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Creare un racconto fotografico convincente

29 Maggio 2023

Creare un racconto fotografico convincente

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Saper impostare un racconto fotografico convincente è fondamentale per ogni fotografo e significa costruire una narrazione chiara e coinvolgente.

Scegliere il tema di un racconto fotografico

Se visitiamo una mostra o compriamo un libro di fotografie è perché abbiamo scelto di credere a l racconto fotografico che ci viene proposto… o almeno di capire se possiamo farlo.

Questo riguarda qualsiasi genere fotografico perché, in ogni caso, siamo incuriositi, vogliamo conoscere il lavoro, che cosa l’autore è riuscito a mostrarci e come. Lo facciamo per puro gusto, per distrarci, per essere intrattenuti, per trovare noi stessi o per tentare di trovare una verità.

Il tema è un’impressione, un punto di vista, una visione della vita che affiora come filo conduttore di un’opera fotografica; è il contenuto portante del nostro racconto fotografico.

Il consiglio è sì di dare retta alla nostra impellenza di esprimere la parte più profonda di noi o di raccontare una faccenda umana, ma soprattutto di modellare il progetto attraverso un’idea che possa dare forma ai luoghi, ai personaggi e all’atmosfera che rivivranno negli scatti.

Una volta individuato il tema, dobbiamo essere sicuri che la narrazione che svilupperemo intorno a esso sia credibile, oppure dobbiamo fare in modo che anche l’incredibilità lo diventi.

Il tema potrebbe avere essere incentrato su un argomento di rilevanza sociale, una condizione esistenziale, o un sentimento.

Leggi anche: I sette principî della fotografia consapevole

Esistono diverse tipologie di temi:

  • temi descrittivi volti a delineare le caratteristiche di un soggetto, di un luogo, di una persona o uno stato d’animo;
  • temi espositivi, che offrono informazioni su uno specifico argomento e portano il destinatario a conoscere il soggetto;
  • temi argomentativi, che espongono il proprio punto di vista su un determinato argomento nel tentativo di convincere il fruitore che la nostra visione abbia senso.

In ogni caso, il fruitore si aspetta che dietro la nostra esposizione vi sia un messaggio, un modo di vedere la realtà, sia che si trovi di fronte a un lavoro di reportage, sia che osservi un lavoro concettuale, più ermetico e meno descrittivo.

La scelta stessa del tema, delle ambientazioni e del tipo di soggetto con un linguaggio specifico, inducono il destinatario a prendere una posizione o quanto meno, a tentare di entrare in connessione con il fotografo.

Il tema non dev’essere necessariamente lampante perché, se rendiamo tutto esplicito, rischiamo di diventare didascalici e monotoni. Il tentativo di istruire o indirizzare troppo potrebbe essere un errore che non lascia libero lo spettatore di interpretare, di dare al progetto una propria lettura. Non si racconta, quindi, solo per rispondere alla propria esigenza di esprimersi, ma anche per l’esigenza di chi guarda, che ha bisogno di emozionarsi e di entrare in empatia con noi e con la storia.

Un consiglio che do, a cui ho già accennato, è non pensare per forza a qualcosa fuori dall’ordinario. Scartare idee per paura che non siano all’altezza delle aspettative nostre e del pubblico ci porterà a una continua autocensura, mentre svilupparle ci permetterà di capire se la storia merita una possibilità. Siamo spesso troppo condizionati dal giudizio degli altri. Che cosa penseranno? Come valuteranno il mio lavoro? Li scontenterò?

Ricordiamo che saranno la nostra visione e il linguaggio con il quale presenteremo il racconto fotografico a cambiare le carte in tavola.

Quando invece le idee ci mancano, che cosa possiamo fare per inventare qualcosa di nuovo? Se siamo in questa fase o ci troviamo nella situazione di non riuscire a fare il primo passo, proviamo a farci queste domande (se scriviamo le risposte su un quaderno, potrà esserci ancora più utile):

  • Perché sento la necessità di fotografare?
  • Che cosa voglio comunicare?
  • Qual è un argomento che mi coinvolge, che conosco, a cui tengo e che desidererei condividere per dare spunti di riflessione a chi lo vedrà?

