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Che brutti i siti Internet!

23 Novembre 1999

Che brutti i siti Internet!

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Jakob Nielsen, esperto di interface design, ha recentemente affermato, in un articolo comparso su Communications of the ACM, che se continuiamo così nel 2003 Internet sarà sempre più affollata di siti terribilmente mal concepiti.

Sulle nuove frontiere dell’interfaccia si stanno scervellando studiosi e aziende di tutto il mondo, alla ricerca di formule vincenti, e il termine “usability” circola sempre iù frequentemente. Anche se c’è chi sostiene che, soprattutto sul Web, il livello delle interfacce proposto è davvero basso, se non imbarazzante. Jakob Nielsen è uno di loro, insieme al suo collega Don Norman (Nielsen and Norman Group).

Donald Norman, cognitivista esperto di Computer Science, è noto per le sue teorie su “user-centered interface” ed è autore di molti libri che sottolineano senza mezzi termini l’incompetenza di molti designers (un titolo per tutti: “The design of everyday things”, tradotto in italiano in “la caffettiera del masochista”). Norman, oggi consulente per la Apple Computer e la Hewlett Packard, ha l’obiettivo di umanizzare la tecnologia.

In altri termini, egli afferma che essa debba essere resa invisibile (“The invisible computer”), lavorando su un design human-centered in cui è più importante l’utente della tecnologia. Invisibile significa che le persone devono essere messe nelle condizioni di usare gli strumenti in maniera estremamente intuitiva. Tecnologia semplice da imparare, semplice da usare. (“Things that make us smart – defending human attributes in the age of the machine”).

“Sono un technology enthusiast infastidito dalla inutile complessità dei prodotti esistenti”. Basta questa affermazione per capire il personaggio, sostenitore anche della tesi che se un computer fosse davvero progettato correttamente non avremmo neanche bisogno di manuali.

Don Norman, quindi, è in perfetta sintonia con il collega Nielsen, da molti ritenuto un guru del Web design che, dal canto suo, denuncia una totale mancanza di professionalità. Se il tasso di crescita del Web rimane costante (scrive su ACM), nel 2003 ci saranno circa 200 milioni di siti. In 5 anni, quindi, dovrebbero nascere 196 milioni di siti, ma dal momento che esistono solo circa 20 mila professionisti del Web design al mondo, se tutti questi nuovi siti volessero essere concepiti decentemente, ogni professionista dovrebbe progettare un sito per ogni sua ora lavorativa.

Un ragionamento macchinoso per concludere ancora una volta che così non va e che sarà sempre peggio se non si aprono nuove prospettive. Se le cose non cambiano, aggiunge, non stupiamoci se continueremo a sentire imprenditori che affermano: “Internet? Ah sì, l’anno scorso ci abbiamo provato, ma non ha funzionato”.

Jakob Nielsen è famoso per aver scritto nel 1996 “Top Ten mistakes in Web Design”, i dieci peggiori errori, a suo avviso diffusissimi, commessi nella realizzazione di siti. Ma il punto è che quest’anno il guru del Web design ha pubblicato sul suo sito un nuovo pezzo intitolato “Top ten mistakes rivisitated three years later” esordendo con la constatazione che il suo articolo del ’96 è ancora sorprendentemente e drammaticamente attuale. Tutti e dieci gli errori sono ancora diffusi oggi e almeno nove continuano a causare significativi problemi di usabilità.

A fine maggio Nielsen ha anche elencato nuovi errori, che spaziano dal cattivo utilizzo del pulsante “back” alla pessima gestione dei banner; dall’assoluta mancanza di standard grafici al pessimo mantenimento degli archivi. Ma il peccato maggiore resta sempre il totale disinteresse dei designer per i tempi di download: questi webmaster intestarditi fanno sprecare tutte le fatiche e la pazienza dell’utente per scaricare bit inutili rispetto al contenuto del sito.

Federico Reviglio direbbe che evidentemente non hanno mai fatto alpinismo. Citazione misteriosa, se non si è letto il divertente articolo di Reviglio, pubblicato su Apogeonline il 27 maggio ’99, in cui si trova anche un esilarante quanto azzeccato paragone tra i webmaster che continuano a stravolgere ogni nuova pagina dello stesso sito, per dare sfogo alle loro vena creativa (a scapito del modem degli utenti), con “quelle fanciulle pronte al suicidio pur di non andare al ballo due volte con lo stesso vestito”.

Tornando all’articolo pubblicato su ACM, Nielsen ritiene necessario agire per la costruzione di sistemi che aiutino i poco esperti a creare siti rispondenti a esigenze di usability. Bisogna fissare degli standard, semplici convenzioni come la posizione di pulsanti comuni a tutti i siti, regole per le modalità di ricerca, formati e lunghezza dei testi, principi sulla gestione delle immagini, ecc. Inoltre, secondo Nielsen, è assolutamente necessario investire nella formazione di Web designer professionali.

Quello che Nielsen propone è semplicità (che non significa banalità), e sottolinea che i webmaster non ci pensano proprio a progettare strumenti utili per l’utente e a organizzare intelligentemente i contenuti. Quasi tutti gli utenti non visitano un sito “per fare un’esperienza” o per “valutare esibizioni di webdesign”: vogliono contenuti. Nielsen comunque avverte: il darwinismo telematico darà ragione a quei Web che cercano di rispettare le regole di usability. Avviene già. Siti come Yahoo! sono apprezzati dagli utenti e continuano a funzionare bene proprio perché permettono di reperire agilmente le informazioni cercate.

Link:
Jakob Nielsen: http://www.useit.com
Donald Norman: http://www.jnd.org
Nielsen and Norman Group: http://www.nngroup.com

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