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Chi ha ucciso Bill Gates? E perché?

09 Settembre 2002

Chi ha ucciso Bill Gates? E perché?

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Il vero assassino di Bill Gates non è Alek Hidell, come sostiene la polizia di Los Angeles. La verità ormai è affidata all'iniziativa dell'associazione "Citizens For Truth". Il nuovo film di Brian Flemming, ancora prima di arrivare in Italia, fa discutere

Era il 2 dicembre del 1999. Bill Gates era appena sceso dalla sua automobile per partecipare a un’iniziativa di beneficenza al MacArthur Park, in un quartiere povero di Los Angeles, quando viene raggiunto da due colpi di fucile. Il primo lo colpisce a una spalla, il secondo, mortale, alla testa. I suoi occhiali volano via e rimangono sull’asfalto con le lenti rotte: saranno il simbolo della ricerca della verità, di una verità che la polizia di Los Angeles continua a negare.

Quello che in molti continuano a chiedersi è: “Chi ha assassinato veramente Bill Gates? E perché?” L’uomo ucciso dalla polizia nel sottosuolo del Park Plaza Hotel, Alek Hidell, 24 anni, secondo i militanti dell’associazione Citizen For Truth, non è il vero colpevole. Nonostante quanto dichiarato da Gil Garcetti, procuratore generale di Los Angeles e cioè che questo giovane di colore, che nel suo diario inneggiava alla “lotta di classe, è senza ombra di dubbio la persona che ha sparato all’uomo più ricco del mondo uccidendolo. Ma per i menbri dell’associazione, i punti d’ombra dell’inchiesta sono molti: troppe incoerenze, troppe pressioni esercitate sui testimoni per arrivare a una rapida quanto frettolosa conclusione dell’inchiesta.

Il lavoro di questi “cittadini per la verità”, che hanno scelto come loro simbolo gli occhiali rotti dell’ex presidente di Microsoft, è incessante. Il loro obiettivo è uno solo: ristabilire la verità. Il regista Brian Flemming ha deciso di dedicargli un documentario, intitolato “Nothing so strange”, niente di così strano.

Ovviamente, nulla di tutto ciò è vero. Bill Gates è ancora vivo e vegeto, è ancora l’uomo più ricco del mondo e le sue partecipazioni a eventi benefici non sono mai state turbate da attentati o tentativi di omicidio. E “Nothing so strange”, del regista Brian Flemming, è un finto documentario su un evento mai verificatosi. Infine, l’associazione “Citizens For Truth”, esiste, ma solo su Internet e nella fantasia di questo cineasta americano che ha saputo mescolare finzione e realtà in modo innovativo. Organizzando, ad esempio, dei veri meeting della falsa associazione “Citizens For Truth”, i cui militanti hanno partecipato ad “autentici” dibattiti su un omicidio mai successo. Ma soprattutto, sfruttando le capacità promozionali di Internet, creando una sorta di universo parallelo online prima ancora che il film venisse lanciato.

Presentato all’ultimo Slamdance festival a Park City, nello Utah, mini festival alternativo nell’ambito del più noto Sundance Film Festival, “Nothing so strange” non ha grandi valori artistici, ma ha suscitato l’attenzione del media americani, attratti dall’idea bizzarra e dalla sua eco online. La pellicola, per il momento, non è attesa in Italia, nessun distributore ha in progetto di programmarla nei cinema nostrani, nonostante una certa curiosità inizi ad aleggiare tra gli addetti ai lavori. L’interprete del film, Steve Sires, è uno stupefacente sosia di Bill Gates e aggiunge realismmo alla messa in scena. Anche se la sua è una breve apparizione, dato che viene abbattuto nella prima scena.

Ma era necessario uccidere Bill Gates? Perché proprio lui? “Perché è l’uomo più ricco del mondo – risponde il regista di “Nothing so strange” – e perché il mio è un film di critica sociale che vuole essere il più realista possibile”. Nessuna animosità nei confronti dell’uomo, però. Brian Flemming si dichiara tecnologicamente agnostico. “A dire la verità – aggiunge – Bill Gates mi piace abbastanza, perché consacra una parte delle sue fortune a delle giuste cause”. E la sua fondazione, sempre a detta del giovane regista, ha finanziato sottobanco il film. Ma anche questa potrebbe essere un’altra falsa notizia.

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