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Droni andremo a finire

19 Ottobre 2016

Droni andremo a finire

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L'invasione aerea prosegue a ritmi impressionanti. L'ultima prova a Venezia, mentre anche il Pentagono ha di che preoccuparsi.

Il 12 ottobre un piccolo drone commerciale, un DJI Phantom 3, decollato dall’isola di San Giorgio per scattare foto della città ripresa da un’altezza di circa duecento metri, si è trovato senza controllo quando un elicottero ha incrociato la zona di volo, provocando uno spostamento d’aria fatale al piccolo velivolo che è finito contro il campanile di San Marco, per precipitare accanto al famoso bar Aurora in una delle piazze più belle e conosciute al mondo.

E anche più densamente popolate di turisti che, sufficientemente spaventati, hanno avvertito le autorità. Il proprietario del drone è stato condannato a una multa, dopo essersi presentato spontaneamente al comando della polizia locale per giustificare la presenza del proprio apparecchio in quella zona. Presenza illegale, dato che come in tutte le città, ma in particolare per Venezia e per la vicinanza dell’aeroporto, i cieli della zona sono vietati a qualunque drone piccolo o grande che sia.

Sembrerebbero limitazioni e preoccupazioni inopportune per apparecchi che sono poco più che costosi giocattoli, ma i fatti confermano che in quanto a problemi derivanti dal loro uso siamo solo all’inizio.

Terrorismo al volo

Lo stanno purtroppo dimostrando i terroristi dell’ISIS che sono riusciti ad uccidere due combattenti delle forze curde nemiche, i quali avevano catturato un piccolo drone commerciale apparentemente in ricognizione e invece trasportava una quantità di esplosivo sufficientemente potente; terzo di una serie di episodi analoghi che non avevano ancora causato vittime. Da qui la preoccupazione del Pentagono, che vede un numero sempre maggiore di droni acquistabili dai normali siti di e-commerce, come il DJI Fantasma, sfiorare le teste dei propri soldati stanziati nei territori mediorientali. 20 milioni di dollari da destinare specificatamente allo studio di mezzi più efficaci per contrastare questo tipo di guerriglia aerea, pare sia stata l’ultima richiesta al Congresso americano da parte delle autorità militari.

Peraltro qualcosa è già stato collaudato. Si tratta di sistemi più o meno portatili e basati su tecnologie tra loro molto differenti, secondo il campo d’impiego. Esistono sistemi a postazione fissa in difesa di aree sensibili e in grado di disturbare la ricezione dei comandi del proprietario tramite un flusso di onde elettromagnetiche alla giusta frequenza. Oppure di fucili con analoga tecnologia, che puntati verso la traiettoria del drone permettono l’acquisizione del controllo dello stesso e quindi un atterraggio morbido e controllato in un’area protetta.

Arma antidrone

C’è da chiedersi se per difendersi da un drone non si faccia prima con i pallettoni.

Altri fanno uso di laser, come il sistema progettato e costruito da Boeing. È probabile che anche l’aviazione civile dovrà, prima o poi, dotare i propri aerei di sistemi di autodifesa sufficientemente veloci e precisi.

Purtroppo gli scenari di utilizzo perverso delle nuove tecnologie a disposizione di tutti non si fermano a questi esempi. Un filmato di Finmeccanica ne presenta bene gli aspetti possibili, e le possibilità di difesa. Fino a che una nuova tecnologia non cambierà nuovamente il panorama dell’eterna lotta tra idee benefiche e malefiche.

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