Verso la fine dello scorso mese di gennaio, un tribunale di Washington ha emesso una sentenza che ha scosso il mondo di Internet: d’ora in poi, i fornitori di accesso alla rete potranno essere accusati di complicità nella violazione del diritto d’autore commesso da un abbonato, se si rifiutano di fornire il nominativo di quest’ultimo.
Infatti, il giudice americano ha ordinato all’operatore telefonico Verizon di rivelare l’identità di un cliente sospettato di aver scaricato oltre 600 titoli in una sola giornata.
Il caso aveva avuto origine dalla denuncia depositata dalla RIAA contro Verizon, perché quest’ultima si era rifiutata di fornire il nominativo del proprio “abbonato-pirata”, violando così un preciso obbligo impostogli dalla legge del 1998, in materia di protezione del copyright.
L’operatore telefonico si era difeso sostenendo che l’applicazione di quella legge avrebbe messo in pericolo non solo l’anonimato degli internauti, ma anche la libertà stessa degli operatori, che sarebbero così esposti al rischio di continue denunce.
Il giudice, però, non ha condiviso la tesi della convenuta, che ha già proposto appello.