Non deve essere una lotta all’ultimo sangue per raccontare a ogni costo. Dobbiamo avere pazienza e far ripartire il processo creativo.

Se non siamo pronti a capire che cosa abbiamo dentro e a metterci a nudo, difficilmente troveremo idee buone e, anche se lo faremo, non riusciremo ad approfondire oltre la superficie.

Scegliere soggetto, luogo, personaggio e situazione di un racconto fotografico

Costruire una storia semplice potrebbe rivelarsi più difficile di quanto crediamo. Ripetizioni di concetto, di immagini simili e ridondanza sono errori in cui è facile incappare. Quindi, durante la selezione degli elementi base, dobbiamo scegliere con attenzione e mantenere nella nostra mente durante tutto il progetto la parola semplicità. Dettagli superflui potrebbero distrarre il destinatario, fino a fargli perdere attenzione e annoiarlo.

Vediamo quali sono gli elementi basilari di qualsiasi tipo di racconto.

Soggetto

Il fattore che determina la quantità di interesse che la storia può suscitare, oltre alla nostra capacità di raccontare, è la scelta del soggetto al quale ci dedicheremo. Il soggetto renderà la nostra storia efficace e coinvolgente; se si stratta di un lavoro di reportage dovremmo rendere il nostro personaggio credibile, anche nei contesti più assurdi e nelle trame più avvincenti. Chiediamoci sempre che sentimento vogliamo che il pubblico provi nei suoi riguardi (affetto, pena, disgusto, compassione eccetera) e adattiamo la struttura narrativa delle immagini a lui/lei/esso. Osserviamo i nostri soggetti, impariamo a conoscerli, immedesimiamoci con loro, quando possibile. Ogni racconto fotografico che progetteremo è costituito dalle vicende che vivono i nostri soggetti.

Persone che passeggiano, Berlino, Germania

Persone che passeggiano, Berlino, Germania.

Il peso del protagonista di una storia è correlato alle informazioni che fornirete su di lui. Potremo accentuarne caratteristiche:

  • fisiche (corporatura, abbigliamento);
  • psicologiche (espressioni e posture);
  • sociali (lavoro, contesto di vita);
  • legate alle azioni che compiono.

Il suo ruolo nel racconto fotografico che stiamo esponendo è determinante e può condizionare la percezione che il destinatario ha della nostra storia.

Chi è il protagonista? Chi l’oppositore? La percezione che vogliamo abbia agli occhi di chi guarda è di staticità, di evoluzione o dinamicità? Queste sono le domande che dovremmo farci, quando possibile, prima di iniziare a scattare.
Se il soggetto è un oggetto (come qui sotto), la fotografia viene definita di still life e ha la caratteristica di ritrarre oggetti inanimati. Spesso la vediamo utilizzata nella fotografia di prodotti e in questo caso risponde alle esigenze del cliente. In altri casi ancora questo genere ha uno scopo descrittivo o addirittura puramente estetico.

Racconto fotografico - maschera antigas su un ponte a Berlino

Fotografia di una maschera antigas, su un ponte a Berlino. Fotografia di un oggetto con funzione descrittiva nella scena.

Luogo

Il luogo fornisce il contesto della storia, non solo dal punto di vista geografico: può dare indicazioni anche di tipo temporale e ambientale. Tutti questi elementi creano l’atmosfera del progetto e introdurranno il fruitore verso il tipo di sentimento che devono provare di fronte alle immagini. Si possono utilizzare piani ampi o più ravvicinati, fino a dettagli specifici che indirizzino la lettura, orientino il pubblico e mantengano alta l’attenzione, arricchendo la storia di elementi di contorno (come in questa figura).

Bambina che gioca con le sue oche in un piccolo paesino in Turchia

Bambina che gioca con le suo oche in un piccolo paesino in Turchia. Fotografia con un’ambientazione che ci accompagna alla lettura del nostro soggetto, rende l’atmosfera dell’immagine lontana nel tempo e arricchisce la possibile interpretazione con rimandi emotivi coinvolgenti.

