“Questo è appena l’inizio della rivoluzione tecnologica. E al pari di questa, anche i computer crime crescono esponenzialmente.” A parlare è l’agente addetto all’autopsia dei PC sequestrati all’interno della speciale Task Force californiana. Una della decina di simili unità sparse negli USA che, insieme a quelle dei servizi doganali e dell’FBI, ogni giorno va lanciando in Internet centinaia, se non forse migliaia, di ami cui far abboccare potenziali criminali. L’attività maggiore sembra essere diretta verso la pedofilia, con la frequentazione di chat room da parte di agenti che si fanno passare per adolescenti timidi ma curiosi. È stato così che recentemente un cyber-poliziotto ha incastrato un maturo milionario, dirigente di Silicon Valley, il quale era talmente convinto di avere a che fare con un tredicenne di Sacramento che si è fatto di tre ore di macchina per andare a incontrarlo. Salvo scoprire che ad attenderlo c’erano invece nove agenti in borghese.
Ma per un grosso caso risolto, numerosi si dimostrano un buco nell’acqua. È accaduto ad un giornalista che stava conducendo un’inchiesta proprio sulla pedofilia online, incriminato con le medesime tecniche di cui sopra ma prosciolto d’autorità dai giudici di San Francisco anche per le sue note attività a difesa dei diritti dei giovani gay locali. Mentre i legali della Electronic Frontier Foundation fanno poi notare l’enorme spreco di risorse e denaro pubblico investito in operazioni fin troppo aggressive e condotte con scarso coordinamento. Non è infatti raro il caso in cui sia il buono che il cattivo, da entrambi le parti dello schermo, alla fine si rivelano essere nient’altro che due poliziotti sotto mentite spoglie.