via meno tempo voi e i vostri dipendenti e ottenuto quello che vi serve – e solo quello – con una certa soddisfazione. Tutto questo anche con l’e-Learning, il content management, le sharing technologies e gli altri strumenti che potranno servire. Rigorosamente, solo quelli che servono!

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