In questi giorni sono diversi i rumors relativi alla prossima versione di Android, numerata 5.0 sotto il nome in codice di Jelly Bean. È addirittura trapelato il nome della release successiva, che sembra si chiamerà Key Lime Pie. Questa velocità con cui le diverse versioni della piattaforma vengono messe sul mercato può essere vista come un fatto positivo per quello che riguarda la concorrenza sul campo dell’innovazione, ma rappresenta un grosso problema a proposito della frammentazione dei dispositivi.
I vari produttori come Samsung, LG, Sony dedicano moltissime risorse alla realizzazione di macchine sempre più efficienti, ma si dimenticano spesso di coloro che hanno speso anche più di 500 euro per accorgersi poi come il loro dispositivo non venga aggiornato alle versioni più recenti e perda velocemente di valore.
D’altro canto i costruttori devono anche valutare se convenga investire nell’aggiornamento di una versione quando ve ne sarà disponibile molto presto una nuova.
Un altro aspetto importante è poi quello delle applicazioni, che determinano il successo o meno di un dispositivo. Ha senso utilizzare Api della versione 4.0 quando la percentuale di dispositivi che la utilizza è l’1.6%?
Per abbracciare il numero maggiore di possibili acquirenti delle nostre applicazioni, la versione di riferimento è la 2.2 (Froyo), ben sei generazioni indietro. Vale quindi la pena correre così tanto?