I bimbi devono capire il coding ma restare liberi di esprimersi
Fino a pochissimo tempo fa si parlava di STEM in ambito educativo: Scienza, Tecnologia, Ingegneria (Engineering), Matematica. Per fortuna ora si parla di STEAM; sono state aggiunte le Arti.
Non c’è questione; le arti sono importanti, non importa quale sia lo specifico. Credo che, più una materia è logica e lineare, più sia decisivo aggiungere l’elemento artistico. Basti pensare a tutto quello che impariamo attraverso la scrittura e il disegno. Ci sono sempre regole di base da rispettare, ma esiste anche spazio per applicare l’espressività personale.
L’abitudine a confrontarsi con decisioni da prendere in questo senso, dove non esiste una risposta da manuale e bisogna prendersi la responsabilità di decidere che cosa è artisticamente appropriato, è una risorsa formidabile per l’apprendimento e la maturazione del senso critico e di iniziativa dei ragazzi. È partendo da queste basi che ho lavorato a Come diventare un programmatore, un libro di esperienze di coding praticabili senza usare il computer.
Si potrebbe vedere Come diventare un programmatore alla stregua di un seguito de Il mio primo libro di coding, nel senso che il suo scopo è aiutare un lettore pronto ad assorbire le idee base della programmazione e iniziare a lavorarci. Come diventare un programmatore condivide l’approccio giocoso, ma compie un passo avanti nel prendere idee dal mondo reale e guardarle mentre diventano codice di programmazione.
Coding più godibile e produttivo per tutti grazie a Scratch 3.0
Come diventare un programmatore contiene esperienze computer-free, ma provvede anche a trasformarle in codice Scratch, il linguaggio di programmazione creato presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) per iniziare i piccoli alla programmazione in modo facile e giocoso.
Trasformare le esperienze computer-free in programmi Scratch non è stato difficile; il trucco è pensare da subito a tenere collegati online e offline. Nel libro si passa da unplugged a online e viceversa. Dipende tutto dalle esperienze che si vogliono trasmettere e dagli elementi con cui si lavora. In generale, è abbastanza semplice prendere una idea e trasformarla in una situazione di tutti i giorni; solo che pochi ci pensano.
Nella mia vita precedente dirigevo una organizzazione non-profit chiamata Thinkersmith, dedicata all’informatica, che si occupava quasi esclusivamente di spiegare concetti difficili in contesti unplugged, staccati da monitor e tastiere. Questo lavoro si è trasferito nel curriculum elementare che ho creato per Code.org. È il modo in cui penso. Sviluppo opportunità lineari per accompagnare qualcuno dal punto A al punto B senza che la persona accompagnata pensi di avere trascurato una K da qualche parte.
Il codice è scritto per Scratch 3.0, la versione più recente del linguaggio, piena di migliorie molto interessanti rispetto al passato. Per prima cosa, ADORO l’abbandono di Flash. Diventano possibili tante cose. Qualche cambiamento può sconcertare in prima battuta ed è successo a me come ad altri, ma penso che Scratch 3.0 crescerà fino a diventare la risposta ai problemi degli educatori. I team al lavoro su Scratch sono brillanti. Lavorano in modo fantastico e sono veramente al servizio del loro pubblico. Mentre siamo qui, creano magie sulla loro piattaforma.
Il coding è in continua evoluzione e vale lo sforzo di scoprirlo, a tutte le età
Così come Scratch ha festeggiato una nuova versione, anche il coding in generale si evolve di continuo, come del resto tutta la tecnologia e non solo per via dei nuovi linguaggi o del nuovo hardware. Anche l’esercizio (e le buone pratiche) del coding è in evoluzione, perché è quello che accade alla rete di chi fa coding.
Tempo fa poteva vivere di coding solo un certo tipo di persona. Oggi le caratteristiche culturali e personali di chi costruisce app, videogiochi, siti web eccetera sono quanto mai variegate. Questo è fonte di innovazione verso le piattaforme sulle quali avviene il coding. Prevedo che l’evoluzione del coding proseguirà fino a quando arriverà una sua piena accettazione di massa.
Per massa intendo anche gli adulti. Il coding senza computer può giovare anche a loro, così come accade ai bambini. Chiunque stia imparando qualcosa di nuovo può trarre vantaggio dalla spiegazione di concetti in un contesto familiare, prima di usarli in modi inediti. È un ottimo strumento di insegnamento.
Al coding manca solo un po’ di pubblicità, per essere utile a tantissimi
Ci si può chiedere se le attuali esperienze di coding siano sufficientemente mature o se serva una ulteriore crescita. Sicuramente al coding mancano diversi pezzi per diversi pubblici. Tuttavia penso che, a un livello più di base, al coding manchi un buon team che lo pubblicizzi.
Il coding è più facile di quello che pensano le persone, almeno fino a quando uno fa coding per sé. Moltissimi ignorano l’esistenza di siti che permettono di comporre codice con il drag and drop e poi generare una app fatta e finita per il proprio smartphone. Oggi si può diventare dilettanti del codice in un fine settimana.
Chiaro che essere pronti a programmare per sé sia diverso dall’esserlo per una multinazionale, ma si può dire lo stesso per pubblicare sui social media. Il fatto di non volerlo fare professionalmente non esclude di averne un vantaggio a livello personale.
Oggi il coding può essere efficace in qualsiasi ambito. Lo strumento giusto può portare chiunque al livello che intende raggiungere e, per questo, penso che se da qualche parte c’è un problema, è perché qualcuno sta usando lo strumento sbagliato.
Attraverso il coding possiamo sviluppare l’attitudine mentale di grandi geni del passato
I nuovi problemi, nel coding e nella vita, sono difficili e raramente chiari. Due suggerimenti validi per chiunque sono Affronta gli ostacoli! e Persevera!.
Per raggiungere risultati bisogna credere in se stessi e nella propria capacità di perseverare, come hanno fatto grandi menti che hanno plasmato la storia dell’informatica. Per esempio, Alan Turing e Katherine Johnson erano molto diversi tra loro eppure – grazie alla perseveranza – hanno influenzato in modo decisivo lo stesso settore. Non importa chi siamo, che aspetto abbiamo o quello che gli altri pensano di noi. Se siamo qui per fare la differenza, non permetteremo ad alcuno di fermarci.
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