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Dai resi alla resa

17 Aprile 2012

Dai resi alla resa

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Amazon ha affrontato con successo il (nuovo) lato tecnologico dell'editoria. I grandi editori americani lo hanno trascurato e adesso rischiano di pagarne il prezzo persino giudiziario.

La storia della causa intentata dal Dipartimento di giustizia americano contro Apple e cinque dei sei principali editori statunitensi somiglia molto alla storia di una resa. È la storia dell’inadeguatezza della tattica di fronte alla strategia, un racconto che procede per piccole, costanti rinunce.

Può darsi che effettivamente la cospirazione ai danni di Amazon ci sia stata, o che si sia trattato di una inconsapevole comunione d’intenti. Poco importa ora. Il punto, credo, è che non ci si sarebbe dovuti mai spingere fino a qui.

Negli Stati Uniti l’agency pricing è stato introdotto come tattica difensiva: uno strumento necessario a prendere tempo, quando – e sono trascorsi meno di due anni – era già tardi. A lungo l’atteggiamento nei confronti dell’editoria digitale è oscillato tra accondiscendenza, derisione e disprezzo. A cose fatte, come accade quasi sempre, si sono commessi gli stessi errori compiuti da altri in passato.

La cosa peggiore – vista da ora, da qui – è dover riconoscere l’incapacità di cogliere la portata del cambiamento in atto, che – ed è noiosissimo ripeterlo ancora – coinvolge ogni aspetto di ogni attività umana. Per quale ragione i libri avrebbero dovuto essere risparmiati è qualcosa su cui ci si interroga ormai con tenerezza.

I commenti di questi giorni si concentrano intorno alle cose da fare per reagire, limitare i danni, contrastare Amazon. Sono – siamo – tutti d’accordo nel sostenere insieme argomenti ripetuti da tempo: puntare sugli standard aperti, eliminare i DRM, dotarsi di infrastrutture tecnologiche appropriate, sviluppare i propri sistemi di ecommerce. Tutto giusto, tutto vero. Auspica Joe Wilkert che l’editoria libraria vada nella direzione di quella musicale:

At some point in the not-too-distant future, however, I’m optimistic the book publishing industry will get to the same stage as the music industry and offer a universal, DRM-free format for all e-books. Then customers will be free to use whatever e-reader they prefer without fear of lock-in and incompatibilities. The music industry made the transition; why can’t we?

Mi permetto di aggiungere una considerazione. Quello che serve – in generale – è delineare una strategia e perseguirla con rigore. Il primo passo in questo senso – il più difficile e necessario – è riappropriarsi delle tecnologie che rendono possibile la pubblicazione, la distribuzione e la commercializzazione di contenuti digitali. Bisogna farle proprie. Bisogna far sì che chiunque lavori nell’editoria ne comprenda almeno una parte, sappia usarla, metterla a frutto.

Amazon (e i soliti altri) usano queste tecnologie con successo. Questo è uno dei motivi per cui sono forti, uno dei motivi per cui gli editori hanno progressivamente iniziato a dipendere da loro: per la produzione, la distribuzione, la vendita. Parte del lavoro editoriale è stato progressivamente delegato. Alcuni sapevano fare, e hanno aperto la strada, scritto le regole.

Non si tratta di trascurabili technicality. Si tratta delle stesse tecnologie che rendono possibile l’esistenza del mondo in cui viviamo da almeno quindici anni. Non sono tecnologie nuove, né segrete, né inavvicinabili. HTML, XML, CSS, JavaScript. Nessuno ne è il custode. Ognuno ne ha attinto: perché non noi? Per quale motivo siamo rimasti a guardare?

L'autore

  • Ivan Rachieli
    Ivan Rachieli, 30 anni, laurea in letteratura russa, master in editoria. Ha lavorato in GeMS con gli ebook, e in ZephirWorks con le applicazioni web. Un giorno mollerà tutto e se ne andrà sul lago Bajkal, per dedicarsi finalmente alle cose serie, come ad esempio la caccia col falcone. Se avete voglia di conoscerlo meglio, potete fare due chiacchiere con lui su Twitter @iscarlets o leggere il suo blog.

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