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Didattica digitale: parla Pearson

21 Marzo 2017

Didattica digitale: parla Pearson

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Ottenere insegnamento efficace e apprendimento personalizzato su larga scala, modulando l'offerta tra atomi e bit.

Proseguono le nostre interviste con i protagonisti della trasformazione digitale applicata all’editoria che lavora per la didattica e l’apprendimento. È il turno di Pearson Italia, grazie alle risposte di Paolo Roncoroni.

Apogeonline: L’editoria didattica procede verso una sempre maggiore apertura al digitale e numerose case editrici hanno scelto una piattaforma per lo sviluppo delle proprie opere in versione elettronica. Qual è la vostra esperienza?

Paolo Roncoroni: Tutti i contenuti Pearson per il mercato universitario sono misti, hanno quindi una componente cartacea che tramite un codice dà accesso a una piattaforma dove è presente la versione digitale del testo (libro liquido) e una sua estensione (ciò vale anche per tutta la produzione scolastica, che per disposizione di legge deve essere mista, tra carta e digitale). Questa estensione (test, esercizi, approfondimenti, simulatori eccetera) varia a seconda delle materie; solitamente privilegia l’ambito esercitativo ma non necessariamente, ed è strettamente legata alla parte cartacea. In questo modo rendiamo possibile un’esperienza didattica mista che si può adattare ai diversi stili e alle diverse capacità di apprendimento degli studenti.

Le nostre piattaforme sono di derivazione tecnologica statunitense o europea, ma su di esse effettuiamo un importante lavoro di localizzazione e adattamento che riguarda sia la struttura della piattaforma sia i suoi contenuti. Inoltre siamo in grado di integrare le nostre piattaforme nelle piattaforme di ateneo e di sviluppare contenuti per piattaforme open source.

Apogeonline: Che tipo di feedback ricevete dal vostro pubblico? Nel senso dell’impostazione del lavoro e delle caratteristiche dei prodotti. Che cosa desidera l’utenza? Ci sono differenze di visione e di aspettativa tra studenti, docenti…?

Premesso che le valutazioni sull’efficacia dei nostri prodotti sono effettuate da un’apposita struttura presente in Pearson da alcuni anni, che si avvale di sondaggi condotti da società esterne e interviste periodiche agli utenti, abbiamo riscontri positivi sia dagli studenti che dai docenti.

Le esigenze sono però senza dubbio diverse. I docenti cercano strumenti per innovare la didattica, per migliorare i risultati della classe, per coinvolgere maggiormente i discenti. I riscontri che abbiamo da parte loro sono estremamente positivi e le registrazioni degli studenti alle piattaforme crescono di anno in anno. In particolare, quando i docenti utilizzano attivamente le piattaforme, le percentuali di registrazione passano, rispetto alle copie vendute, da un valore standard del 30 percento fino all’80 percento.

Gli studenti quindi seguono prevalentemente le indicazioni dei docenti. L’uso autonomo dei contenuti digitali è, seppure in crescita, ancora ridotto rispetto all’uso guidato dal docente. In ogni caso gli studenti si dimostrano soddisfatti dei risultati e le registrazioni sono in costante e forte crescita soprattutto nelle discipline, come la matematica, la statistica, la fisica e la chimica, dove chi studia fatica maggiormente e cerca supporti e metodi di apprendimento alternativi.

Qual è la vostra filosofia di integrazione tra il testo su carta e la versione digitale? Dove si colloca il punto di equilibrio tra la fruizione cartacea e quella elettronica?

La nostra filosofia è fornire contenuti e assessment integrati per ottenere un insegnamento efficace e un apprendimento personalizzato su larga scala. Quindi il prodotto è uno, con un punto di equilibrio nella fruizione che varia a seconda della materia e che è sicuramente destinato a variare in futuro con le nuove generazioni di studenti. Per ora sappiamo che certi tipi di contenuto devono essere cartacei, che altri traggono evidente vantaggio dal digitale. Penso però sia plausibile pensare che in futuro, in ambito universitario almeno, si arriverà ad avere una componente digitale prevalente, accompagnata da strumenti cartacei che continueranno a essere indispensabili, ma più ridotti e a minore costo.

Come una piattaforma digitale di sviluppo trasforma lavoro editoriale e competenze, e il workflow, di una casa editrice?

La trasformazione, ancora in atto, è profonda. Rispetto a un mondo statico e consolidato tipico di qualche anno fa, siamo ora grazie al digitale in una situazione di forte cambiamento. Per operare in questa situazione è d’obbligo essere flessibili e conoscere le esigenze del mercato e avere le giuste competenze. Chi gestisce e progetta i contenuti deve essere competente in ambito commerciale, tecnico e comunicativo, conservando quelle caratteristiche tipicamente editoriali di attenzione al dettaglio, precisione, rigore e organizzazione.

Quindi la capacità di controllo di un workflow che diventa sempre più complesso (non solo a causa del digitale ma anche perché le richieste del mercato sono sempre più articolate) è fondamentale. Competenze avanzate e più specifiche potranno essere reperite fuori dalla cerchia aziendale.

I libri didattici estesi al mondo digitale sono scritti nel modo tradizionale, con l’innesto a posteriori delle funzioni elettroniche, oppure sono realizzati dall’inizio in modo multifunzionale?

Fino a una decina di anni fa il digitale era un’estensione della carta, realizzata come riempimento in coda al processo produttivo. Ora si ragiona sui contenuti progettando il prodotto dal principio nelle forme più adatte.

L’idea didattica dietro un progetto è la cosa più importante, ma da subito si ragiona su come veicolarla, senza tralasciare alcuna possibilità nell’uso del mezzo e tenendo sempre ben presenti le esigenze dell’utente.

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