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Come perdere un satellite per un banale errore di calcolo

19 Novembre 1999

Come perdere un satellite per un banale errore di calcolo

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Il Mars Climate Orbiter si è schiantato sulla superficie di Marte per un banale errore di conversione dati da misure inglesi a misure metrico decimali. Cosa vuol dire nell'era del computer avere a che fare con misure che si riferiscono ancora alla lunghezza del piede o del pollice di chissà che sovrano britannico di alcuni secoli fa?

Vittima di una mancata conversione

Kiss that baby good-bye. È così che spesso i commentatori sportivi del Baseball definiscono una palla battuta oltre la recinzione di fondo. Il mitico Home Run.
Ebbene, stavolta non si è trattato di una palla di baseball, ma bensì di un satellite ultratecnologico del costo complessivo di 125 milioni di dollari, che si è schiantato sulla superficie di Marte, alla fine di settembre. Col dollaro a 1800 lire…lascio a voi il piacere.

Per chi volesse arrivare alle fonti di documentazione, eccone alcune:

Vita e morte all’insegna dell’incertezza

Vediamo intanto come è andata con il nostro Mars Climate Orbiter, così si chiama lo sfortunato.
Èquipe di ingegneri della NASA e della Lockeed Martin, lo avevano messo insieme dopo anni di ricerca e lavoro, ed infine lanciato verso Marte 10 mesi fa.

Frutto della più moderna tecnologia, era previsto che si occupasse di analizzare gli strati dell’atmosfera di Marte. Lo scopo ultimo della ricerca è la verifica della possibile causa della presunta scomparsa dell’acqua dal pianeta rosso.

Questa spettacolare marmellata spaziale della NASA ha avuto come causa un banale errore: non è stata effettuata la conversione di alcuni dati di avvicinamento al pianeta per l’atterraggio dalle misure inglesi al sistema metrico decimale.

C’è da dire che il 95% del nostro pianeta usa correntemente il sistema metrico decimale, ed anche una buona parte dell’industria USA, in questo mercato globalizzato, si è convertita alle misure in base 10. E dal 1996 anche la NASA (come tutta la scienza ufficiale USA) si è convertita all’uso del sistema metrico decimale ben più pratico dell’antiquato sistema britannico, fatto di libbre, piedi e pollici, che però qui negli USA è attivamente usato nella vita di ogni giorno.

Ma l’équipe della Lockeed Martin, uno dei costruttori del supersatellite, è ancora legata mani e piedi a miglia, piedi e pollici. E i dati relativi alla navigazione sono stati trasmessi in misure inglesi al satellite in avvicinamento a Marte, il tapino ha quindi preso le miglia per chilometri, e plouf! Tanta fatica per nulla.

La vita quotidiana nei Paesi con misure anglosassoni

Ma sotto altri aspetti più minuti e personali, che cosa vuol dire vivere giornalmente a contatto di misure che nell’era del computer si riferiscono ancora alla lunghezza del piede o del pollice di chissà che sovrano Britannico di alcuni secoli fa?

Quanti di voi si sono già trovati a mettere a confronto 7/16″ con 3/8″? Qual è più grande? Come ve la cavate con l’algebra? Per me è follia pura, quando leggo su qualche manuale di istruzioni: “sollevare di 1/16″…” mi vengono i brividi. E meno male che non si parla di 3/64″.

Immaginiamoci in rotazione continua intorno a Marte presi da questo conflitto tra piedi e metri.
Il povero Mars Climate Orbiter, preso in questo conflitto, ha scelto la via più codarda ma più sicura per uscirsene alla spicciolata: il suicidio.
Meglio l’oblio. Per non parlare poi degli scarti decimali. Lo sapete voi quanti piedi ci vogliono per fare un metro? Beh, ce ne vogliono 3.28083989501312.

Ahi ahi ahi, quanti calcoli, ho già il processore col mal di testa. Il floating point che si gratta la pelata, e mi ritrovo micron ovunque. Che un giorno la standardizzazione arrivi, finalmente? E ci si capisca un poco meglio? Se quei 125 milioni di dollari fossero stati impiegati per aprire delle scuole nel terzo mondo o per mandare gli ingegneri della Lockeed Martin ad un corso di condizionamento perché imparassero a pensare in decimale, invece che a dozzine… chissà! Così va il progresso.

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