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Col dominio .Azienda l’orrore è dietro la porta

02 Aprile 2010

Col dominio .Azienda l’orrore è dietro la porta

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Ora che è stata presentata da domanda per ottenere il dominio .Canon, si aprirà una nuova corsa all'oro o sarà la definitiva fine del buon gusto su internet?

Forse non ce ne siamo ancora resi conto, ma rischiamo di trovarci alle soglie di una nuova corsa all’oro, o meglio una nuova corsa ai domini. Molti di noi ancora ricordano la corsa al dominio .it o .com, aggravata da ondate di panico dovute al ritardo con cui parecchie imprese si erano rese conto dell’importanza strategica di possedere il proprio nome in Rete. Il panico poteva crescere quando le aziende si rendevano conto che magari qualcuno, con buona ragione o con manovre di cybersquatting, si era impadronito della loro risorsa più importante: il nome, la marca. Oggi siamo più o meno tutti coscienti dell’importanza di salvaguardare la nostra identità online e anche le aziende più conservatrici sono sensibili al tema. Ma proprio quando sembrava che i giochi fossero fatti da anni, si riapre un fronte potenzialmente esplosivo. La notizia di per sé non sembrava così importante, tanto che non ha fatto, a quel che ho visto, un gran rumore: la Canon ha iniziato il processo di acquisizione presso l’Icann (l’ente che si occupa di queste cose) di un proprio Top Level Domain. Per molti di voi la reazione sarà un oooh! Per gli altri… lasciate che vi spieghi.

Un dominio di tutto punto

Bello avere un dominio canon.com, ma niente male è avere un dominio che finisce in .canon, ovvero un EOS.canon o un fotografia.canon. E l’azienda fotografica ha sfruttato la news come argomento di PR e ancora più lo faranno se effettivamente saranno la prima marca nell’universo mondo ad avere un dominio puntoaziendale. L’Icann ha infatti recentemente deciso di darsi una rilassata nelle regolamentazioni di che cosa può comparire dopo il famoso “punto” – e la sigla gTLD (Generic Top Level Domain) rischia di diventare un oggetto di discussione e fatturazione. Per approfondimenti potete leggere qui ciò che l’Icann scrive in merito. A questo punto c’è un po’ di tempo e si possono far scaldare per bene i motori: si parla infatti di una possibile operatività a partire dal 2011. Ma anche no (come dicono oggi i giovani), nel senso che molti motori si raffredderanno rapidamente se è vero che Canon ipotizza un costo di centinaia di migliaia di dollari per l’operazione.

Immagino che sarà già venuta l’acquolina in bocca agli amici di (punto)informatico o alla Fiat con (punto)Evo o a qualche newco che si voglia chiamare (punto)ebasta e poi puntocroce, puntofermo, www.negozio(punto)vendita. Cocenti delusioni per tutti quegli operatori del porno o dell’erotico che avessero sognato quello che abbiamo tutti pensato; purtroppo il regolamento dovrebbe vedere un limite minimo di tre caratteri per il Tld e quindi l’appetibilissimo (punto)G dovrebbe continuare a restare nel regno dell’impossibile (e mi risparmio le ovvie battute, fatele casomai voi nei commenti) o della mera fantasia. D’altra parte è vero che da un punto di vista marketing ci potrebbero essere dei benefici di immagine, nel possedere e denominare un territorio, nel piantare una bandierina corporate (cosa che piace e fa molto bene ai manager dei grandi gruppi). Più dubbi, almeno nel breve periodo, i benefici in termini di usabilità.

Se ormai con fatica anche l’ultimo dei navigatori ha imparato ad aggiungere un .com al nome dell’azienda, se molti di noi sbattono l’Url su Google invece di metterlo direttamente nel browser, c’è da domandarci quanto tempo ci metterebbero i navigatori di massa a imparare il puntoazienda e, soprattutto, che cosa mettere prima. Un Canon.com è semplice, ma nel nuovo sistema, che cosa dovrei immaginarmi di digitare? Foto.canon? Immagini.canon? nonsobenecosa.nomeazienda? roberto.venturinisenzailpuntocom? Se solo si potesse vorrei tanto prendere una royalty dal 2011 al 2012 su tutti gli errori 404 dei nuovi Tld, credo diventerei ricco.

Una lotta all’ultimo punto

Gli scenari che si aprono sono ovviamente interessanti e aprono forti opportunità per tutta una serie di attori e consulenti che potranno intervenire nel processo – in primis forse i legali. Dopo il famoso caso Armani.com, si riaprirà il caso con il puntoarmani? E quali diavolerie di marketing si inventeranno le aziende per sfruttare al massimo il potenziale comunicativo di una tale innovazione verso il media ormai più diffuso del mondo? Faccio una profezia. Entro fine anno un’azienda (potrebbe essere Reckitt Benckiser, detentrice del famoso marchio Clearasil) si precipiterà ad aprire una consociata dal nome oscuro – portandoci, l’avete già capito, allo straordinario risultato di avere il primo sito col dominio puntonero.

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