L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha appena pubblicato un rapporto che mostra che il settore delle nuove tecnologie in Europa scarseggia di manodopera qualificata.
In pratica, si tratterebbe di una vera e propria “mancanza di competenze” che potrebbe mettere a rischio l’espansione della nuova economia europea.
Presentato durante la Sesta Riunione regionale europea, che si tiene a Ginevra dal 12 al 15 dicembre, questo rapporto prefigura che anche se la crescita dell’impiego nelle industrie hi-tech dovrebbe oltrepassare l’8 % l’anno per il futuro, il numero dei posti mancanti dovrebbe triplicare, fino a raggiungere la cifra del milione e 600 mila nel 2002.
Inoltre, questa nuova domanda delle industrie non dovrebbe ridurre di molto la quota dei disoccupati, perché i disoccupati attuali non hanno le competenze ricercate per poter entrare in questi nuovi impieghi.
E così, gli imprenditori di questo settore cercano di reclutare all’estero, cosa che provoca una “fuga di cervelli nei paesi che inviano personale qualificato”.
Per esempio, negli Stati Uniti ai lavoratori del settore ICT vengono offerte facilitazioni per ottenere la carta verde.
Il rapporto, poi, sottolinea che se le imprese “si rivolgono a mercati del lavoro dove trovano in abbondanza analisti funzionali, programmatori e tecnici”, lo scarto tecnologico tra le nazioni povere e le regioni ricche rischia di allargarsi e i paesi dovranno fare fronte a un “digital divide” in crescita.
Secondo OIL, una sola soluzione può rimediare a questo grave deficit: la formazione.
Un obiettivo a lungo termine che dovrebbe, finalmente, risolvere il grave problema.