Ogni racconto fotografico è ambientato in un determinato spazio: interno, esterno, collettivo, documentato, reale, immaginario. Ogni luogo può essere descritto fotograficamente con modalità differenti:

  • precisione scrupolosa (ricca di dettagli);
  • generale (con uno sguardo d’insieme);
  • modalità denotativa (oggettiva, reale);
  • modalità connotativa (soggettiva, immaginifica);
  • funzione narrativa (essenziale per far comprendere il racconto);
  • funzione simbolica (ha un significato più legato al sentire relativo al luogo);
  • funzione neutra (fine a se stessa, quando il luogo è di contorno);
  • con punto di vista fisso (un unico punto di osservazione nei confronti del luogo);
  • con punto di vista mobile (l’osservatore si sposta nello spazio);
  • con finalità informativa (fornisce informazioni utili alla storia);
  • con finalità persuasiva (vuole convincere il lettore o un personaggio della storia);
  • con finalità poetica (esterna sentimenti ed emozioni).

Situazione o avvenimento

La situazione o l’avvenimento, talvolta, sono il motivo per cui si inizia a lavorare. Per esempio, c’è una processione religiosa in Sicilia e allora decidiamo di andare a raccontarla. In altri casi, invece, la motivazione è data dalle azioni che il personaggio o i personaggi svolgono durante la storia.

In qualche caso il nostro portfolio non avrà una struttura narrativa, ma sarà piuttosto costruito come un elenco di immagini di genere simile, per esempio un insieme di ritratti, oppure fotografie d’architettura. In questi casi i nostri soggetti non svolgono nessuna azione e l’evento non sarà al centro delle nostre necessità di costruzione del lavoro.

Raccontare per immagini, di Sara Munari

Una guida ricca di spunti e consigli, adatta a tutti coloro che vogliono imparare i segreti dello storytelling fotografico.

Un’altra tipologia di progetto a elenco è quella del ritratto ambientato: in questo caso, il luogo e l’ambientazione svolgono un ruolo fondamentale nella percezione del fruitore finale. In questa occasione dovremo porre attenzione alla location, che tenderà a rappresentare la vita e a mostrare dettagli che rivelino particolarità del soggetto, mettendolo al centro dell’esposizione.

Nell’immagine seguente possiamo vedere un momento dei festeggiamenti di Capodanno a Napoli. L’aria era pervasa da colore giallo dovuto alla quantità immensa di fuochi di artificio sparati per l’occasione. Questo è stato, appunto, il pretesto per raccontare una piccola storia. L’avvenimento è il contesto entro il quale mi muovo con particolari di natura differente, che andranno a spiegare i personaggi e l’atmosfera nella quale essi hanno vissuto l’evento.

Napoli, ultimo dell'anno

Napoli, ultimo dell’anno.

Scegliere il linguaggio e l’atmosfera

Dopo aver contestualizzato il nostro racconto fotografico, dovremo definire come declinarne lo svolgimento, quindi scegliere il modo con cui lo esporremo. Abbiamo a vostra disposizione modalità narrative infinite, anche se ne esistono di basilari.

La nostra storia potrebbe avere un andamento lineare, quindi prevedere un inizio, uno svolgimento e un finale, che sia lieto o meno; oppure potrebbe essere altalenante: in questo caso si alternano momenti differenti con picchi di percezione direzionati a sentimenti o elementi contrastanti. Queste modalità si associano a differenti emozioni che il nostro pubblico proverà. Per entrare in connessione con esso in maniera più avvincente, abbiamo a disposizione buone alternative.

Se usiamo con coerenza il linguaggio più funzionale ai nostri obiettivi, il nostro messaggio risulterà più persuasivo. Nel momento in cui scegliamo il tono narrativo dobbiamo quindi, prima di tutto, decidere l’accento emozionale del racconto. Una storia costruita bene ha la possibilità di tranquillizzare, di infiammare il cuore, di scuotere, di portare allegria oppure di impaurire. Se è sufficientemente forte, nella scelta del soggetto e dal punto di vista narrativo, potrebbe anche rimanere impressa nello spettatore per sempre.

Per trasmettere il tono adeguato del nostro racconto fotografico, analizziamo le emozioni primarie che vogliamo provare a innescare negli spettatori, tratteggiamo i nostri personaggi e manteniamo la modulazione designata fino a che la storia non sarà terminata.

