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Dieci regole per sopravvivere al primo lavoro

22 Aprile 2008

Dieci regole per sopravvivere al primo lavoro

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Qualche suggerimento a chi inizia la propria carriera professionale nelle professioni del mondo digitale

Il mondo digitale è popolato da diverse forme di creativi. A partire dalle declinazioni della categoria dei designer: graphic, interaction, web a quelli impegnati nelle molteplici forme del video e del suono, a coloro che si occupano del testofino acomprendere quella razza di programmatori e sistemisti (e tecnici in genere) che amano venire coinvolti nel processo creativo. Per tutti cominciare a lavorare è un periodo cruciale nel quale ci si gioca le maggiori opportunità. Per coloro che riescono a ottenere una prima opportunità (sia all’interno di una azienda, sia come libero professionista) si apre un periodo intermedio nel quale si gettano le basi della propria carriera professionale. Questo periodo è tra i più difficili perché l’impatto con il mondo del lavoro è spesso spiazzante e incomprensibile con i suoi ritmi e necessità così diversi dall’ambiente scolastico. Ecco qui dieci idee per cercare di minimizzare i danni dell’impatto con il “mestiere” e per cominciare una carriera creativa in modo consapevole e ragionevole.

1. R-e-s-p-e-c-t

Multiforme per natura il mondo digitale ha bisogno della sinergia traprofessionalità e competenze diverse. Si lavora quasi sempre in team. Saper mediare, comprendere il punto di vista degli altri, accettare il confronto e il compromesso sono valori importanti. Sii onesto, tanto prima o poi le magagne vengono fuori e la reputazione in questo ambiente è importante. Usa un po’ del tuo tempo per comprendere come lavorano gli altri membri del team: se conosci il loro punto di vista puoi comunicare meglio e il tuo lavoro ci guadagna. Cura una tua rete di connessioni: ognuna delle persone che hai incontrato nella tua vita professionale avrà l’opportunità di esserti utile.

Nella cassetta degli attrezzi: LinkedIn

2. Dilla giusta

Il solo fatto di essere un mago di Flash, di Photoshop o di Java non ti autorizza a usare termini imprecisi, ambigui o poveri. Dimentica parole generiche come “la gente” per definire il tuo obiettivo o “accattivante”, “dinamico” per indicare le qualità di un progetto. Se non trovi le parole usa gli esempi. Se usi termini tecnici assicurati che siano compresi da te e dal tuo interlocutore. Impara a sedurre i tuoi collaboratori con le parole. Un buon parlatore sa farsi dare ragione e convincere. Impara a spiegare, divulgare e condividere. Con molta pazienza e con le parole giuste.

Nella cassetta degli attrezzi: Alice Parole, L’indice delle Parole Proibite

3. L’abito e il monaco

Un’idea, da sola, può non valere molto. Abituati a dare una forma adeguata alle tue idee. Rispettale cercando di curarne la forma: se non ne hai rispetto tu non puoi pretendere che vengano rispettate da altri. Aiutati con strumenti per le presentazioni cercando però di non indulgere troppo negli effetti speciali. Sii diretto, preciso e accurato. Cura le condizioni in cui avverrà la presentazione. Aspetta il momento giusto, crea le circostanze migliori perché chi ti ascolta sia concentrato, disponibile, attento. Evita di “buttarla lì”. Ogni idea ha diritto di essere valutata con attenzione.

Nella cassetta degli attrezzi: Apple Keynote, Microsoft PowerPoint

4. Alza la mano

Sei il problema o la soluzione? Questo è il mantra per ogni creativo. Quando hai la fortuna di essere coinvolto in un progetto non ti limitare a obbedire e meno che mai a scaricare i problemi sugli altri. Rilancia con una soluzione, un’idea, uno spunto. Non avere paura di chi ne sa più di te. Abbine rispetto. La forma massima di rispetto professionale è quella di cercare di migliorare un prodotto, un’idea, un’intuizione. Soprattutto non trovare scuse, trova soluzioni. Immagina l’atto creativo come un oggetto lanciato a grande velocità: o lo aiuti a rimanere in velocità con le tue idee o ti ci metti di traverso provocando un fatale incidente.

Nella cassetta degli attrezzi: Ted Talks

5. Rimedia agli errori

Una discreta quantità di tempo di ogni mestiere è dedicato a rimediare agli errori. Ammetti i tuoi errori e trova un rimedio. Chiunque compie errori ma solo i creativi più tosti sanno come rimediare con soluzioni ancor più brillanti. Se non sai chiedi a chi ne sa più di te. I giapponesi dicono: fare una domanda comporta un minuto di imbarazzo, non farla una vita di ignoranza.

