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Dopo Easyinternet, anche un Internet café tedesco sotto accusa

12 Febbraio 2003

Dopo Easyinternet, anche un Internet café tedesco sotto accusa

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Un Internet café tedesco è stato chiuso perché violava le norme in materia di case da gioco e la legislazione a tutela dei minori

La vicenda ha origine il 16 agosto 2002, quando le autorità locali di Treptow-Köpenick, una località nei pressi di Berlino, hanno ordinato il fermo di un “Internet und Computerspielestudio” perché, consentendo di accedere ad alcuni giochi, come freecell e minesweeper, “non rispettava la normativa vigente in materia di case da gioco”.

I gestori del Café hanno presentato ricorso al Tribunale Amministrativo e, successivamente, alla Corte d’Appello amministrativa di Berlino, sostenendo che i computer ospitati dal locale venivano utilizzati dagli avventori soprattutto per navigare su Internet e non come apparecchi destinati esclusivamente al divertimento.
Pertanto, non necessitavano della concessione di alcun genere di licenza.

La Corte d’Appello, il 17 dicembre scorso, invece, ha confermato la pronuncia del Tribunale Amministrativo del 27 settembre 2002, sulla base dell’art. 33 della Gewerbeordenung (GewO) – la legge tedesca in materia di professioni – che prevede la necessità di un’apposita licenza, per ogni genere di sistema impiegato nelle case da gioco o simili.

Pertanto, secondo la Corte, la licenza era richiesta anche per i computer in questione che, in casi di questo genere, devono essere considerati come degli apparecchi multifunzione, aventi come scopo principale il gioco.

La Corte ha inoltre ritenuto che i gestori avrebbero dovuto adottare degli accorgimenti tecnici, o delle misure tecniche più restrittive, per scoraggiare i minori a giocare, in quanto ai giochi disponibili all’interno del café, potevano avere accesso tutti gli internauti.

Questa vicenda ripropone la questione dei cybercafé, di cui si è già ampiamente parlato nelle scorse settimane, quando EasyInternet Café era stata condannata da un tribunale britannico, per aver proposto servizi non autorizzati che consentivano ai propri clienti di scaricare e masterizzare musica su CD, in violazione delle norme a tutela del copyright.

In Francia, invece, un negozio di duplicazione di CD, di recente, è stato condannato, sia in primo che in secondo grado, per aver messo a disposizione del pubblico materiale per la duplicazione di CD musicali o contenenti software, ben oltre il limite consentito per le copie private.

Per questo motivo, la Sacem – la Société des auteurs compositeurs éditeurs de musique pour la gestion collective du droit d’auteur et de la propriété intellectuelle – aveva proposto di sottoporre tutti i luoghi di accesso pubblico a Internet al pagamento di una somma forfettaria, che variava da 780 a 915 franchi all’anno, per tutelare i titolari di diritti d’autore.

La società aveva però dovuto gettare la spugna in seguito alle accanite contestazioni che erano scaturite dalla presentazione di questo progetto.

L'autore

  • Annarita Gili
    Annarita Gili è avvocato civilista. Dal 1995 si dedica allo studio e all’attività professionale relativamente a tutti i settori del Diritto Civile, tra cui il Diritto dell’Informatica, di Internet e delle Nuove tecnologie.

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