Ogni tanto nella guerra aperta tra aziende discografiche e siti di scambi musicali cala, come un coro greco nelle tragedie, un sondaggio a spiegare il comportamento dei consumatori.
L’ultimo in ordine di tempo realizzato dalla Jupiter Media Metrix scopre che gli utenti dei software di scambi di file musicali hanno la tendenza ad acquistare più CD.
Ma come? Se l’industria discografica e la RIAA, il suo braccio armato, ci hanno sempre detto che questi sistemi erano la morte e cancellazione della musica e dei diritti delle aziende e degli artisti.
Sta di fatto che questo studio sfata il mito e addirittura fa scoprire che la gratuità fa bene al commercio.
Lo studio riporta una cifra esemplare: il 34 % di quelli che scambiano gratuitamente su Internet brani musicali sotto forma di file e spesso piratati, hanno aumentato i loro acquisti di musica da quando usano software di scambio, contro il 15 % che dichiara di aver invece diminuito i loro acquisti.
Gli autori dello studio, non si limitano a pubblicare cifre e percentuali, ma arrivano a conclusioni che sono manna per i siti di scambi e bruciori di stomaco per i persecutori del libero scambio che hanno formato una sorta di “tribunale” da santa inquisizione.
Concludono gli autori che gli editori musicali dovrebbero appoggiarsi sui successi di software come Kazaa e Morpheus, al posto di combatterli in tribunale e di lanciare dei sostituti a pagamento.
Una voce nel deserto?