Ero ancora studente di scuola media quando per la prima volta vidi lui: il Commodore 64. Ebbi la fortuna di averlo in regalo per un Natale degli anni Ottanta. Mi ricordo di quando lo collegai per la prima volta al televisore di casa e avviai il caricamento del gioco fornito con la confezione: “Manic Miner”, le disavventure di un povero minatore. Era un simpatico arcade su cassetta (ricordate l’interminabile “Tape loading…”) che richiedeva la bellezza di venti minuti per essere caricato in memoria.
Poi nacque il “Turbo Tape”. Un ingegnoso sistema che riusciva a ridurre anche a un decimo i tempi di caricamento dei programmi. L’effetto fu quasi di un miracolo: in un paio di minuti i giochi più complessi erano caricati. L’affidabilità però lasciava un po’ a desiderare e ogni tanto un errore in lettura bloccava definitivamente il caricamento. A meno di non averne una copia (e visti i tempi necessari i backup non erano poi tanto frequenti), il gioco era perduto.
Per merito del Commodore 64 il Basic diventò il linguaggio di programmazione più conosciuto. Non c’era un sistema operativo nel senso odierno ma la macchina si avviava con un interprete Basic: si poteva cioè “parlare”con il computer, a patto di farlo nella sua lingua. Tutti, prima o poi, impararono a scrivere semplici programmini in Basic, da semplici routine per stampare su schermo il proprio nome fino ad applicazioni davvero professionali. Fonte principale erano le riviste: non mancavano, infatti, pagine e pagine di codice Basic che doveva essere battuto a mano (!) per poter riprodurre sul proprio computer il programma presentato nell’articolo. Come linguaggio di programmazione era estremamente debole: si pensi che per disegnare un cerchio sullo schermo erano necessarie complicate routine per attivare direttamente nella memoria video i bit relativi ai pixel. Ma le migliori menti erano già all’opera e presto si diffuse il Simon’s Basic, versione un po’ più amichevole con molte funzioni nuove, soprattutto per la grafica.
I veri smanettoni, però, si stancarono presto del Basic e incominciarono a mettere le mani nel codice macchina. Una delle risorse più importanti a disposizione di chiunque desiderasse entrare nel vivo era la “mappa della memoria”. Una vera e propria mappa del tesoro, una guida a tutto ciò che occorreva conoscere per pilotare le periferiche e interagire con il sistema. Invano cercai qualcosa di analogo quando, abbandonato il C64, passai al PC.
I giochi in circolazione erano tantissimi: la pirateria informatica emergeva per la prima volta in tutta la sua potenza. Venivano scambiati come figurine e si faceva a gara a collezionarne il maggior numero possibile. Alcuni di essi erano dei veri e propri capolavori di ingegneria software anche se, com’è ovvio, il confronto con le nuove e impressionanti console di oggi non può reggere. Ma se dovessimo fare un rapporto potenza/prestazioni… Dobbiamo ricordare che il Commodore 64 aveva una memoria totale di 64 kilobyte! Il computer su cui sto scrivendo in questo momento ha 128 megabyte di memoria (cioè 2000 volte tanto!).
Internet, tanto acclamata quanto vituperata, entra in gioco anche in questo caso portando la sua opera di “utilità sociale”. Fortunatamente non tutti hanno fatto come me, regalando il C64 con i suoi giochi e perdendo ogni documentazione relativa. Qualcuno ha conservato hardware e software e ha reso disponibili su Internet risorse che altrimenti sarebbero andate perdute per sempre. Qualcun altro con il pallino della programmazione, invece, ha pensato di scrivere “emulatori”che funzionino sulle nuove piattaforme. Si tratta cioè di programmi che trasformano un PC in un C64, consentendo di utilizzare i vecchi programmi su macchine anche nuovissime.
Ebbene, ho provato uno di questi emulatori con il primo videogioco della mia vita, Manic Miner, recuperandoli entrambi da Internet: improvvisamente mi sono sentito tornare indietro di quindici anni.
Ma cominciamo con ordine.
La prima cosa che occorre è un computer con una discreta potenza. Ma come, direte, cosa ci vorrà per emulare i 64K del Commodore? Un sito segnala, per esempio, i requisiti per l’utilizzo di un emulatore. Il consiglio è di utilizzare almeno un processore Pentium 166 (sic!). Devo dire che io ho svolto le mie prove su un Pentium II 266 e si è comportato egregiamente (ci mancherebbe!). Occorre fidarsi dei requisiti minimi indicati su Internet (quando ci sono) e comunque provare: ad ogni modo i programmi di emulazione sono software abbastanza “leggeri”, per i canoni di oggi. Il file compresso contenente tutto il necessario in genere non supera i 500-600K.
Un ottimo punto di partenza per chi si vuole lanciare in questa avventura è il sito www.commodorezone.com. Qui potrà trovare i link agli emulatori più diffusi: si tratta in genere di programmi shareware per cui, se risultano di nostro gradimento, dobbiamo registrarci e pagare il dovuto prezzo (sempre molto basso, comunque). I più utilizzati sono CSS64, C64S, PC64 e Frodo.
Una volta installato l’emulatore, dobbiamo procurarci qualcosa di interessante da vedere. I programmi per il Commodore 64 sono disponibili in rete come file in formato *.t64 e *.d64. Il primo tipo si riferisce ai programmi su cassetta e il secondo a quello dei fortunati possessori di floppy disk. Gli emulatori sono generalmente in grado di supportare entrambi i tipi, anche se occorre seguire le istruzioni per impostare correttamente la lettura del file.
Ottimo archivio ftp per i giochi è ftp://arnold.hiof.no:6502/pub/games. Qui ho trovato i più gloriosi della mia infanzia, da Gyruss a Zaxxon, da Impossible Mission a Pit Stop II.
Se invece cercate documentazione tecnica, fotografica e manualistica, dalla mappa della memoria fino alla famigerata Commodore 64 Programmer’s Reference Guide, allora il posto migliore è il Commodore 8-bit WWW server.
Per chi ha domande da fare o solamente ha voglia di parlarne con qualcuno, ci sono i newsgroup: comp.sys.cbm, comp.binaries.cbm e comp.emulators.cbm. Da segnalare anche ” Project 64“, sito Internet dedicato a preservare in formato elettronico tutta la documentazione relativa al commodore 64, che altrimenti sarebbe destinata a scomparire in breve tempo a causa della rapida evoluzione tecnologica.
Ma, direte voi, ne vale davvero la pena? Certamente. Non solo per rivivere un passato informatico (chi ha avuto questa esperienza) ma anche per il pregio della dimensione. Chi si avventura su Internet sa bene quanto le “dimensioni contino”. Trasferire poche centinaia di kilobyte è, bene o male, alla portata di tutti ma il problema è che ormai quasi nulla tra software e giochi riesce a rimanere al di sotto di tale dimensione. Ormai anche il CD-ROM (che all’inizio appariva come un supporto sconfinato) riesce più a contenere i nuovi giochi. Proviamo allora a dare un’occhiata ai 20-30K dei giochi C64 e chiediamoci: è davvero necessario tutto quello spazio che il software di oggi ci richiede?