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C’è sempre un copyright

25 Novembre 2015

C’è sempre un copyright

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È molto meglio pensarci dal primo istante, quando si mettono insieme i componenti per realizzare un nuovo software.

Capita sempre più spesso che si rivolgano a me clienti che hanno realizzato o stanno per realizzare una nuova applicazione da rilasciare sui principali app store e che dunque abbiano bisogno di un consulto legale per la gestione del copyright sulla loro nuova creatura.

In sostanza, vogliono sapere che tipo di licenza applicare e quali sono i relativi disclaimer che devono apporre per garantire che le informazioni sul copyright vengano comunicati correttamente.

A questo punto non posso far altro che chiedere al cliente tutti i dettagli del caso per capire chi sono realmente i titolari dei diritti, perché d’altronde – e mi pare un passaggio logico facilmente intuibile – è chi effettivamente detiene i diritti che può gestirli, cederli, licenziarli. In altre parole ho bisogno di sapere con precisione chi ha scritto cosa: le righe di codice del software, le librerie, la eventuale veste grafica, gli elementi creativi che sono parte integrante della veste grafica (icone, sfondi, eventuali immagini inserite).

Avete sviluppato tutto da zero, oppure avete utilizzato anche materiale preesistente?

Sembra un passaggio banale ma già questa richiesta fa cambiare atteggiamento al mio interlocutore, il quale inizia a colorare di dubbio l’espressione del viso e a prendere appunti sulle verifiche da fare.

Per esperienza, quelli che rispondono immediatamente (e ovviamente anche con un certo orgoglio) Nessun problema! Abbiamo fatto tutto noi! sono una parte minore. Tutti gli altri spariscono per un po’ fino a quando ricompaiono con una email per dire che in effetti le verifiche da me richieste hanno portato via un bel po’ di tempo e di lavoro e che in effetti si sono accorti come nel loro lavoro si trovi un bel po’ di componenti non originali.

Ecco, lì finalmente si esce dalla fase zero del consulto professionale e si inizia a ragionare più concretamente per ricostruire il puzzle dei vari diritti che entrano in gioco. La fase successiva è infatti quella di capire se il materiale non originale è stato utilizzato legittimamente, cioè se è stato impiegato in quanto di libero utilizzo o in caso contrario se si sono ottenute le dovute autorizzazioni.

Purtroppo non è raro che qui si verifichino spiacevoli sorprese e si scopra che alcune componenti utilizzate semplicemente non si potevano utilizzare e dunque sia il caso di sostituirle con altre di libero utilizzo o fatte ad hoc. Se si tratta di componenti secondarie, ciò non ha un grande impatto sul lavoro; solo una scocciatura in più e un po’ di tempo extra da dedicare. Ma se si tratta di una componente fondamentale, allora davvero c’è il rischio di buttare all’aria mesi di lavoro.

Come si usa dire, quindi, prevenire è meglio che curare. Un utile strumento per farsi le domane giuste al momento giusto è il workflow che trovate al paragrafo finale di questo mio articolo. Buona lettura.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.

In questi articoli i nostri autori esaminano da ogni punto di vista la creazione di una app, dal design alla programmazione al marketing alle questioni legali, sotto lo hashtag #mifacciolappTutti i post della serie sono consultabili a partire dalla pagina Come fare una app.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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