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Col cellulare in aereo, ma solo per salire

07 Febbraio 2008

Col cellulare in aereo, ma solo per salire

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Dal Giappone arriva il codice a barre che permette di usare il telefonino come carta d’imbarco: con l’approvazione della Iata, tra qualche anno dovremmo vederlo anche in molti dei nostri aeroporti

I giapponesi, col cellulare, lo fanno già da tempo. (Tipica apertura ad effetto, applicabile peraltro a praticamente qualsiasi applicazione mobile immaginabile). Nello specifico parliamo dell’uso del telefonino come carta d’imbarco per l’aeroplano; ovviamente non nel senso che lasciate giù il telefono in cambio dell’accesso in cabina, ma nel senso di un sofisticato ed integrato processo tecnologico. È infatti da tempo possibile in Giappone non solo comprare col cellulare il biglietto aereo, ma anche ottenere via Mms (o simile) una specie di carta d’imbarco, con la quale ottenere in modo facile e automatizzato l’accesso all’aeromobile.

In realtà quello che si riceve è una specie di disegnino, un mobile code, uno di quei simboli studiati per sostituire i codici a barre, permettendo di immagazzinare una maggiore quantità di informazioni e di essere interpretati da cellulari dotati di fotocamera. Una volta ricevuto il messaggio sarà sufficiente recarsi all’aeroporto (per ora questo step non si è ancora trovato modo di sopprimerlo) e di far leggere il codice da un apposito scanner su cui va appoggiato il cellulare. Il tutto senza intervento umano e (anche in funzione delle macchine installate) senza code.

Il sistema sembra funzionare bene –essendo in Giappone verrebbe da dire che ci mancherebbe altro… – ed è molto probabile che ce lo ritroveremo anche nei nostri aeroporti in tempi non troppo lunghi. In realtà alcune linee aeree occidentali hanno già adottato a livello individuale questo tipo di servizio, come Air Berlin, Spanair e Air Canada. Altre dovrebbero aggiungersi a breve, ma il sistema dovrebbe estendersi in modo più vasto e standardizzato.

La Iata (International Air Transport Association) è infatti riuscita a mettere d’accordo le compagnie aeree per adottare questo sistema auspicabilmente verso il 2010 (ma si sa come vanno queste cose…), con un sistema in grado di integrare vari sistemi di mobile coding attualmente in uso, per ridurre le complessità di adozione da parte degli utenti – anche se, va detto, qui da noi nessun consumer o quasisembra usare questi sistemi, in assenza di un’adeguata offerta di servizi. Anche se la cosa non viene troppo pubblicizzata, il nuovo sistema standard dovrebbe adottare protocolli di sicurezza informatica più robusti di quelli adottati nei sistemi correnti, vista l’oggettiva paranoia che circonda dal 2001 tutto quanto attiene al viaggio aereo.

Alla radice di questa decisione, diciamocelo, c’è forse solo marginalmente la volontà di offrire un servizio di maggiore qualità ai passeggeri. Il fatto è che, con gli analisti che prevedono prima o poi un barile di petrolio a 200 dollari, si cerca di tagliare i costi dove si può – e secondo le previsioni di IATA, il risparmio ottenibile potrebbe superare i 500 milioni di dollari all’anno, sopprimendo personale e infrastrutture. Ovviamente la riduzione del personale sarà da prevedere una volta messo a regime il sistema, che nelle prime fasi di adozione non mancherà di causare perplessità e incidenti.

Obbligatorio, ritengo, per garantire un rapido e ordinato deflusso delle folle aeroportuali prevedere delle corsie de-preferenziali, almeno per i primi tempi. Penso, nello specifico, a particolari accessi riservati ai tecnofobi, ai goffi e, sopratutto, agli ingegnosi imbecilli; di quelli che vorranno passare sul lettore di codici la spesa del supermercato o che cercheranno di ottenere l’imbarco scannerizzando il codice a barre tatuato sulla nuca della fidanzata punk.

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