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Compra il contenuto, ti regalo la memoria

02 Maggio 2008

Compra il contenuto, ti regalo la memoria

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Il mercato dei supporti per l'archiviazione e, più in generale, dell'hardware sarà rivitalizzato da bundle ferraglia più contenuto?

È evidente e scontato che il mercato dell’hardware (nella sua accezione più ampia) debba continuare a stimolare l’innovazione per continuare a prosperare – o per sopravvivere in quello che si avvia ad essere un mercato di sostituzione di prodotti obsoleti con prodotti avanzati. Questa innovazione può essere o non essere una reale innovazione, portatrice di valore aggiunto e benefici ai comuni mortali che scuciono fior di quattrini per upgradare la propria dotazione tecnologica. Nel mio personale caso devo confessare di essermi comprato qualche settimana fa un semplicissimo e piccolissimo Asus EEE PC. Con 299 euro mi sono felicissimamente trovato per le mani (o forse meglio, nella tasca del giubbone) un micro Pc con cui posso fare più dell’80% delle cose che faccio quotidianamente, per lavoro e per scopi personali (magari con l’aggiunta di uno schermo e di una tastiera esterna quando uno non è in situazione di mobilità).

Il punto è che quel 20% mancante sono le cose più inutili dal punto di vista “produttivo”, ma più gratificanti dal punto di vista psicologico (a cominciare dal mio amato WoW). E che l’eleganza e la simpatia di MacOS si fanno molto rimpiangere sugli altri OS.

Il tema del come farci upgradare è in realtà abbastanza antico e cross-market. Lo conoscono bene quelli della musica e del video, che periodicamente introducono nuovi standard di formato per invogliarci (o costringerci?) a passare a nuovi sistemi dalle più avanzate potenzialità e qualità (io anche in questo campo ho fatto un downgrade qualitativo, passando da un bello stereo con delle belle casse all’iTunes con delle casse da supermercato: per quello che posso ascoltare la musica in casa o in ufficio, va più che bene). Ed è quella del cambio di formato una lezione che i produttori di hardware e di software conoscono anche meglio, dandosi il testimone nell’inseguimento tra nuovo sistema operativo e piattaforma hardware in grado di farlo girare.

Non tutto il business si può però basare sul ricambio generazionale dei prodotti, anche perché ci sono tecnologie che evolvono di meno, e fra una generazione e l’altra bisogna pur sempre vendere. Quello che allora forse sta arrivando è l’applicazione al mondo digitale di una pratica che gli editori analogici conoscono benissimo. Molti di noi forse comprano i Dvd di qualche bel film e buttano la “copia omaggio” di Panorama o l’Espresso in allegato. Il mitico bundle, insomma, che se lo coniughiamo con il mondo del digitale ci dà le offerte di telefonini con precaricati album di questo o quell’artista. Proprio il bundle potrà iniettare una dose di caffeina, per esempio, al mercato delle memorie, alle schede SD piuttosto che Compact Flash o alle chiavi Usb. Tutti quei dispositivi di archiviazione che oggi si comprano a un tanto al chilo, vere commodity (a meno che non siano dai 16 GB in su, nel qual caso siamo nella fase dei disperati o degli estimatori, pronti a pagare oggi il doppio di quanto pagheremo tra un anno o giù di lì).

Sono stato, lo ammetto, fortemente tentato di infilare nel mio cellulare una schedina di memoria (di cui non sento veramente il bisogno) perché precaricata con la Guida dei Ristoranti dell’Espresso. Una guida di ristoranti affidabili può far sempre comodo averla dietro, come per molti italiani può avere senso avere su una scheda di memoria per il cellulare un bel dizionario Italiano-Inglese (di quelli abbastanza seri), in modo da poter comunicare durante il viaggio all’estero con i locali e di avere spazio per immagazzinare foto, video e ricordi dell’escursione sul proprio telefono o Pda (i software occupano una porzione abbastanza piccola della scheda…).

È questo un modo di uscire dalla guerra dei prezzi e di dare un valore aggiunto al software in omaggio con la memoria (o è il contrario?), un valore che noi consumatori si sia disposti a pagare; facendo quindi più ampi margini, magari in regime di revenue sharing col produttore dei contenuti. Tanto per dare un’idea, se comparo correttamente, una scheda Kentron da 1 GB “pulita” vale sui 18 Euro, con la Guida de L’Espresso siamo a 28,90 – quindi concorrenziale con l’abbonamento online alla Guida, che vale 13 Euro l’anno, e con i 22 dell’edizione cartacea. Invece con il dizionario arriviamo anche a una cinquantina di euro, a seconda di dove la andiamo a comprare.

È facile immaginare in un futuro non lontano l’arrivo di schede di memoria per la fotocamera con precaricate delle foto spettacolari da spacciare come nostre nelle proiezioni digitali agli amici, chiavette Usb offrirsi in vendita (magari per sostituire analoghe chiavette perfettamente funzionanti in nostro possesso) facendo leva su musica, giochi, video preinstallati. Con il calare del costo dell’hardware (e in uno scenario futuro, magari, di forte ridimensionamento della pirateria) non mi sorprenderebbe vedere il venticinquesimo album di Madonna venduto a 29.99 euro preinstallato su un lettore Mp3 o l’edizione di Vista 2015 venduta a 299 euro con in omaggio un pratico Pc portatile da 14 pollici.

Se Content is King, allora il supporto, l’hardware è uno schiavo, che può essere comprato, venduto, scambiato a poche lire se non addirittura regalato nel pacchetto.

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