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Come andrà a finire tra SCO, IBM e dintorni?

12 Giugno 2003

Come andrà a finire tra SCO, IBM e dintorni?

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Novell pare fuori gioco, ma esperti e altre aziende insistono sul denaro come fattore determinante. Raymond puntualizza e il 13 giugno scatta l'ultimatum per IBM...

Prosegue la sceneggiata SCO-Linux. Non mancano puntualizzazioni e rilanci delle aziende variamente coinvolte (Novell, Oracle, SCO), fino all’imminente scadenza per IBM sulla revoca della licenza per i sistemi AIX. Cresce anche l’attenzione di analisti ed esperti industriali, oltre che ovviamente della sempre più nutrita schiera di avvocati d’ogni parte. Pur se a dire il vero programmatori e attivisti mondo open source/software libero sembrano generalmente distanti, dedicandosi tranquillamente alle proprie attività. Sul tutto, comunque ecco una panoramica degli ultimi eventi più significativi.

Intanto Darl McBride, CEO di SCO, ha appena confermato con certezza che “SCO è l’unico, legittimo proprietario di System V e di tutti i relativi copyright”. Sarebbe stata cioè individuata (e diffusa) la relativa clausola presente nel contratto del 1996 tra SCO e Novell: “tutti i diritti della tecnologia Unix e UnixWare, copyright incluso, vengono trasferiti a SCO”. Pare tuttavia che finora Novell non abbia reperito la propria copia di un tale accordo, e insiste comunque sul fatto che i brevetti relativi alle tecnologie di Unix System V rimangano di sua proprietà. Per ora le due aziende non sono ricorse al tribunale, ma neppure è chiaro se i copyright su Unix in questione siano mai stati effettivamente registrati presso il Copyright Office statunitense. E il CEO di Novell non manca di rammentare che l’iniziativa di SCO rimane comunque “un attacco diretto contro la comunità Linux”.

Ma oltre alla guerra delle parole, parecchi riportano la vicenda a nient’altro che un confronto di livello industriale tra due nomi: SCO e IBM. Lo stesso Richard Stallman suggeriva che forse la prima vorrebbe solo “ricavare dei soldi” dalla seconda, mentre proprio McBride non ha mancato di rilanciare posizioni tipo: “se IBM dovesse acquistare SCO per mettere a tacere il tutto, ebbene, così sia.” In un’ intervista apparsa la scorsa settimana su ComputerWorld, il CEO di SCO sembra anzi voler suggerire una simile soluzione. Ciò anche in replica ad un rapporto diffuso da Forrester Research in cui si sostiene che è “probabile che IBM o un consorzio guidato da IBM possa decidere di acquistare l’azienda onde far sparire il problema-SCO”. Confermando tale possibilità, McBride ha aggiunto: “Non sto cercando di far fallire business Linux, ma soltanto di prendermi cura degli azionisti, degli impiegati e della gente che si è vista calpestare i propri diritti.” D’altra parte altri giganti info-tech confermano fiducia al pinguino. Il giro Oracle ribadisce l’immutabilità delle proprie strategie Linux, come pure fa la dirigenza Sun, mentre azzarda Dave Dargo, vice presidente Oracle del Linux Program Office: “si tratta di una disputa contrattuale fra SCO e IBM: tutto il resto è solo baccano”.

Va poi notato come le entrate di SCO siano scese dai 200 milioni del 1999 ai 60 di quest’anno, caduta dovuta principalmente dovuta all’ampia penetrazione di Linux. Al proposito spiega McBride: “L’idea secondo cui ce ne stiamo a guardare la locomotiva Linux avanzare a nostre spese, non ha alcun senso.” Ma siccome il valore a lungo termine di SCO è basato sull’eredità acquisita di Unix, ecco scattare la denuncia contro IBM, rea di “aver rubato codice Unix” per trarne vantaggi commerciali rispetto alla rampante ondata di utenti Linux. Non a caso nella causa legale SCO accusa IBM di violazioni contrattuali e concorrenza sleale, non nominando neppure, almeno per adesso, problemi di copyright e/o brevetti. E comunque, secondo gli analisti di IDC, McBride non può dare la colpa a Linux di tutti i problemi finanziari che da qualche tempo affliggono SCO. La competizione più agguerrita arriverebbe invece da Microsoft, che punterebbe, secondo l’esperto di IDC, a destabilizzare Unix tramite le offerte di server Windows. Al confronto, “Linux è salito dal basso”, mentre il gruppo SCO paga tra l’altro lo scotto del recente inglobamento della vecchia Santa Cruz Operation, la quale “non aveva una propria immagine né un riconoscimento di mercato.”

Sul tutto va intanto dandosi da fare la Open Source Initiative (OSI), entità nonprofit con base a Palo Alto, California e presieduta dal noto Eric Raymond. Il quale ha diffuso online un apposito documento, anzi meglio un “work in progress” in evoluzione continua che tipicamente ingloba i contributi di utenti d’ogni parte del globo. La revisione 1.14 ne specifica gli scopi: “…è nostra competenza osservare come le lamentele di SCO/Caldera dipendano in maniera critica da determinate asserzioni storiche e tecniche che sono materialmente false e (sembra, intenzionalmente) equivoche. Al contrario di quanto ha fatto SCO/Caldera, noi forniamo link diretti alle versioni disponibili su tutti i fatti da noi citati.” Il documento di Raymond, come suo solito, si addentra poi nei minimi dettagli dell’intera questione, mettendo in rilievo i “bug” della denuncia SCO e chiudendo con il parere della OSI:

“A nome degli sviluppatori Unix degli ultimi 35 anni, di quelli odierni per Linux e l’open source, di tutti gli utenti globali di Internet, queste le nostre speranze riguardo le decisioni del tribunale:
– Promulgazione di una sentenza contro SCO/Caldera nella sua denuncia di IBM, o relativa archiviazione;
– Stabilire l’impossibilita di futuri reclami da parte di SCO/Caldera di controllo proprietario sulle tecnologie offerte dagli sviluppatori Linux.
– Conferma che la proprietà SCO/Caldera dei vecchi sorgenti dei Bell Labs non le concede alcuna autorità o proprietà sul lavoro della comunità open source o degli sviluppatori Unix in generale.”

Da non dimenticare, infine, la pendenza in arrivo per IBM, ovvero la scadenza dei 100 giorni imposti dalla denuncia presentata a inizio marzo da SCO per il raggiungimento di un accordo conciliatore (termine fissato al prossimo 13 giugno). Altrimenti? Bé, sembra che debba scattare la revoca della licenza di AIX, la quale viene tuttavia considerata “perpetua e irrevocabile” dalla stessa IBM. Pur non specificando le ulteriori iniziative allo studio, pare che SCO intenda far seguito alle minacce…

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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