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Confessioni di uno snobber di Twitter

12 Settembre 2012

Confessioni di uno snobber di Twitter

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Tanti difetti da perdonare in nome dell'immenso valore presente in centoquaranta caratteri, moltiplicati per…

Onore e rispetto verso Gianluca Diegoli per avere proceduto alla deipocritizzazione del proprio account Twitter. Un neologismo decifrato nei dettagli sul suo sito, a seguito di questo tweet:

Che abbia fatto bene, molto bene, lo testimonia il feedback:

qualcuno non se ne è accorto, qualcuno se ne frega correttamente, qualcuno ne ha approfittato per (liberatoriamente, si vede che non voleva fare lui il primo passo) togliermi il follow a sua volta. Qualcuno — immagino — avrà pensato “che ho fatto”? Un altro “ecco, non scrivo cose interessanti”. Un altro “ehi, se la tira”.

Gianluca è il primo a riconoscere che non esiste un modo corretto di usare Twitter e se lo dice lui, certo non posso inventarmene uno.

Il mio modo di usare Twitter è pigro e trascurato. Salvo piacevoli eccezioni, ignoro chi siano i miei follower, seguo chi trovo interessante, se perdo interesse non lo seguo più. Soprattutto, se aggiornando il flusso dei tweet vedo che mi sono perso qualcosa fuori schermo, significa che sono troppi e bisogna sforbiciare. Inutile seguire discorsi che neanche vedo. Scrivo poco, faccio pochi retweet, ogni tanto mi permetto di rispondere a tono (i più singolari si comportano come avessero il passaporto diplomatico delle stupidaggini), collaboro quando sono in grado di farlo. Certo, non pratico esattamente le regole d’oro della piattaforma per il marketing personale.

Non essendo adolescente, sono attirato dal valore. Se vedo valore, non c’è problema nel seguire flussi di coscienza, moralismo della domenica, cretini politicamente corretti, autopromozione ossessiva compulsiva, promozione ugualmente ossessiva e compulsiva di incapaci da blandire per interesse personale, contemplazioni ombelicali, squilibrati convinti di essere scrittori e l’usuale panoplia di difetti di Twitter. Al valore si perdona e si concede tutto.

Del resto quei difetti, rovesciati, costituiscono il capitale immenso del servizio. Su Twitter si impara, si incontrano personalità straordinarie, si raccolgono storie, si cavalca il presente, si azzerano le gerarchie, si decide, si diffonde conoscenza, si trovano risposte e si possono fare domande, si riempie il minuto con sessanta secondi e Kipling ne andrebbe fiero.

Senza Twitter saremmo tutti più poveri e non lo dico solo perché secondo McKinsey una migliore collaborazione attraverso le tecnologie sociali potrebbe alzare la produttività del 20-25 percento liberando valore fino a 1,3 trilioni di dollari, qualunque cosa sia un trilione.

Cerco di seguire una regola vigente ai tempi della prima Internet, di quando neanche esisteva il web: give back, dare qualcosa in cambio del tanto che ricevo. Non mi aspetto di essere un esempio da imitare, perché il modo corretto di usare Twitter non esiste.

Intanto adesso sono un follower di Gianluca Diegoli. Senza obblighi da parte sua.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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