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Dura lotta ai ladri di musica, anche asiatici

14 Aprile 2005

Dura lotta ai ladri di musica, anche asiatici

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In Asia, e non solo, l'industria del disco è impegnata in una lotta senza quartiere contro i pirati del Web. Obiettivo principale: contenere le perdite di fatturato derivanti dalla mole considerevole di scambi illegali

Le major della musica hanno dato il via all’ennesima ondata di processi contro utenti rei di avere scambiano della musica online, processi che coinvolgono anche l’Asia, estendendo così la portata della guerra contro la pirateria via Internet, alla quale le case discografiche attribuiscono milioni di dollari di perdite di fatturato.

Il sindacato professionale, l’International Federation of the Phonographic Industry (IFPI), ha annunciato di avere depositato 963 reclami in Giappone, così come nei Paesi Bassi, in Finlandia, in Irlanda e in Islanda, portando a più di 11.000 il numero delle azioni legali in corso in tutto il mondo.

In Giappone, secondo mercato mondiale per la musica, le vendite sono scese di circa un terzo nel corso degli ultimi cinque anni. La musica illegale è divenuta, infatti, una prassi corrente in Asia, scambiata principalmente sotto forma di CD pirata.

“L’industria ha deciso che era tempo di agire”, ha dichiarato il presidente del IFPI, John Kennedy, precisando inoltre che la prassi illegale è altrimenti destinata a continuare, soprattutto nell’immediato futuro, nonostante la creazione di alternative legali online come Napster o iTunes.

La maggiore preoccupazionedell’IFIP, adesso, è combattere coloro che mettono a disposizione della musica sul Web e, parallelamente, sostenere la campagna che impone ai provider Internet di adottare politiche più “energiche” nei confronti degli internauti che scambiano musica via Internet, attraverso le reti P2P.

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