Nel mio peregrinare per convegni ed eventi sul territorio italiano, mi capita ogni tanto di incrociare sul mio cammino qualche personaggio di rilievo internazionale che si occupa dei miei temi. Come dire: non c’è sempre bisogno di andare in California, come stavo facendo circa dodici mesi fa; in effetti a volte sono loro a venire volentieri nel Bel Paese.
Questa volta è successo a Chieri, cittadina alle porte di Torino, che la scorsa settimana è stata teatro del Festival Internazionale dei Beni Comuni: prima edizione di un appuntamento che promette davvero bene e che ha visto tra gli ospiti anche nomi come Stefano Rodotà, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Carlo Freccero, Vandana Shiva (della quale abbiamo già accennato parlando di open seeds.)
Nel mio panel era presente invece, oltre a Federico Morando del Politecnico di Torino, David Bollier: studioso e attivista tra i più attenti al tema dei beni comuni, in senso ampio e più specificamente nel senso a noi più familiare di digital commons. È stato un piacere poter confrontarmi pubblicamente con temi a me cari con un autore di rilievo internazionale e che ha da poco pubblicato la versione italiana del suo ultimo saggio Think like a commoner (tradotto con La rinascita dei commons.)
Nel suo intervento introduttivo sul concetto di beni comuni digitali, David ha citato vari esempi in cui non sia solo rilevante l’aspetto economico, ma anche quello etico. A catturare maggiormente la mia attenzione tra questi è stato, come prevedibile, un progetto dedicato al mondo delle licenze open. Commons Transition propone infatti un modello di Commons Based Reciprocity License, anche indicato con l’acronimo CBRL o con il nome semplicato CopyFair license, che mostra alcune peculiarità interessanti. Secondo quanto spiegato nel sito,
Queste licenze sono specificamente concepite per trovare una soluzione intermedia tra le licenze full-sharing copyleft, come ad esempio la GPL, le licenze Non-Commercial come quelle offerte da Creative Commons, e il modello di copyright tradizionale che privatizza la conoscenza. Le CBRLs garantiscono l’uso libero e la possibilità di commercializzazione dei Commons e al tempo stesso impediscono l’appropriazione unilaterale da parte di entità orientate al profitto.
Il sito Commons Transition, a sua volta rilasciato con una licenza chiamata Peer Production License, offre in realtà molti spunti di approfondimento che meritano attenzione e forse qualche riflessione teorica. Inoltre la community del progetto alimenta anche un apposito wiki, in cui si sviluppano i temi centrali.
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