Scrivevo recentemente su questo sito di come cambiano le necessità web delle aziende e di come per conseguenza alcuni tipi di webmaster pian piano sono destinati a uscire di scena. Semplificando: per un sito vetrina bello ed elegante oggi non serve più un tecnico ma basta che il titolare dell’azienda si ritagli mezza giornata di tempo e si registri su Squarespace. Cinque anni fa richiedeva uno smanettone che mettesse le manacce in un WordPress o un Joomla qualsiasi, dieci anni fa richiedeva un informatico degno di questo nome.
Questa volta vorrei parlare invece di quali webdesigner sono destinati all’estinzione. E per farlo voglio prenderla ancora più alla lontana. Se avete sottomano una biblioteca di quelle veramente ben fornite potreste forse disseppellirvi una rivista pubblicata alla fine degli anni Ottanta, chiamata Computer grafica & desktop publishing. E ci trovereste una serie di miei articoli in cui insegnavo ai lettori l’uso del PostScript — che, per chi non lo sa, è il linguaggio di programmazione delle stampanti laser. Ebbene sì, durante l’era giurassica chi voleva realizzare impaginati di gran qualità lo faceva scrivendo a mano istruzioni per la stampante laser e la fotounità. Ben presto sono arrivati programmi di disegno vettoriale come Altsys/Aldus/Macromedia/Adobe FreeHand, e programmi di impaginazione come Adobe InDesign, i quali non fanno altro che prendere i clic del designer e trasformarli in PostScript.
Vi racconto tutto ciò per impressionarvi della mia bravura (e della mia tarda età)? No. Semplicemente, vorrei generalizzare e dire che sulla base di quell’esperienza io predico che prima o poi nessuno scriverà più a mano lo HTML e il CSS, proprio come oggi nessuno scrive più PostScript. (Segue breve pausa per l’inevitabile vignetta da XKCD).
Qualcuno dei miei lettori penserà che ho torto marcio perché Adobe Dreamweaver esiste da un pezzo ma la sua esistenza non minaccia chi produce a mano le pagine web. Vero. Ma ci sono due fattori da tenere presenti. Primo, lo HTML è un bersaglio mobile che da vent’anni non fa che evolversi (la versione 5.0 è stata finalizzata solo nell’ottobre 2014), mentre il PostScript ben presto s’è fermato. Secondo (e più importante), non sarà Dreamweaver a lasciare disoccupati i coder, ma semmai qualcosa come Adobe Reflow.
No, non mettetevi a ridere. Lo so anch’io che quell’attrezzo produce un HTML orribile e un CSS anche peggiore. Ma può solo migliorare, giusto? E in un mondo in cui le zone rurali hanno una connessione da 100 megabit, cosa conterà se lo HTML di una pagina peserà cinquecento chilobyte mentre la stessa pagina si poteva sviluppare con cento?
Io ci farei una scommessina. Anzi, ci farò un’articolo tra altri venticinque anni. Ne riparliamo allora, non avete impegni vero?