6. Share

Sul fatto che tu sia un genio non c’è dubbio ma a volte anche i genii possono sbagliare. Dunque non innamorarti delle tue idee e cerca di guardarle con distacco. Confrontati, lascia che gli altri cerchino di smontarle, di farle a pezzi: ciò che resta in piedi è acciaio. Scegli con cura chi sono i tuoi interlocutori per minimizzare il pericolo che qualcuno ti rubi l’idea ma non chiuderti. Non puoi fidarti solo del tuo giudizio. Il confronto è indispensabile. Valuta con attenzione ciò che scaturisce dal confronto. E se è necessario butta tutto quanto e ricomincia da capo. Sicuramente avrai un’idea migliore.

Nella cassetta degli attrezzi: SlideShare

7. Do ut des

Cerca di capire l’essenza del progetto che stai per affrontare: quali sono le ragioni per cui ti è stato commissionato, qual è l’obiettivo del tuo cliente, il risultato al quale si deve puntare. E ricorda: a meno che il committente non sia tua madre nessuno pagherà mai un’idea o un design solo perché a te piace o riflette la tua poetica; nessuno finanzierà un progetto per il solo fatto che è realizzato con una tecnologia nuova, con un computer veloce, o perché hai le rate del motorino che scadono. Questo vuol dire che non sempre il design più cool, il progetto più elaborato sono la soluzione giusta. La soluzione giusta è quella che raggiunge l’obiettivo in qualunque luogo esso si trovi.

8. Il giudizio è mio

Non giudicare. Comprendi, ma non giudicare. Il mondo è pieno di gente meno cool, interessante, intelligente intuitiva di te, ma chiunque ha un sacco di cose da insegnarti. Inclusi quelli che non capiscono niente del tuo mestiere. Ogni cliente è una combinazione di esperienza, conoscenza, pregiudizio, serietà, superficialità, ansia, intelligenza creativa, ignoranza, desideri e distrazione. Tutti ingredienti disposti in quantità variabili e imprevedibili. Esattamente come ognuno di noi. Imparare a comprendere, a con-patire è il segreto di ogni atto creativo.

Nella cassetta degli attrezzi: Cluetrain Manifesto

9. Ci sono più cose in cielo e in terra…

Guarda tutto, leggi tutto, cerca di capire il meccanismo e il sentimento di ogni cosa. Un vecchio e colorito aneddoto su mosche ed escrementi ci invita a non seguire la massa. Tuttavia come comunicatori (ogni atto creativo è essenzialmente un atto di comunicazione) dobbiamo comprendere il perché di ogni fenomeno, assaggiarlo, osservarlo, rivoltarlo, smontarlo. I gusti personali sono una cosa, la professione invece ci deve portare a comprendere criticamente ogni fenomeno. Anche quelli meno invitanti. (Per chi non avesse compreso l’allusione all’aneddoto citato mi riferivo a quello che afferma ironicamente che nutrirsi di escrementi non deve essere poi così male se milioni di mosche lo fanno quotidianamente).

Nella cassetta degli attrezzi: Trendwatching

10. Gli esami non finiscono mai

Una notizia buona per chi ama studiare, una cattiva per chi sperava che il “pezzo di carta” servisse a suggellare per sempre biblioteche e giornalai. Puoi riempire la parete del tuo studio di diplomi e di lauree ma questo, naturalmente, non basta. Ciò che la scuola ti può insegnare è il metodo ma non le nozioni necessarie che in questo campo invecchiano a grande velocità. Leggi (l’inglese è fondamentale), seleziona le informazioni, ficca il naso dappertutto. Psicologia, antropologia, gossip, narrativa, economia, filosofia, tecnologia, arte, sport. Niente ti può essere del tutto estraneo. Se hai la fortuna di poter cominciare in una agenzia importante aguzza le orecchie e appiccicati ai “vecchi”. Magari non si vestono cool ma hanno visto più cose di quelle che tu possa immaginare.

Nella cassetta degli attrezzi: MIT Opencourseware, Wikipedia

Per concludere. Esiste una netta differenza tra uno studente e il creativo sotto contratto. Lo studente segue un proprio impulso creativo, lo forma attraverso la sperimentazione e crea un rapporto con la realtà che è protetto, salvaguardato dalla condizione di “apprendistato”. Il creativo a contratto è parte della realtà, la influenza, la modifica e fa da consulente a chi ha bisogno di comunicare in un determinato contesto e a determinate persone. L’obiettivo del primo è la crescita e la sperimentazione personale quello del secondo l’efficacia del messaggio. In questa differenza di orizzonti non esiste una creatività non superiore all’altra: soltanto agiscono da due punti di vista diversi. Entrambi essenziali, entrambi necessari, entrambi appassionanti, entrambi profondamente umani.

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