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E alla vincitrice… un seno nuovo di zecca

01 Febbraio 2005

E alla vincitrice… un seno nuovo di zecca

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Si inizia parlando di un concorso radiofonico che mette in palio la plastica al seno e si finisce a parlare di Janet Jackson, di Giorgio Bush, di censura .....

Qualche mese fa ho avuto occasione di trattare il tema dell’ossessione della civiltà occidentale nei confronti dell’ipertrofia mammaria – ovvero della crescente popolarità di seni molto sviluppati – e delle conseguenze sociali e di business correlate.

Qui in Spagna la TV ci bombarda di spot promozionanti la chirurgia estetica, a supporto di quello che sembra essere un gigante locale del settore (preparatevi, aprono in Italia). Il messaggio è, sostanzialmente, “rifatta ti senti meglio, ti piaci di più”.
E la chirurgia al seno, mi dicono, qui è diventata un regalo molto popolare per festeggiare il conseguimento della maturità (la macchina te la fanno per la laurea? O preferisci la liposuzione?).

In realtà l’invasione del silicone è arrivata con forza anche in Oriente, come attestato da un approfondito reportage di Time Asia; ma, ovviamente, il paese più avanti di tutti ancora una volta sono gli States.

Ora, se un prodotto o un servizio diventa popolare e desiderabile, cosa capita? Un sacco di cose; fra le altre che diventa un possibile ed appetibile premio per iniziative promozionali.

Il bisturi che ti premia

A quanto pare, l’uso di regalare interventi chirurgici come premio di concorsi non è una novità negli US… e per un po’ di anni l’hanno passata liscia.
Recentemente però, una nuova azione promozionale ha causato un mare di polemiche, prese di posizione e turbolenze.

Una serie di emittenti radiofoniche, appartenenti ad un network, ha avuto la brillante idea di lanciare il concorso “Breast Christmas Ever“. Oltre un centinaio di migliaia di partecipanti si sono contese l’ambito premio, redigendo un saggio centrato sul tema “perché vorrei avere il seno più grande”. Tredici di loro hanno visto realizzato il proprio sogno.

L’iniziativa ha scatenato, come anticipavo, polemiche e boicottaggi: sia perché ritenuta offensiva per il genere femminile, sia perché potenzialmente pericolosa per la salute, sia perché eticamente discutibile (ad esempio non erano ammesse concorrenti che volessero l’operazione per ricostruire seni dopo l’asportazione di un tumore).

Sia (forse sopratutto) perché il network in questione era già nel mirino degli attivisti.

I problemi di Clear Channel

Passo indietro. Le stazioni in questione appartengono al network Clear Channel – una sorta di King Kong del mondo dei media, spesso definita la “Microsoft della musica” per la sua posizione dominante nell’emittenza radiofonica.
E Clear Channel, negli ultimi tempi, è stata protagonista di una serie di eventi che l’hanno resa molto, forse troppo, visibile.

Come accennato, questo gruppo era già nel mirino di gruppi di attivisti, a causa delle posizioni prese da proprie emittenti, supportando i ”Rally for America!”, raduni a favore della guerra dell’Iraq.

Anche da noi, poi, era arrivata la notizia del bando dalla programmazione radiofonica del popolarissimo gruppo pop-country delle Dixie Chicks, colpevoli di aver criticato il Presidente Bush (c’è da domandarsi – se questi incontrano Bruce Springsteen, che fanno? gli sparano a vista?)

Insomma un gruppo bollato come reazionario e oggetto di numerosissimi blog e siti di controinformazione, critica e denuncia (anche se, nel mondo radiofonico americano, c’è chi ha fatto ben di peggio…).

I guai grossi sono però venuti quando Clear Channel si è trovata una bollentissima patata fra le mani, per via di una complicata vicenda che ha portato al defenestramento del notissimo, volgarissimo e criticatissimo Howard Stern – conduttore di famigerati programmi radiofonici.

Storie di multe e di censure

Per farla breve, questo signore ne ha detta qualcuna di troppo. La potente American Families Association è insorta sparando denunce e esigendo ritorsioni.

La FCC (Federal Communications Commission), organismo che controlla fra le altre cose la moralità delle emissioni radiotelevisive americane, ha rifilato a Clear Channell una serie di multoni per indecenza che sono costati al network 1,75 milioni di dollari (con la spada di Damocle della sospensione della licenza delle emittenti…).

