Che il World Wide Web Consortium (W3C) abbia deciso di aprire un gruppo di lavoro sulla protezione anticopia all’interno di HTML5 è cosa nota. Il dibattito in merito inizia tuttavia a farsi inaspettatamente autorevole.
Si è infatti schierato a favore del Digital Rights Management (DRM) come parte delle regole comuni nientemeno che Tim Berners-Lee, padre del Web e autorità riconosciuta alla guida del W3C, con uno storico universalmente riconosciuto a favore dell’apertura e dell’universalità delle tecnologie alla base dell’Internet navigabile. L’argomento è sintetico:
Se non mettiamo in HTML5 le basi per appoggiarci sopra il DRM, la gente semplicemente tornerà a usare Flash.
A Berners-Lee si è contrapposto Cory Doctorow, attraverso un lungo articolo pubblicato sulle pagine virtuali del Guardian:
Il DRM è del tutto inefficace nel prevenire le copie non autorizzate e sospetto che Berners-Lee lo sappia. Quando i tecnici sorvolano sui pericoli del DRM dicono spesso cose tipo “tanto io posso aggirarlo e comunque si accorgeranno presto che non durerà, visto che non funziona, giusto?” Ogni volta che Berners-Lee racconta la storia della nascita del Web, ribadisce che ha potuto inventarlo senza dover chiedere permessi a chicchessia, per spiegare l’importanza di una Internet aperta e neutrale. Ma non comprende che lo scopo precipuo del DRM è obbligare chi vuole innovare a chiedere il permesso.
Sembriamo condannati a dover dibattere ogni problematica del web schiacciati tra promesse di progresso e minacce di restrizioni, con linee di separazione che definire sfumate è un eufemismo. Va contrastato il ritorno sul web di tecnologie proprietarie; si dovrebbe anzi parlare di favorirne la troppo lenta estinzione, visto che Flash o Silverlight hanno tuttora una diffusione enorme, basata solo sulla storia e non più sull’utilità. Ma questo vuol dire appoggiare il dispiegamento controllato e standardizzato, magari allo scopo di promuovere una più veloce attuazione di HTML5, oppure procedere verso un approccio di apertura completa a costo di conflittualità con le grandi multinazionali che vogliono avere voce in capitolo sulla rete come vettore di business?
Più che stare con Berners-Lee o con Doctorow, c’è da decidere se volere un mondo bianco e nero, o con qualche sfumatura di grigio, e nel caso quale. Gli elementi di valutazione sono purtroppo continuamente cangianti.