Avere chiara l’atmosfera che si desidera restituire rende molto più coerente la realizzazione, evitando di farci commettere errori che precludano la percezione corretta del messaggio.

I linguaggi delle immagini sono visivamente differenti e ognuno genera sensazioni diverse. Possiamo, per esempio, voler dare l’impressione di qualcosa senza descriverla precisamente, con l’intento di creare senso di instabilità, di dinamicità o confusione. In questo caso utilizzare immagini mosse, realizzate con un fuoco selettivo o con l’utilizzo di filtri, potrebbe essere di grande aiuto (come nella prossima figura).

Abbraccio tra due ragazzi che ballano in una piccola piccola balera a Sofia, Bulgaria

Abbraccio tra due ragazzi che ballano in una piccola balera a Sofia, Bulgaria. Il mosso dell’immagine, più visibile nel contesto che sui personaggi principali, rende l’immagine poetica, intangibile e ricca di atmosfera. Non stiamo descrivendo il locale e non vogliamo dare indicazione su chi siano i ragazzi, semplicemente stiamo dando l’impressione di un legame forte. Immagini di questo tipo si offrono a moltissime interpretazioni differenti da parte dei fruitori.

Se la nostra necessità, invece, è che tutto venga percepito bene, cercheremo un approccio più realistico. In questo caso, l’elemento più importante è la scena, non gli espedienti usati o l’effetto prodotto. L’obiettivo è fornire a chi guarda dettagli che permettano di capire i luoghi, i contesti e i soggetti affinché la comunicazione sia più immediata e semplice (come nella figura seguente).

Un uomo ben vestito esegue esercizi di stiramento sulla banchina del fiume Hudson a New York

Un uomo ben vestito esegue esercizi di stiramento sulla banchina del fiume Hudson, a New York, Stati Uniti. In questo caso l’uomo è ben visibile, così come il contesto e altri elementi molto descrittivi che non danno molto spazio a interpretazioni personali.

Si utilizza questo linguaggio nel reportage in ogni sua declinazione e in tutti i casi in cui il fotografo lo ritenga funzionale al progetto.

Un’altra opportunità potrebbe essere legata a una scelta formalista da parte del fotografo che, in questo caso, organizza la realtà all’interno dell’immagine basandosi su elementi strutturali molto forti (si veda la figura sottostante). In alcuni casi è la conformazione stessa del soggetto a motivare lo scatto, in altri è la qualità formale della posizione o della struttura degli elementi presenti a creare interesse.

Questa immagine è stata ripresa nello zoo di Rovaniemi, in Finlandia, al Circolo polare artico

Questa immagine è stata ripresa nello zoo di Rovaniemi, al circolo polare artico, Finlandia. La forma del muro, la ripetitività delle figure e lo scontro concettuale tra il muro dipinto con un aspetto naturale e la natura stessa, sono il motivo per cui ho scattato. Non abbiamo, in questo caso, soggetti umani: è solo il complesso di elementi che ha reso ai miei occhi lo scatto (in qualche modo) interessante.

Si utilizza questo linguaggio quando si vuole porre l’attenzione su equilibri, simmetrie, piani, colore, luce e ritmo.

Come già detto, non è raro che linguaggi diversi siano presenti nello stesso progetto. Non esistono regole da seguire, ma ogni sperimentazione dipende da scelte personali. L’unico compito che abbiamo è incuriosire al punto tale da portare chi osserva le nostre immagini a fermarsi, riflettere, interrogarsi e conoscerci.

Questo articolo richiama contenuti da Raccontare per immagini.

Immagine di apertura originale dell’autrice.

L'autore

  • Sara Munari
    Sara Munari, autrice e fotografa vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali, ha esposto i suoi scatti presso gallerie, festival e musei d'arte contemporanea in Italia ed Europa. Docente di Linguaggio e Costruzione del racconto fotografico e di Storia della fotografia e comunicazione visiva presso l'Istituto Italiano di Fotografia, nel 2019 ha aperto Musa Fotografia, uno spazio dedicato a corsi, presentazioni e mostre.

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