Negli Stati Uniti, una commissione incaricata di studiare le opportunità di sviluppo dell’e-Learning ha pubblicato un rapporto che punta sul ritardo nazionale nel campo dell’educazione sul Web.
Il responsabile di questo studio, il senatore Bob Kerrey, ha esortato il neo presidente Bush a considerare questa nuova forma di insegnamento come una priorità assoluta.
Secondo questo dossier, infatti, l’impatto che Internet potrebbe avere sulle possibilità di formazione (scolastica, universitaria, ecc.) è sottostimato.
Il bilancio sull’e-Learning, poi, è negativo. Un’ineguaglianza drammatica a livello di accesso tecnologico (con milioni di americani non equipaggiati e dunque inadatti a essere e-formati) e uno scarto tra gli investimenti delle scuole e quello delle industrie private: se un’impresa americana spende in media 13.200.000 lire circa a impiegato, le istituzioni scolastiche non dedicano che 480.000 lire circa per allievo.
Un grosso errore – su cui il rapporto punta il dito – quando è noto che Internet potrebbe permettere una moltiplicazione di luoghi “virtuali” di formazione e opportunità di apprendimento per gli americani meno preparati.
Per rimediare a questo “sperpero di possibilità”, la commissione ha stabilito una lista di raccomandazioni, a uso del governo americano: sviluppare risorse Internet accessibili a tutti, preparare i formatori dell’era e-Learning, stabilire contenuti pedagogici adatti a questi nuovi supporti.
Uno studio dell’istituto IDC, infatti, prevede che entro il 2004, il numero degli istituti scolastici che proporranno formazione online si duplicherà, con il 33% di studenti in più, ogni anno, connessi.
Il nuovo millennio, dunque, si apre all’insegna dell’e-Learning. Almeno negli Stati Uniti.