Qualche giorno fa la radio mi ha svegliato con un brano “solo piano” che ho impiegato qualche istante a riconoscere: era Bad Romance di Lady Gaga , uno dei tormentoni degli ultimi mesi. Al termine del pezzo il dj ha tenuto a sottolineare che si trattava di una cover, e che a suonare il brano non era Lady Gaga (in realtà la ragazza saprebbe anche farlo), ma si è ben guardato dal dire il nome dell’interprete. La classica domanda “da dove viene fuori quel brano” mi ha accompagnato per un po’, finché non mi sono reso conto che la risposta la sapevo già. Veniva fuori da un posto dove si trovano cose del genere, dove io stesso ne avevo trovate di molto simili: veniva fuori da YouTube.
Andando sul più popolare sito di video generati dagli utenti basta infatti scrivere “piano cover” per ritrovarsi di fronte una sfilza di risultati in cui musicisti di vario livello si mettono davanti al piano o alla tastiera e riproducono brani di ogni tipo, dalla classica al rock, dal pop anni 80 alle hit più recenti. Quasi un genere a parte, per quanto già praticato da artisti di fama come Brad Mehldau e altri, di sicuro il trionfo di un approccio che mischia alto e basso, che dimostra come si possa suonare il pianoforte e conoscere Britney Spears, mischiando gli spartiti di Chopin con quelli dei Guns n’ Roses. C’è di tutto: esiste una versione al piano di un pezzo dei Metallica? Sì. Del tormentone dei Black Eye Pease? Pure. Dell’inno che accompagna le partite della Champion’s League? Ovviamente.
Il tutto grazie a un piccolo esercito di artisti che hanno scelto come loro platea la rete e in particolare YouTube, per un fenomeno che ha qualcosa che lo rende diverso e più interessante rispetto ai tanti che si mettono davanti a una webcam per cantare o recitare. Innanzitutto il fatto che, spulciando tra i video dei “pianisti sul tubo”, si nota ben poco esibizionismo. I luoghi comuni che vogliono la voglia di apparire fine a se stessa come molla principale della presenza sul web si sciolgono di fronte a questi musicisti che raramente si inquadrano il viso, e lasciano quasi sempre tutta l’inquadratura per le mani sullo strumento, rimanendo di fatto anonimi.
Un altro elemento che emerge da questi video e li rende diversi dal semplice “ho voglia di farmi vedere, metto un video” è il desiderio di condividere delle conoscenze. In molti casi, infatti, la versione piano è accompagnata dalle spiegazioni del pianista, che realizza tutorial per altri musicisti e pianisti, fermandosi a ogni passaggio, ripetendolo, spiegandolo . Insomma, un lavorio non da poco, che evidentemente dà parecchie soddisfazioni agli autori dei video (in molti casi il numero di visualizzazione si conta in centinaia di migliaia) e che si basa sulla voglia di dimostrare quanto si sia diventati bravi a fare una cosa studiando ed esercitandosi.
Uno sforzo che difficilmente li farà finire sulle prime pagine dei giornali come “nuova mania del web” o argomento del giorno. Quel tipo di successo, purtroppo, è più facile ottenerlo riprendendosi mentre si malmena qualcuno, spogliandosi o diventando fenomeno da baraccone. Ma di questo è difficile dare la colpa a internet, anche se molti ci provano spesso.