La nota struttura di pubblicità online DoubleClick mantiene un database con le attività degli utenti, registrandone generalità, acquisti e indirizzi. Questa l’accusa documentata sulle pagine del quotidiano USA Today. I dati così accumulati vengono poi integrati nell’archivio di Abacus Direct, acquistata lo scorso anno dalla stessa DoubleClick. In tal modo si otterrebbe un vasto database contenente i dati relativi a oltre 90 milioni di famiglie, utilizzato per campagne di direct marketing.
Secondo i fautori a tutela della privacy personale, tale pratica va direttamente contro un principio generalmente salvaguardato online, quello dell’anonimato. Dal canto loro, le associazioni a difesa dei consumatori stanno per inviare un esposto alla FCC. Secondo David Banisar di Privacy International, le informazioni relative al cosiddetto “opt out” sono difficili da reperire nello spazio del sito che illustra la policy sulla privacy. E Jason Catlett di Junkbusters spiega che per “quattro anni DoubleClick ha negato ogni identificazione personale,” e solo ora finisce per ammetterlo. Un’ammissione giustificata con la necessità di raggiungere un target più specifico nonché migliorare l’esperienza degli utenti.