Il network ha di conseguenza fatto fuori un po’ di conduttori scomodi, tra cui il notissimo Howard; che ha reagito dicendone di tutti i colori, tirando in ballo l’aria di censura che tira nell’america post 11/9, attribuendo il suo licenziamento alla propria posizione anti Bush, eccetera eccetera…

La polemica che ne è seguita ha trovato un terreno fertile – essendo Clear Channel stata ripetutamente accusata di avere rapporti un po’ troppo stretti con l’establishment politico neocon (mi verrebbe da usare il termine “con” nella sua accezione francese…).

Quel che è certo è che le nuove politiche di riassetto del sistema radiotelevisivo americano non hanno fatto male alla rete: basti pensare che prima della deregulation del 1996 (che fissava un tetto massimo di stazioni) Clear Channel aveva la bellezza di 36 emittenti. Oggi ne ha 1.200.

E viene ampiamente tirata in ballo una rimarchevole operazione finanziaria che ha visto l’allora Governatore George doppiavu Bush vendere la sua partecipazione azionaria nella squadra di baseball dei Texas Rangers al vice-CEO di Clear Channel… portandosi a casa un utile di 13 milioni e rotti di bigliettoni verdi (prima che la Casa Bianca mi faccia causa, ecco la fonte, l’autorevole ESPN).

Insomma, un pasticcio con tutti gli ingredienti per una polemica nazionale e per far partire il classico boicottaggio.

La colpa è del seno di Janet

È comunque chiaro a tutti che la faccenda di Stern si inquadra in uno scenario di maggiore incisività della FCC nel reprimere l’immoralità nel sistema radiotelevisivo nordamericano.
La posizione ufficiale della FCC è che “…l’adozione di misure più forti, come quella di oggi (contro Clear Channel) servirà a convincere le emittenti che non possono ignorare la loro responsabilità nel servire l’interesse pubblico e nell’evitare la diffusione di materiale indecente sulle pubbliche onde hertziane…” (dixit il Commissioner della FCC, Jonathan Adelstein)

Quasi unanimemente si attribuisce il giro di vite della FCC al malaugurato incidente (noto come Boobgate) di Janet Jackson.

Come qualcuno forse ricorderà, durante l’esibizione della pop star nell’intervallo del Superbowl, un imprevedibile scherzo del fato faceva sì che il suo compagno di duetto accidentalmente le strappasse il vestito, mettendo a nudo il seno della cantante.

L’incidente causò una marea di problemi alla CBS (stazione televisiva che trasmetteva l’evento) e un diluvio di denunce alla FCC da parte di cittadini offesi (oltre 200,000 denunce – nuovo record assoluto).

Come conseguenza, in attesa di capire se la CBS verrà chiusa e le sue sedi rase al suolo, le emittenti hanno abolito la diretta televisiva – mandando in onda gli eventi con una differita di qualche secondo. In tempo per poter intervenire nel caso di osceni incidenti.

Permettetemi ancora due annotazioni sul Boobgate:

  • curioso che Janet, proprio quel giorno, si fosse messa sotto il vestito un ornamento da capezzolo di dimensioni improbabili…
  • dato che, come intuibile, non si può descrivere sui media US l’incidente come “..le si è aperto il vestito ed è uscita una tetta”, il termine Politically Correct per descrivere l’accaduto è che Janet ha sofferto di una Wardrobe Malfunction, di un malfunzionamento del guardaroba

Il grande vecchio sono “esse”?

Insomma, dobbiamo ammettere che, ancora una volta, “esse” ritornano.

Ancora una volta dobbiamo constatare la imprescindibile influenza che i seni femminili sono in grado di esercitare sul nostro sistema socio-economico, legale e culturale. Iniziamo a sospettare che, se c’è un mandante, se c’è un grande vecchio, forse egli sono loro.

Torniamo al concorso rifatti il torso…

Clear Channel, di fronte alle polemiche in merito al concorso “Breast Christmas”, si è chiamata fuori, dichiarando che si trattava di una iniziativa non gestita dal network e che rientrava nei margini di autonomia lasciata ai manager delle stazioni locali.

Jennifer Gery, portavoce del gruppo, ha dichiarato “non c’è (per noi) ragione di preoccuparsi, perchè non si tratta di una promozione supportata da Clear Channel: diamo l’autonomia ai nostri manager locali di prendere decisioni in merito alla programmazione”. Che insomma i boss delle emittenti Tampa, Jacksonville, St. Louis and Detroit se l’erano suonata e cantata tutti da soli, senza coinvolgere il network.

Poi però si devono essere un pochino preoccupati, in quanto il concorso ha scatenato il NOW (National Organization for Women) che ha chiesto ai propri simpatizzanti di inoltrare delle denunce alla FCC (come abbiamo visto, la guardiana dell’ortodossia radiotelevisiva) contro Clear Channel e le sue stazioni (a questo punto la FCC farà una sorta di abbonamento vitalizio per Clear Channel o quanto meno gli istituirà un programma Frequent Flyer).

