Ritorno al futuro
Non avevamo ancora fatto in tempo a razionalizzare l’idea di New Normal (e a metabolizzare quella, ancora più avanguardista, di Next Normal) che, nel giro di qualche giorno appena, siamo di colpo tornati indietro alla vecchia normalità dei primi mesi dell’anno. Quella della quarantena, delle manovre straordinarie e, soprattutto, del senso di impotenza personale e professionale.
E se già a maggio la situazione era apparsa critica, con il 62% degli italiani – secondo un‘indagine Randstad – spaventato dal rischio di perdere il lavoro e il 30% abbandonato o trascurato dalla propria stessa azienda, questo secondo giro di vite non fa che stringere ulteriormente la morsa dell’insicurezza e della rassegnazione collettiva.
Dal punto di vista della Comunicazione, il lockdown di primavera era stato gestito dai marketer con risultati non esattamente confortanti. Adesso, chiamati a non ripetere gli stessi errori, i brand devono lasciare che a guidare il rapporto con i cittadini siano invece le Risorse Umane, titolate dell’expertise e del know-how per mantenere vivo il clima di fiducia e di produttività anche in condizioni di crisi.
Temi come la resilienza, l’Employer Branding o (nella peggiore delle ipotesi) l’Outplacement devono diventare territorio non solo di dibattito ma anche di pratica quotidiana su larga scala: con le prospettive di ripresa che continuano a essere prorogate sempre più avanti nel 2021, è indispensabile che gli HR siano il primo e più fermo punto di riferimento per rispondere strategicamente alla nuova ondata pandemica.
Il Forum HR: intervista a Fabrizio Cataldi e Vitaliano Chiarella
A responsabilità e opportunità per le Risorse Umane connaturate ai nuovi paradigmi di People Management in tempo di Covid-19 è dedicato il Forum HR in programma i prossimi 17, 18 e 19 novembre. Un’occasione per trovare, con l’aiuto di specialisti e opinion leader del settore, le risposte alle domande più frequenti di queste ultime settimane e per rafforzare il valore di prossimità e relazione tra chi opera con e per le persone.
In che modo, e soprattutto con quali strumenti e quali obiettivi? Ne abbiamo parlato con Fabrizio Cataldi (Founder e Chairman di Comunicazione Italiana) e Vitaliano Chiarella (Event Manager & Stakeholder Engagement di Comunicazione Italiana), che del Forum sono gli organizzatori.
Alla luce di quanto sta accadendo nuovamente in Italia in termini di Covid-19, che importanza assume il Forum HR di quest’anno e quale contributo vuole offrire a chi si occupa di Risorse Umane?
Fabrizio Cataldi: La pandemia ha messo a dura prova il mondo del lavoro, le organizzazioni e le aziende. Siamo consapevoli del ruolo di condivisione e confronto che, come network, ricopriamo e vogliamo instaurare con la nostra community un clima costruttivo in merito alle criticità e alle problematiche che si sono presentate da marzo in poi, affinché si possano trovare – tutti insieme – soluzioni e modelli positivi.
Come si legge nel Manifesto di questa edizione, il Forum HR 2020 si interrogherà sul tema della Exit Strategy. Che significato ha assunto questo concetto alla luce di quanto sta avvenendo negli ultimi mesi, e come condizionerà le scelte degli HR a breve, medio e lungo termine?
Fabrizio Cataldi: Si tratta di una scelta obbligata: Exit Strategy è un termine coniato all’inizio della pandemia che abbiamo trattato anche nel Forum della Comunicazione di giugno. È una chiamata alle armi dei professionisti del business, perché il cambiamento deve sempre e necessariamente partire dal Top Management. In questo senso, Exit Strategy significa adottare strategie innovative per stimolare i propri dipendenti a reagire, a non arrendersi, a ritrovare fiducia e sicurezza. Sia nella propria quotidianità sia, in una visione più ampia, sul proprio futuro professionale.
Scorrendo il calendario dell’evento, la prima giornata è dedicata in particolare a Training e Recruiting. A proposito di futuro, quali sono le skill che faranno la differenza nel nuovo mercato del lavoro post Covid-19, e a chi spetterà il compito di formarle? Alle scuole o alle imprese?
Vitaliano Chiarella: Le competenze destinate a diventare sempre più rilevanti saranno soprattutto quelle trasversali. Il mondo del lavoro sta cambiando e la visione non è più quella del passato: dal valore delle hard skill come capacità tecniche e operative siamo passati al valore delle soft skill come capacità gestionali e manageriali. Ed è importante che siano le scuole e le istituzioni a formare queste competenze, evolvendosi a loro volta e riformulando gli attuali piani di studio per avvicinarsi sempre di più alle esigenze concrete e reali richieste dal mercato.
La seconda giornata del Forum è dedicata, invece, a Welfare e Wellbeing, due pilastri portanti del mondo HR che in Italia – in molte aziende – stentano ancora a trovare una prassi applicativa realmente virtuosa. Su quali asset, dal vostro punto di vista, è indispensabile che investano le imprese per garantire ai loro dipendenti benessere e sicurezza?
Vitaliano Chiarella: Il concetto di Welfare e Wellbeing negli ultimi anni è al centro di tutti i dibattiti di settore, soprattutto come opportunità per offrire all’employee un benefit tangibile e non per averne un ritorno reputazionale di comunicazione. Le imprese devono comprendere che un dipendente che riesce a equilibrare il proprio work-life balance diventa molto più motivato, ingaggiato e produttivo, e difficilmente penserà di cercare altrove un posto di lavoro diverso. In questo c’è ancora molto lavoro da fare soprattutto da un punto di vista culturale, ma quanto sta accadendo a causa del Covid-19 potrebbe accelerarne il processo e la presa di coscienza.
Infine, l’ultima giornata è dedicata all’Innovazione. Dando ormai per avvenuta, a causa del Covid-19, la transizione da un’idea di posto fisso in ufficio a un’idea di flessibilità in smart working, quali altre leve di cambiamento (tecnologico e no) contribuiranno a fare evolvere il settore delle HR da ora in avanti?
Vitaliano Chiarella: Gli HR sono facilitatori dell’innovazione, e innovazione – nel mondo HR – significa soprattutto ottimizzazione del tempo. Non si tratta, quindi, solo di tecnica o di tecnologia (che comunque avranno un ruolo fondamentale in questo processo di cambiamento, in particolare in termini di analisi dei dati e di esperienza), ma anche di approccio al business. L’HR di domani dovrà rendere più fluidi tutti i processi gestionali per dedicare più tempo e più risorse alle attività produttive: la conoscenza dei candidati, la conoscenza dei dipendenti, la comunicazione interna o la formazione e l’aggiornamento.
A monte di questi tre focus specifici, dal vostro punto di vista, che tipo di ruolo è destinato a diventare quello dell’HR nei prossimi anni? E con quali dinamiche di relazione con le divisioni di Marketing e Comunicazione?
Vitaliano Chiarella: È un tema molto delicato, soprattutto in quelle aziende in cui ogni divisione ha obiettivi propri e tende a perseguirli individualmente. Le imprese del futuro, in realtà, saranno proprio quelle in cui HR, Comunicazione, Marketing e Commerciale faranno tutti parte di un ideale board integrato e impegnato a valorizzare le persone, il loro coinvolgimento e la loro produttività nell’interesse comune. Non c’è aspetto del business che non passi dalle Risorse Umane e, di conseguenza, non c’è aspetto delle Risorse Umane che non debba essere supportato dal business.
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