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Dietro SCO c’è Microsoft?

17 Marzo 2004

Dietro SCO c’è Microsoft?

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Nei giorni scorsi la rivista americana "BusinessWeek" ha confermato che Microsoft ha fatto da intermediario tra SCO Group e il fondo d'investimento BayStar per un finanziamento di 50 milioni di dollari. BayStar conferma, SCO nega. Ricostruzione di una vicenda sempre più intricata

Il polverone era stato sollevato inizialmente da Eric Raymond, uno degli esponenti più influenti della comunità Open Source, che aveva rivelato l’esistenza di uno scambio di e-mail tra Michael Anderer, CEO di S2 Partners e Chris Sontag, vice presidente di SCO Group, intorno a un finanziamento di 86 milioni di dollari che sarebbero arrivati a SCO da (o tramite) Microsoft. A effettuare il finanziamento sarebbe stato il fondo BayStar, una società privata fondata nel 1998 che ha già effettuato operazioni finanziarie con più di 140 società per un totale di 1,4 miliardi di dollari.

Secondo Lawrence Goldfarb, uno degli azionisti di BayStar, esponenti di Microsoft l’avrebbero contattato direttamente per chiedergli di investire in SCO. Goldfarb ha precisato si è trattato di contatti con quadri del gigante del software e che né Bill Gates, né Steve Ballmer hanno avuto contatti diretti con lui o la sua società.

La dichiarazione di Goldfarb ha sollevato un certo scalpore, anche perché contraddice quanto affermato nei giorni scorsi dal portavoce di SCO e cioè che Microsoft non avrebbe avuto nessun ruolo diretto o indiretto con l’investimento operato da BayStar. L’e-mail (autentica) diffusa da Raymond, secondo SCO sarebbe stata mal interpretata.

Se Microsoft ha fatto realmente da intermediario, questo ha consentito a SCO di ottenere il finanziamento di 50 milioni di dollari da BayStar. Da qui a dire che Microsoft sostiene (o addirittura pilota) la strategia di SCO – che rivendica la proprietà intellettuale di Linux e vuole portare in tribunale IBM, Novell, Red Hat e Daimler Chrysler – il passo, ovviamente, è breve. Ma altrettanto ovviamente è un passo difficile da fare sulla base di questi pochi elementi.

Quello che appare a tutti evidente è che il cosiddetto “affaire SCO” si fa sempre più intricato e torbido e rischia di offuscare l’immagine della società di Redmond che, come si sa, non ha in grande simpatia Linux e il movimento Open Source.

I punti fermi, per il momento, rimangono solo due. Il primo è che SCO deve ancora rendere ufficiali le prove che alcune parti del codice sorgente di Linux sono state copiate dal codice sorgente di Unix, del quale la software house detiene i diritti. Il secondo è che la società avrà ancora bisogno in futuro di soldi freschi, perché si trova in una situazione delicata. SCO Group, alla fine del mese di gennaio 2004, ha registrato perdite nette per 2,3 milioni di dollari, a fronte di un giro d’affari di 11,4 milioni di dollari. Nello stesso periodo, le spese legali relative alle sue azioni contro il mondo Linux sono salite a 3,4 milioni di dollari. Indubbiamente un grosso sforzo economico per una così piccola azienda.

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