La NOW ha avuto infatti molto da obiettare rispetto all’eticità, moralità, considerazione della donna veicolato da questo tipo di azioni promozionali (vedi alla voce misoginia), si è fortemente preoccupata della sicurezza delle donne rispetto ad un’operazione chirurgica che in passato ha creato non pochi problemi di salute alle pazienti, si è scagliata contro lo scarico di responsabilità fatto accettare alle partecipanti.

In pratica se qualcosa va male nell’operazione di restauro mammario, le fortunate vincitrici non potranno far causa ne’ a Clear Channel, ne’ alla stazione locale e nemmeno al chirurgo. Tanto per capirci, in caso di malaugurato incidente se la smazzano da sole, e qualsiasi cura, nuovo intervento chirurgico o trattamento psicologico se lo pagano di tasca propria. Alle tariffe US.

Che ci riserva il futuro?

Sembra assodato che il modello di sviluppo della nostra società sia destinato a basarsi, per lungo tempo a venire, sull’assunto macroeconomico di base che le donne sono più attraenti e desiderabili se hanno il seno grosso e tonico.

Logico aspettarci quindi che la comunicazione segua, come sua natura, questo trend culturale e la chirurgia dermocosmetica sempre più acquisti popolarità come componente premiante in attività publipromozionali.

Già negli US si vedono le naturali estensioni del ragionamento. A Detroit già s’è visto (o meglio, udito) “New Year, New Rear” un concorso radiofonico che mette in palio un buono da 15,000 dollari di liposuzione. Altre emittenti hanno lanciato o stanno considerando la possibilità di lanciare altre promozioni destinate a permettere al proprio pubblico di avvicinarsi agli stereotipi dell’immaginario collettivo.

Ma quello che più (mi) preoccupa è che la chirurgia plastica, dopo anni di ricerca e sviluppo, è giunta ad una nuova frontiera. Ad aprire un nuovo campo di intervento migliorativo del corpo femminile.

Dato che, per fortuna, qui non c’è la FCC ma potrei comunque urtare la sensibilità di qualcuno, ci giro attorno… insomma, ecco, le signore adesso si rifanno il seno, la pancia… e i chirurgi possono ancora fare degli altri lavori un po’ più in giù…

Ora, se come abbiamo visto, tanti e tali disastri, tali impatti sull’equilibrio del sistema economico della più grande potenza del mondo hanno causato le operazioni di plastica al seno, mi vengono i sudori freddi a pensare cosa capiterà quando la Radio sorteggerà interventi di labiaplastica.

Addendum: e che riserva il futuro al sistema radiotelevisivo US?

Bella domanda. Si sta per aprire una discontinuità.

In un inedito doppio ritiro familiare, non solo lascia l’incarico Colin Powell, segretario della Casa Bianca, ma se ne va dal suo posto anche il figlio, Michael “ti metto la multa” Powell, lasciando il timone della vigile FCC che sotto la sua illuminata guida ha stretto le viti del controllo morale.

E tra i candidati alla successione ve ne sono di ancora più assatanati sul tema della “indecency”. Anche perché, visto il successo fin qui ottenuto, organizzazioni come il Parents Television Council stanno affilando le sciabole per chiedere un maggior rigore negli standard morali delle trasmissioni radiotelevisive. E gli effetti – sui palinsensti – iniziano a farsi sentire.

Un segnale forte è arrivato il Veteran’s Day, Giorno dei Veterani in cui si celebrano i reduci. 20 emittenti televisive che avevano programmato di emettere “Salvate il Soldato Ryan” sono tornate sui loro passi e hanno cambiato palinsesto violando la programmazione impostata dal loro network (ABC).

Le emittenti in questione hanno fatto una semplice considerazione. Nel 2001 il film era già stato messo in onda. La solita American Family Association aveva sporto denuncia alla FCC che però aveva archiviato il caso.

Ma oggi, coi tempi che corrono e il maggior rigore morale degli Stati Uniti, la violenza ed il linguaggio sboccato del film avrebbero di certo offeso ancor di più l’AFA. E questa volta probabilmente la FCC avrebbe dato seguito alla denuncia e inflitto un colossale multone per turpiloquio in luogo pubblico ed offesa della sensibilità morale del pubblico causata dal violento e sboccato film di Spielberg.

Meglio non rischiare. Meglio cambiare programma e marciare coperti ed allineati verso un futuro radiotelevisivo dove, chissà, forse nemmeno Bambi sarà permesso dalle associazioni delle famiglie…

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